L’inviato delle Nazioni Unite contro la tortura chiede il rilascio immediato di Julian Assange

L’inviato delle Nazioni Unite contro la tortura chiede il rilascio immediato di Julian Assange

Dopo 10 anni di detenzione arriva l’appello di Melzer, in attesa dell’estradizione verso gli Stati Uniti. La decisione a gennaio 2020

di ARTURO DI CORINTO per Wired del 9 Dicembre 2020

Con un appello senza precedenti il relatore speciale delle Nazioni unite sulla tortura, Nils Melzer, ha chiesto alle autorità britanniche di liberare immediatamente Julian Assange dalla prigione di massima sicurezza in cui si trova. La prigione di Belmarsh dove è detenuto è oggi un focolaio di Covid-19 e quasi la metà dei suoi 160 detenuti è positiva alla malattia. Alcuni sono vicini alla cella di Assange che da tempo soffre di problemi respiratori. In alternativa Melzer chiede che sia messo agli arresti domiciliari per tutta la durata del processo di estradizione negli Stati Uniti dove è indagato sulla base dell’Espionage Act e rischia fino a 175 anni di carcere per accuse che dovrebbero già essere state prescritte in base alle inchieste precedenti legate all’accesso abusivo a sistemi informatici quando provò ad aiutare Chelsea Manning – whistleblower ed ex militare – ad accedere a informazioni riservate. L’appello giunge a 10 anni dal primo arresto del giornalista-hacker Julian Assange il 7 dicembre 2010.

Democrazia futura. Tecnologie di controllo e tutela della riservatezza, la contraddizione americana

Gli Stati Uniti, nazione simbolo del free speech, patria della comunicazione senza limiti grazie a Internet e del concetto moderno di privacy, è però anche il paese della sorveglianza di massa. Dove non c’è trasparenza la democrazia muore: la battaglia di Edward Snowden e i whistleblower.

di ARTURO DI CORINTO per Democrazia Futura su Key4Biz del 4 Novembre 2020

“La nostra libertà riposa su quello che gli altri non sanno di noi”.
Aleksandr Solženicyn, autore di Arcipelago Gulag

L’antidoto cresce là dove il male alligna. Forse.

Arpanet, la nonna di Internet, nasce negli Stati Uniti il 29 Ottobre 1969. il concetto di privacy nasce con il saggio The right to privacy scritto da due avvocati, Samuel Warren e Luis Brandeis, nel 1890, sempre negli Stati Uniti. E il primo articolo della Costituzione degli Stati Uniti è dedicato alla libertà d’espressione. La Costituzione è del 1789.

Gli Stati Uniti, nazione simbolo del free speech, patria della comunicazione senza limiti grazie a Internet e del concetto moderno di privacy, è però anche il paese della sorveglianza di massa.

Con decine di uffici, agenzie, laboratori e centri di ricerca dedicati al controllo di web, email, telefoni, volti e impronte biometriche, gli Stati Uniti sono il paese che perseguita con più determinazione i suoi figli che hanno fatto bandiera della battaglia per la privacy individuale e per la trasparenza dei pubblici poteri.

Programmi governativi dai nomi fantasiosi come Tempora e Prism, software come Carnivore e XkeyScore, leggi come il Patriot Act e la Fisa, con la sua sezione 702, sfidano costantemente la libertà che gli Stati Uniti dicono di promuovere e proteggere. A casa e fuori.

Chi comanda dentro Internet?

Chi comanda dentro Internet?

Hacker’s Dictionary. Dal 7 al 9 ottobre si celebra il forum italiano della governane di Internet, in Calabria. Perché non sia solo una passerella, i relatori dovranno parlare degli squilibri prodotti nella costruzione della più grande agorà pubblica della storia

Arturo Di Corinto per Il Manifesto del 8 Ottobre 2020

Internet è un sistema complesso: funziona solo grazie alla collaborazione di aziende, governi e associazioni professionali. Ma senza gli utenti non avrebbe nessun fascino.

È una risorsa scarsa, non tutti ce l’hanno, e ce ne accorgiamo, ad esempio, solo quando non possiamo fare lezioni a distanza.
Internet non è il Web con cui viene spesso confuso: Internet è la piattaforma, il Web è uno solo dei servizi che su essa emergono, anche se il più popolare tra gli utenti comuni.

I nemici della Rete

Oggi sono esattamente 10 anni che io e Alessandro Gilioli abbiamo pubblicato “I nemici della Rete” con la prefazione dell’indimenticabile Stefano Rodotà.

