L’internazionale Hacker
Arturo Di Corinto
per Emergency – il mensile, agosto 2011
Hacker di tutto il mondo, unitevi!
Arturo Di Corinto per Emergency – il mensile
Il Chaos Computer Club è il circolo di hacker più antico del vecchio continente. Fondato nel 1981, ha compiuto 30 anni quest’anno e un ulteriore occasione per festeggiarli è data dal “Chaos Communication Camp”, un evento internazionale, lungo 5 giorni, all’aria aperta, per hacker e affini, che anche questa volta si tiene vicino a Berlino dove il gruppo é nato. L’incontro, che dura dal 10 al 14 agosto e si ripete ogni quattro anni, é un momento di condivisione in stile hacker di metodi, strumenti e conoscenze su informatica, hardware e telecomunicazioni. Se siete saltati sulla sedia a leggere di un campeggio di hacker vicino alla capitale della fortezza Europa, rilassatevi. Non è l’unico e non sarà l’ultimo, e ricordate che gli hacker non sono quelli che vi raccontano al telegiornale.
La parola inglese hacker viene dal verbo “to hack”, che significa “tagliare”, “spezzare”, “sfrondare”, “sminuzzare”, “aprirsi un varco” e hacker sono storicamente i programmatori informatici capaci di ridurre il numero di istruzioni per i computer attraverso un “hack”, cioè una scorciatoia. Il termine hacker nasce all’MIT di Boston fra gli studenti che dagli anni 60 in poi si dedicheranno a scrivere programmi di comunicazione e videogame. Svilupperanno una vera e propria cultura, dai tratti ricorrenti e da un’etica precisa: “consentire l’accesso a tutto ciò che può insegnarti qualcosa sul mondo”, i computer, appunto, che da oggetti per il calcolo balistico e le simulazioni militari verranno reinterpretati come strumenti di connessione fra le persone. E’ una cultura coeva a quella di Internet che contribuiscono a sviluppare. La parola hacker, perciò, non designa i “pirati informatici”, ma indica un’attitudine e una pratica gioiosa di condivisione nell’uso dei computer intesi come strumenti per cambiare il mondo.
Tra gli hacker più influenti vanno ricordati Richard Stallman e Bruce Perens, i padri fondatori del movimento del software libero e dell’open source, innovatori come Steve Jobs e il giovane Bill Gates, tutti con un chiodo fisso: consentire al maggior numero di persone di poter usare un computer. Però hacker sono anche gli sconosciuti che vivono tra noi facendo cose “normali” di estrema utilità come riciclare i computer e ridurne l’impatto ecologico o scrivendo software libero per elaborare geodati. Gli hacker non sono sempre d’accordo fra di loro su cosa significhi essere un hacker, ma un significato condiviso del termine è riservato a chi aumenta i gradi di libertà di un sistema chiuso e insegna ad altri come mantenerlo libero ed efficiente. Il tratto comune è da sempre quello di democratizzare l’accesso all’informazione.
E questa è stata esattamente la missione del chaos computer club dall’inizio. Non è un caso che tra i fondatori del gruppo ci sia stato Wau Holland, da poco scomparso, a cui è intitolata la fondazione omonima attraverso cui Wikileaks, l’organizzazione di Julian Assange, ha ricevuto molte donazioni per denunciare le malefatte di governi ed eserciti o le ipocrisie della diplomazia internazionale. Trasparenza per i consumatori e democrazia per i cittadini sono tra gli obiettivi di questi hacker tedeschi che a più riprese hanno denunciato la scarsa sicurezza delle transazioni online e le tecniche di controllo digitale verso poveri e migranti, addirittura riuscendo ad acquisire le impronte digitali del ministro dell’interno tedesco Wolfgang Schäuble per protestare contro l’uso dei dati biometrici da parte della autorità.
Il programma del loro Communication camp 2011 è ambizioso: sviluppare sistemi e tecnologie per hackerare lo spazio cosmico. Roba da nerd? In realtà è una denuncia nei confronti dell’attuale modello di sviluppo, dell’uso sconsiderato di risorse non rinnovabili, dell’inquinamento, della povertà e della fame, prodotte da chi mette il profitto prima delle persone. Perciò nel programma ci sono orti spaziali, moduli abitativi lunari, gestione e riciclo dell’acqua in assenza di gravità, eccetera. Ma sono tutte scuse per immaginare insieme una società migliore, a cominciare dalla Terra. http://events.ccc.de/camp/2011