The Next Tech: Agli scafisti ci penserà il robot. Il centro Nato di La Spezia presenta il suo drone sottomarino

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Il Centro ligure della NATO per la Ricerca Marittima e la Sperimentazione ha messo a punto per il progetto europeo PERSEUS, un nuovo sistema per la sorveglianza del mare basato su droni autonomi e non inquinanti.

di ARTURO DI CORINTO del 20 Luglio 2015

I droni non servono solo per fare la guerra. Oggi sappiamo che sono diventati uno strumento utilissimo per il monitoraggio e la difesa ambientale, sopratutto dal cielo, ma nell’immediato futuro potrebbero aiutarci a pattugliare coste e fondali non solo per fornire dati sulla qualità delle acque e della fauna marina. Il centro Nato per la Ricerca marittima e la sperimentazione, CRME,di La Spezia, ha messo a punto un sistema di sorveglianza marina costituito da veicoli senza pilota sia sottomarini che natanti, per monitorare le anomalie del traffico marittimo, come ad esempio i barconi degli scafisti che trasportano illegalmente profughi, clandestini, armi e droga.

Come funziona: la tecnologia pulita e low cost dei “Glider”

Il sistema ideato dal CMRE è costituito da un sonar passivo all’avanguardia si è rivelato particolarmente efficace nella scoperta, localizzazione e classificazione delle imbarcazioni grazie alla capacità di monitoraggio continuo e in real-time dell’ambiente marino.
Un obiettivo raggiunto integrando soluzioni tecnologiche innovative a bordo di piattaforme mobili senza pilota quali i “Glider” che altro non sono che veicoli autonomi sottomarini in grado di planare sott’acqua mutando la distribuzione della massa interna, e i “Wave Gliderche invece navigano in superficie grazie a un sistema sommerso che converte il moto ondoso in energia.
La piattaforma messa a punto dagli ingegneri  del CMRE ha dato prova di affidabilità in aree ampie e senza impatto ambientale. I dati elaborati a bordo dei glider e dei Wave Glider, anche con nuovi algoritmi informatici per la classificazione dei natanti, sono stati messi a disposizione non solo del CMRE ma anche dei centri di controllo nazionali previsti da PERSEUS, (Protection of European BoRders and Seas through the IntElligent Use of Surveillance), il progetto europeo dedicato allo sviluppo e alla ricerca nella sicurezza marittima, coordinato dalla spagnola Indra e finanziato dalla Commissione Europea all’interno del quale il CRME ha sviluppato le soluzioni descritte.

 

CRME: il centro d’eccellenza e il progetto Perseus

I ricercatori e i tecnologi del centro Nato si occupano da sempre di simulazioni e modellazioni di problemi ingegneristici relativi alla navigazione, ma in genere sono focalizzati sulla difesa delle installazioni marittime contro terrorismo, pirateria, attacchi da sommergibile.
La ragione dello sforzo tecnologico ed economico del progetto Perseus e del contributo determinante del CRME trova ragione nel fatto che i pericoli in mare stanno cambiando e le tecnologie convenzionali per la sorveglianza passiva non riescono facilmente a rilevare imbarcazioni veloci, perchè presentano deboli segnature radar e non utilizzano il sistema di identificazione automatica AIS. Il Wave Glider invece integra tecnologie low cost (videocamere ottiche o termiche e piccoli radar di superficie) e permette di monitorare sia lo scenario sottomarino che quello di superficie anche in acque costiere poco profonde.
Quello sviluppato dal CMRE è il primo sistema completo di sorveglianza acustica sottomarina, costituito da robot in grado di navigare per lunghi periodi di tempo. In futuro la tecnologia potrà essere sfruttata all’interno di network complessi di monitoraggio di aree sensibili, anche in collaborazione con altri progetti come Icarus, un sistema di ricerca e salvataggio dei naufraghi in mare.

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