All’epoca denunciavamo gli errori della politica e gli interessi dietro i ritardi dell’Italia. Le cose non mi sembrano molto migliorate.

La rete è la moderna frontiera della libertà e della democrazia. Luogo che apre canali di condivisione e scambio, internet è un diritto irrinunciabile, e la sua tutela l’unità di misura di un Paese civile. Nella corsa al digitale, però, l’Italia è il fanalino di coda dell’Occidente e il ritardo accumulato rischia di condannare i nostri figli a crescere in un Paese del terzo mondo. Ma qual è il freno che ci tiene inchiodati al passato? A chi giova l’ostinazione all’arretratezza che risulta evidente nei rapporti tra potere e web? In un’inchiesta accurata e coraggiosa Arturo Di Corinto e Alessandro Gilioli svelano il lato oscuro di una catena di ottusità e interessi: leggi che sono al limite della censura, una burocrazia che è un pachiderma mangiasoldi, un’opposizione politica maldestra che nasconde la difesa di lobby intoccabili, fondi destinati all’innovazione che restano congelati nelle casse dello Stato, l’astio di una certa casta di giornalisti che vede tremare una tradizione di privilegi. Ma in un’Italia in affanno, gli autori raccontano anche le storie dei pochi illuminati che hanno visto nel web una risorsa, non soltanto per le proprie tasche, indicando così la strada perché il futuro non resti per noi soltanto un’ipotesi.

La guerra a internet è una guerra contro i nostri figli.
Lawrence Lessig 16 marzo 2010

La Bielorussia ha messo il bavaglio al web

Hacker’s Dictionary. Per ammutolire le opposizioni il regime di Lukashenko usa armi digitali sofisticate comprate anche da paesi democratici. Tra i fornitori l’azienda Sandvine che le vende anche all’Egitto di Al Sisi

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 24 Settembre 2020

Lo YouTuber bielorusso Sergei Tikhanovsky, attivista pro-democrazia, aveva annunciato la sua intenzione di candidarsi alle elezioni presidenziali 2020 del suo paese a maggio scorso, ma è stato arrestato due giorni dopo. La moglie, Svetlana Tikhanovskaya, ha deciso allora di correre lei stessa contro Alexander Lukashenko. Minacciata di vendette sui figli se non si fosse dimessa dalla corsa presidenziale, li ha mandati all’estero ed è emersa come il principale avversario di Lukashenko. Però, a dispetto delle mobilitazioni, delle accuse di brogli e delle violenze contro i dimostranti pro-democrazia, il ras della Bielorussia, da 26 anni al potere, ha annunciato lo stesso l’ennesima vittoria “bulgara” con l’80% dei voti ieri si è insediato di nascosto.

Privacy e comunicazioni, la politica ha scelto. Ecco le nomine

Privacy e comunicazioni, la politica ha scelto. Ecco le nomine

Il Parlamento ha scelto. Proclamati i nuovi membri delle Autorità per la Privacy e di quella delle comunicazioni. Pasquale Stanzione sarà il sostituto di Antonello Soro. Giacomo Lasorella in dirittura per l’Agcom

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 14 Luglio 2020

HABEMUS papam. Il Parlamento italiano ha proclamato oggi i componenti dei collegi di due autorità indipendenti: Privacy e Comunicazioni. La votazione parlamentare che li ha scelti è cominciata al Senato dalle 10 di mattina, quella alla Camera invece, alle 16, è continuata fino alla proclamazione. Entrambe con voto segreto. Dopo oltre un anno di attesa per ritardi e rinvii, i partiti alla fine hanno scelto Pasquale Stanzione con 121 voti e Agostino Ghiglia con 123, votandoli al Senato, e Ginevra Cerrina Feroni e Guido Scorza alla Camera per guidare l’Autorità Garante della protezione dei dati personali. All’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni al Senato hanno scelto Laura Aria portata da Forza Italia, Elisa Giomi sostenuta dai Cinquestelle, alla Camera hanno votato Antonello Giacomelli, candidato del PD, ed Enrico Mandelli.

Già domani il collegio dei componenti del Garante privacy, potrebbero riunirsi nella prestigiosa sede di Piazza Venezia a Roma per scegliere tra di loro chi avrà il ruolo di presidente. Con ogni probabilità sarà Pasquale Stanzione, essendo il membro più anziano del nuovo collegio. Candidato dal PD è arrivato in pole position anche grazie all’intervento di disturbo creato dalla candidatura di Ignazio La Russa per Fratelli d’Italia. L’effervescente Ignazio poteva diventare presidente proprio in virtù della sua anzianità. Un regolamento altrettanto vecchio vuole infatti che laddove i quattro non esprimono una maggioranza, è il più anziano che diventa presidente. Pericolo scampato, Stanzione è più anziano di La Russa che nel frattempo è stato scaricato da Fratelli d’Italia per Agostino Ghiglia.

Il Manifesto: Basta col software chiuso: lettera alla ministra Azzolina

il-manifesto-logo3

Basta col software chiuso: lettera alla ministra Azzolina

Hacker’s Dictionary. Con una lettera appello del professor Angelo Raffaele Meo le associazioni del software libero chiedono al governo di sostenere l’industria informatica italiana nel rispetto delle leggi esistenti. Una questione di privacy e libertà, ma anche di sovranità tecnologica e sicurezza nazionale

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 25 Giugno 2020

Le grandi aziende tecnologiche d’oltreoceano hanno costruito strumenti che permettono a tutti di comunicare a distanza in cambio dei nostri dati personali.

Per questo ogni servizio gratuito non lo è per davvero: lo paghiamo con la profilazione dei gusti e delle preferenze che ci qualificano come persone. La conoscenza di quei dati, è noto, permette a governi e Big Tech di orientare desideri e comportamenti, come dimostrato da numerosi scandali, dal Datagate a Cambridge Analytica.

Perciò, vista la diffusione dell’uso di sistemi di videoconferenza proprietari nel periodo di lockdown, le associazioni del software libero hanno deciso di scrivere alla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. In realtà la lettera è stata scritta da uno dei decani dell’informatica italiana, il professore Angelo Raffaele Meo, che le chiede di preferire e valorizzare il software con il codice sorgente aperto, e di farsi promotrice di una serie di iniziative legislative in favore della privacy, della sicurezza dei dati e dell’industria italiana del software. Continua a leggere Il Manifesto: Basta col software chiuso: lettera alla ministra Azzolina

Radio Vaticana: intervista Arturo Di Corinto

La beffa di Tulsa, come sono stati sconfitti i ‘guru’ digitali al servizio dei potenti

Radio Vaticana/Vatican News

22 giugno 2020

Si chiama Tik Tok ed è diventato l’ultimo incubo di chi gestisce la comunicazione social dei potenti di mezzo mondo. Il social network preferito dai giovani, utilizzato solitamente come vetrina dai singoli utenti che postano brevi video in cui cantano, ballano o esprimono i propri stati d’animo, si è trasformato improvvisamente in un micidiale strumento di controinformazione e disobbedienza digitale. Lo hanno sperimentato a proprie spese gli organizzatori della conferenza del presidente USA Donald Trump che si aspettavano un tutto esaurito, per il milione di richieste di partecipazione arrivate via web, e che si sono ritrovati di fronte solo poche migliaia di persone. Ma come è stato possibile ingannare così facilmente i più famosi guru della comunicazione digitale? Cosa significa il boicottaggio di un evento politico organizzato da una comunità di giovani e giovanissimi? Ci troviamo di fronte a un cambiamento delle strategie comunicative? Abbiamo girato le domande ai nostri ospiti.

Ospiti del programma:

Luigi Rancilio, responsabile dei social del quotidiano Avvenire

Arturo di Corinto, giornalista e scrittore esperto di sicurezza informatica

Nicola Zamperini, giornalista esperto di comunicazione digitale e autore del blog Disobbedienze
 

Conduce: Stefano Leszczynski

Il Manifesto: L’Italia digitale è un colabrodo informatico

il-manifesto-logo3

L’Italia digitale è un colabrodo informatico

Hacker’s Dictionary. Aumentano in maniera esponenziali gli attacchi informatici: in Italia colpite Enel, Honda, Geox, Riscotel e la Zecca dello Stato. Ci vogliono più formazione e un impegno preciso delle aziende nella sicurezza informatica

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 18 Giugno 2020

Negli ultimi giorni un attacco cibernetico ha colpito Enel e Honda, bloccandone la rete informatica interna. L’azienda di scarpe Geox ha dovuto fermare produzione e logistica e lasciare a casa i lavoratori per colpa di un ransomware diffuso all’interno dei suoi sistemi. Anche la Camera di commercio di Roma è stata oggetto di un’incursione del gruppo Anonymous che è riuscito perfino a pubblicare una finta notizia sul suo sito web. Gli hacker sono anche penetrati nel sito dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Anche l’Associazione Nazionale delle Imprese Assicuratrici è finita preda degli hacktivisti al pari del Cicap, l’associazione per il contrasto alle pseudoscienze e così pure Riscotel, il portale per il calcolo dei tributi degli enti locali. Il 15 giugno invece centinaia di dati personali degli utenti iscritti alla community del Comune di Napoli sono stati diffusi senza autorizzazione. Continua a leggere Il Manifesto: L’Italia digitale è un colabrodo informatico

La Repubblica: Diritto di accesso alla rete e diritto di “uscita”, tra privacy e sicurezza. Un libro sulla legge che non c’è

la-repubblica-it-logo

La Repubblica: Diritto di accesso alla rete e diritto di “uscita”, tra privacy e sicurezza. Un libro sulla legge che non c’è

I contenuti della Magna Charta delle libertà della rete – che non è ancora diventata legge – nell’analisi appassionata di un gruppo di giovani giuristi nel volume “Il Valore della Carta dei Diritti di Internet” dedicato alla memoria di Stefano Rodotà

di Redazione Repubblica del 12 Giugno 2020

“Ma domani a che ora c’è lezione su Google Classroom?” “Microsoft Teams ti funziona?” “. Vero che Zoom ci ruba le password?” Frammenti di un discorso quotidiano che non faremmo senza Internet. E lo stesso vale per tutto il dibattito sulla privacy delle app di contact tracing, sugli attacchi informatici aumentati del 300%, lo smart working e la necessità di regolarlo, il “rischio pedofilia” su Tik Tok, argomenti entrati ormai nella quotidianità delle relazioni.
 
Adesso che abbiamo sperimentato l’utilità di usare Internet per sopravvivere alla pandemia, l’accesso alla rete ci appare scontato. Come pure la possibilità di studiare a distanza, fare un concerto e ordinare la spesa online. Ma la Rete è un bene scarso e ce ne accorgiamo solo quando non ce l’abbiamo. A dimostrarlo un agile volumetto dell’Editoriale Scientifica intitolato alla memoria di Stefano Rodotà (scomparso appena tre anni fa) e dal titolo “Il valore della Carta dei diritti di Internet”. Il testo, realizzato da un gruppo di giovani giuristi e curato da Laura Abba e Angelo Alù, parte dai 14 punti della Carta dei diritti approvata dal Parlamento italiano nel 2015 per aggiornare una serie di riflessioni sulla natura della Rete che scontate non sono per niente: inclusività e digital divide, diritto all’oblio, hate speech, proprietà intellettuale ed equo utilizzo. Continua a leggere La Repubblica: Diritto di accesso alla rete e diritto di “uscita”, tra privacy e sicurezza. Un libro sulla legge che non c’è

Libro: Il valore della Carta dei diritti di Internet

Il valore della Carta dei diritti di Internet

A cura di Laura Abba e Angelo Alù

Prefazione di Arturo Di Corinto

Editoriale Scientifica, 2020

ISBN 9788893917353

€ 15 – pp 220

Stefano Rodotà e la Magna Charta di Internet

Arturo Di Corinto

Ogni persona ha diritto ad essere posta in condizione di acquisire e di aggiornare le capacità necessarie ad utilizzare Internet in modo consapevole per l’esercizio dei propri diritti e delle proprie libertà fondamentali.”
(Stefano Rodotà, La Repubblica 28 Luglio 2015, intervista di Arturo Di Corinto)

Capelli bianchi da vecchio saggio, occhi chiari e curiosi. Mimica teatrale e gesticolazione garbata. Un fascinoso ottantenne dal piglio giovanile, ben vestito pure in maniche di camicia. Un volto che ricorda le origini magnogreche e manifesta la “nobile semplicità e la quieta grandezza” della statuaria neoclassica. Tanto discreto sulla sua vita privata quanto estroverso in pubblico. Elegante nei modi, riservato anche con gli amici. Tollerante verso tutte le opinioni ma determinato nelle convinzioni. Flessibile nell’ascolto ma rigoroso sulle idee. Attento coi giovani, sfuggente coi seccatori. Amante delle buone conversazioni, ma sempre pronto ad “andare dal dentista” quando parlare diventava inutile. Continua a leggere Libro: Il valore della Carta dei diritti di Internet

La Repubblica: Anonymous: “Abbiamo bucato il San Raffaele”. L’ospedale: “App dismessa da anni, password obsolete”

la-repubblica-it-logo

Anonymous: “Abbiamo bucato il San Raffaele”. L’ospedale: “App dismessa da anni, password obsolete”

Online i dati sanitari e degli impiegati, rivelano gli stessi autori dell’incursione informatica. Il fatto sarebbe avvenuto in piena emergenza Covid tra la metà e la fine di marzo scorso. Ma i responsabili del nosocomio: “Nessun accesso a dati sensibili”

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 21 Maggio 2020

Dopo aver bucato il portale web della direzione ospedaliera del San Raffaele di Milano gli Anonymous avrebbero avuto accesso all’intera Intranet e ai dati personali di impiegati, medici e pazienti della nota struttura di ricerca e cura. A rivelarlo sono stati gli stessi hacktivisti che hanno divulgato online le prove dei dati ottenuti con l’incursione informatica. Ma i responsabili dell’ospedale lombardo smentiscono con una nota ufficiale: “La situazione a cui si fa riferimento, riportata da fonte non attendibile, si riferisce a un tentativo di intrusione avvenuto mesi fa che non ha comportato l’accesso ad alcun dato sensibile. I nominativi di molti operatori sono pubblici per ragioni di servizio. La direzione dell’Ospedale è già in contatto con gli organi competenti per fornire ogni utile chiarimento. Si tratta di informazioni relative a un’applicazione per un corso di formazione dismessa da anni e circoscritta, che aveva password e utenze dismesse”. Quindi si tratterebbe di un’applicazione non legata ai sistemi dell’Ospedale.

Il fatto sarebbe avvenuto in piena emergenza Covid tra la metà e la fine di marzo scorso. E per questo motivo gli hacker attivisti hanno deciso di divulgare la notizia solo oggi accompagnandola con le schermate che la documentano e che Repubblica ha potuto verificare. Finito il lockdown, centinaia di nomi, cognomi, email e password di impiegati della struttura sono stati resi leggibili anche via Twitter oltre che sulle famose lavagne temporanee sul web come Pastebin, dove però ce ne sono migliaia. Motivo per cui diversi utenti hanno criticato aspramente la scelta degli Anonymous, accusandoli di non tutelare la privacy dei malcapitati.
Continua a leggere La Repubblica: Anonymous: “Abbiamo bucato il San Raffaele”. L’ospedale: “App dismessa da anni, password obsolete”

Il Manifesto: Coronavirus: troll, meme e bot, sfida agli umani

logo il manifestoCoronavirus: troll, meme e bot, sfida agli umani

Hacker’s Dictionary. I siti pro-Bolsonaro diffondono narrative antiscientifiche, ma anche l’Italia è un focolaio di teorie complottiste contro il Covid-19. La propaganda computazionale è alla base delle fake news

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 21 Maggio 2020

I post di Facebook sul Covid-19 pubblicati dal sito web pro-Bolsonaro Jornal da Cidade Online sono i più letti in Brasile.

I post politicizzano la crisi sanitaria con articoli che attaccano i sostenitori delle misure di distanziamento sociale, come l’ex ministro della sanità Luiz Henrique Mandetta.

Attaccare coloro che vanno contro Bolsonaro è una strategia tipica dell’architettura di disinformazione a favore del presidente brasiliano, che continua a minimizzare la pandemia e vuole riaprire tutto per ragioni economiche.

Una strategia denunciata da Aos Fatos, associazione di giornalisti e fact checker, che ha mostrato come per sostenere le tesi del presidente dell’ultra destra vengono usati personaggi fittizi come autori.

La sua strategia di monetizzazione è collegata al sito web Verdade Sufocada, che è gestito dalla vedova di Carlos Ustra, torturatore sotto la dittatura militare che governò il Brasile fino al 1985. Il Digital Forensic Laboratory del Consiglio Atlantico lo ha confermato in uno studio recente. Continua a leggere Il Manifesto: Coronavirus: troll, meme e bot, sfida agli umani

Maestri d’Italia: Igiene Cibernetica

 

 

 

Relatore: Arturo Di Corinto

TITOLO
IGIENE CIBERNETICA

RIEPILOGO
Come ci laviamo le mani per proteggerci dalle malattie, allo stesso modo dobbiamo proteggere i nostri dispositivi da virus informatici e ospiti indesiderati.

TAG
#cyberhygiene #password

DESCRIZIONE

l’Igiene cibernetica è un insieme di regole per mantenere il nostro dispositivo al sicuro da ospiti indesiderati come virus e spioni.

● Password

● Antivirus

● back-up

● Aggiornamento del sistema operativo Continua a leggere Maestri d’Italia: Igiene Cibernetica

La Repubblica: Coronavirus, app di tracciamento dei contatti: cos’è il Bluetooth e quanto è sicuro

la-repubblica-it-logo

Coronavirus, app di tracciamento dei contatti: cos’è il Bluetooth e quanto è sicuro

“Il maggiore uso della tecnologia spingerà più malintenzionati ad attaccarla e ad attaccare le app che ne fanno uso. Occorre quindi maggiore cautela sia degli sviluppatori che degli utenti”

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 30 Aprile 2020

C’era una volta un re che adorava mangiare i mirtilli, e per questo lo chiamavano Harald Blåtand, Dente Blu, o Blue Tooth. Re Harald riunificò la Scandinavia e in suo onore Ericsson volle usare il soprannome del sovrano per il dispositivo che oggi consente ai telefoni, e quindi alle persone, di collegarsi fra di loro e scambiarsi dati, audio e video. Per gli appassionati di araldica, lo stesso simbolo del Bluetooth è la sovrapposizione delle iniziali runiche del sovrano. Questa tecnologia invisibile che ci aiuta ad ascoltare musica, usare il mouse e aprire i garage, è stata scelta da diversi Paesi, Italia compresa, per tracciare i potenziali contagiati dalla malattia Covid-19. E molti temono per la privacy. Continua a leggere La Repubblica: Coronavirus, app di tracciamento dei contatti: cos’è il Bluetooth e quanto è sicuro

Maestri d’Italia: Comunicare la Cybersecurity

Maestri d’Italia: Comunicare la Cybersecurity

Relatore: Arturo Di Corinto

TITOLO
COMUNICARE LA CYBERSECURITY

RIEPILOGO
La domanda non è se verremo attaccati, ma quando. La creazione di consapevolezza dei rischi nel cyberspace comincia da una corretta informazione

TAG
#cybersecurity #cyberspace

DESCRIZIONE
Perché è importante comunicare la cybersecurity

● Per informare le potenziali vittime e mettere in atto

opportune strategie di difesa

● Per minimizzare i rischi degli attacchi informatici

● Per impedire la ripetizione degli attacchi informatici

● Per garantire il corretto funzionamento della società

● Per impedire un danno economico

● Per difendere asset industriali

● Per tutelare la privacy

Radio Onda d’Urto: Contact tracing: cosa sappiamo di “Immuni”, la app scelta dal governo italiano per la “fase 2”?

Logo Radio Onda d'Urto

Contact tracing: cosa sappiamo di “Immuni”, la app scelta dal governo italiano per la “fase 2”?

22 aprile 2020

Sul fronte nazionale, via libera del commissario Arcuri alla app per il tracciamento. Firmata l’ordinanza con la quale si dispone “di procedere al contratto di concessione gratuita della licenza d’uso sul software di contact tracing e di appalto di servizio gratuito con la società Bending Spoons“, software house milanese, in accordo con la rete privata lombarda di poliambulatori del Centro Medico Santagostino (controllata in parte…dalla famiglia reale del Liechtenstein) e la società di marketing Jakala.

La app si chiamerà Immuni e dovrebbe utilizzare il sistema bluetooth e non il Gps dello smartphone. Tra i sistemi di contenimento del virus sui quali il governo punta di più c’è la app Immuni, difesa ieri dal commissario straordinario della Protezione civile Arcuri, che oggi sarà sentito dal Copasir. Sempre nell’informativa alle camere di ieri Conte ha detto che per autorizzare la App sarà necessaria una norma di legge e che il sistema di tracciamento sarà offerto su base volontaria e non ci saranno limitazioni nei movimenti o pregiudizi verso chi non vorrà scaricarlo. Sul sistema di tracciamento Immuni sentiamo Arturo Di Corinto, giornalista de La Repubblica ed editorialista de Il Manifesto.

La Repubblica: Anonymous contro Revenge Porn e pedopornografia: “Stiamo venendo a prendervi”

la-repubblica-it-logo

Anonymous contro Revenge Porn e pedopornografia: “Stiamo venendo a prendervi”

Sono centinaia gli account Telegram che si vendicano di amori finiti male denigrando gli ex partner, in molti casi rivendendo le loro foto intime. Tra nazisti e molestatori seriali, gli hacker attivisti hanno deciso di divulgare i loro nomi e le città di provenienza

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 10 Aprile 2020

Gli Anonymous hanno lanciato #RevengeGram, un’operazione “di pulizia del web da perversi e molestatori sessuali”. Dopo la notizia dei canali Telegram pieni di immagini pedopornografiche usate per ricattare giovani donne, gli hacker attivisti hanno deciso di denunciare chi si nasconde dietro queste azioni. Così, con un’operazione di dossieraggio che ha pochi precedenti, hanno individuato gli indirizzi IP (ovvero “l’impronta” dei computer in rete), i nomi, le caselle di posta e gli archivi personali dei molestatori e li hanno divulgati online. I responsabili del revenge porn, la porno vendetta di amanti delusi e vendicativi che consegnano a sconosciuti le foto intime dei partner con cui hanno rotto, sono in maggioranza della Lombardia, ma ce ne sono di laziali e napoletani e poi di Molfetta, Sulmona, Pinerolo, Taranto. Insomma, vengono da tutta Italia.
Continua a leggere La Repubblica: Anonymous contro Revenge Porn e pedopornografia: “Stiamo venendo a prendervi”

Video: Anonymous contro revenge porn e pedopornografia. “Stiamo venendo a prendervi”

Anonymous contro revenge porn e pedopornografia. “Stiamo venendo a prendervi”

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 9 Aprile 2020

Si chiama #RevengeGram ed è un’operazione lanciata dagli Anonymous italiani per colpire il revenge porn e la pedopornografia. Gli hacker hanno cominciato a indentificare i responsabili sui canali Telegram che inneggiano allo stupro e a cui partecipano fino a 50 mila persone. Hanno scovato i loro archivi e individuato i conti PayPal sui quali i criminali incassano i proventi di questo  losco traffico. Da oggi, dicono, gli Anonymous italiani di LulzSec Italia, non gli daranno tregua e con un video invitano tutti a fornire informazioni per fermarli. Infine l’avviso ai malfattori: “Stiamo venendo a prendervi” (di ARTURO DI CORINTO).

Il Manifesto: «Il 5G causa il Coronavirus», ma è una bufala

il-manifesto-logo3

«Il 5G causa il Coronavirus», ma è una bufala

Hacker’s dictionary. Il Poynter Institute ha messo insieme una task force di esperti per combattere le fake news sul Covid-19. Ma è compito di tutti impedirne la diffusione

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 9 Aprile 2020

«Il 5G causa il Coronavirus». «Bere acqua calda può prevenire l’infezione da COVID-19». «Per tutta l’emergenza il governo registrerà tutti i messaggi di Facebook e WhatsApp».
Create e diffuse sui social queste bufale sono diventate virali sia attraverso la posta elettronica sia con le catene di Sant’Antonio via chat, e per questo il Poynter Institute ha deciso di unire le forze di circa 100 fact checkers provenienti da 45 paesi diversi per smontarle una ad una.

È così che scopriamo che una clip di 20 secondi su Facebook che mostra una donna pakistana in burqa con difficoltà respiratorie proviene dall’India e che non ha il coronavirus. Scopriamo anche non essere vero che «Moglie e figlia del presidente spagnolo sono fuggite a Cuenca per la quarantena». Pure la notizia originata su WhatsApp e diventata virale in Spagna secondo cui «Papa Francesco ha chiesto ai credenti di mettere un fazzoletto bianco sulla porta per scongiurare la peste» è falsa. E poi arriviamo alla bufala più grossa e pericolosa: «Donald Trump annuncia la commercializzazione di un vaccino». Non esiste ancora, ahinoi, un vaccino per il Coronavirus.

Continua a leggere Il Manifesto: «Il 5G causa il Coronavirus», ma è una bufala

Il Manifesto: Attacco hacker all’Inps. O forse no

il-manifesto-logo3

Attacco hacker all’Inps. O forse no

Hacker’s Dictionary . Nel giorno del clickday per i lavoratori messi in ginocchio dalla crisi, il sito dell’Inps va in tilt. Per Pasquale Tridico si è trattato di un attacco informatico. Ma non gli crede quasi nessuno

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 2 Aprile 2020

Come fosse un pesce d’aprile di cattivo gusto, alle 10 di ieri mattina i server dell’Inps sono andati in tilt. Proprio nel giorno di presentazione delle domande di sostegno economico ai lavoratori messi in ginocchio dalla crisi provocata dal Coronavirus.
Molte le proteste e le ipotesi sulle cause del crash, finché non è giunta la spiegazione direttamente dalle parole del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico: «Abbiamo ricevuto nei giorni scorsi e anche stamattina violenti attacchi hacker», motivo per cui è stato necessario «sospendere temporaneamente il sito dell’istituto», aggiungendo che «nei giorni scorsi abbiamo informato le autorità di sicurezza nazionale, polizia e ministri vigilanti».

Però l’iniziale malfunzionamento del sito non pare frutto di un attacco hacker. Intanto nessuno dei gruppi conosciuti ha rivendicato l’attacco e non si capisce per quale motivo avrebbero fatto entrare i singoli utenti nelle aree protette di singoli contribuenti per esporne i dati sensibili come è purtroppo accaduto, anziché rivenderli.

Continua a leggere Il Manifesto: Attacco hacker all’Inps. O forse no

Radio Vaticana: intervista ad Arturo Di Corinto

Il mondo in rete, vizi e virtù della vita ‘social’ ai tempi del coronavirus – 31.03.2020

31 Marzo 2020

Nicola Zamperini, scrittore ed esperto di comunicazione digitale;

Arturo di Corinto, autore di numerose pubblicazioni sul tema della sicurezza e della Internet governance; 

Conduce: Stefano Leszczynski

Il traffico di dati sulla rete Internet dall’inizio dell’emergenza sanitaria è aumentato a dismisura, tanto da sollevare l’interrogativo circa un possibile collasso della rete Internet. Un’ipotesi che gli esperti della rete tendono ad escludere grazie alla natura stessa della rete – una natura militare – progettata proprio per resistere a eventi catastrofici globali. Eppure, l’utilizzo intensivo che se ne fa in questi giorni di emergenza comporta qualche rischio per gli utenti. L’utilizzo disinibito dei social network, delle piattaforme per il lavoro da remoto, e dei sistemi di pagamento on-line spinge le persone a immettere enormi quantità di informazioni personali in rete. Un vero tesoro per chi governa i singoli regni del pianeta internet. I gusti, gli umori e le scelte degli utenti possono rappresentare il carburante di future manipolazioni. Eppure, mai come oggi la rete si rivela essenziale per la tenuta sociale ed economica delle comunità. Come si conciliano dunque gli aspetti virtuosi e quelli dannosi di Internet al tempo del coronavirus? Lo abbiamo chiesto ai nostri ospiti.

 

Radio Roma Capitale: intervista Arturo Di Corinto

Radio Roma Capitale
Radio Roma Capitale

Liberare Roma – L’intervento di Arturo Di Corinto a Radio Roma Capitale

30 Marzo 2020

Ecco l’intervista di Arturo Di Corinto, componente del comitato scientifico di Liberare Roma, docente, giornalista e saggista. Segue da sempre le materie della privacy e della cybersecurity, e in questi giorni si interroga come tanti riguardo al modo in cui il diritto alla
riservatezza dei nostri dati possa conciliarsi con il diritto alla salute.
Vi segnaliamo questa intervista interessante, che ha rilasciato ieri mattina a Radio Roma Capitale.

I cinque pilastri dei diritti digitali nell’era del Covid-19


I cinque pilastri dei diritti digitali nell’era del Covid-19

Hacker’s Dictionary. C’è chi propone di usare app, siti e software per contenere il contagio, ma attenzione alle pratiche di raccolta dei dati che non servono né alla medicina né all’epidemiologia

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 26 Marzo

Sappiamo tutti che in tempo di crisi i governi sono da sempre tentati di limitare le libertà fondamentali con azioni che aumentano la sorveglianza e minacciano la privacy. Perciò dovremmo anche sapere che al tempo del Coronavirus è importante seguire le direttive delle autorità sanitarie senza che venga meno il rispetto dei diritti umani e civili.

Di fronte alle molte proposte tecnologiche per contenere la pandemia, la Electronic Frontier Foundation ha realizzato una sorta di guida per la tutela dei dati basata su cinque parole chiave. Continua a leggere I cinque pilastri dei diritti digitali nell’era del Covid-19

La Repubblica: Coronavirus, smart working in sicurezza: come tenere il pc lontano dai virus informatici

la-repubblica-it-logo

Coronavirus, smart working in sicurezza: come tenere il pc lontano dai virus informatici

Lavorare da casa, oltre alle policy aziendali, implica il rispetto delle norme di ‘cyber hygiene’. Ecco alcuni consigli per evitare intrusioni e brutte sorprese

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 14 Marzo 2020

Il coronavirus cambia il modo di lavorare e le aziende si attrezzano per rispondere alla richiesta di farlo da casa. Almeno per le attività che lo consentono. Ma come si fa a mantenere gli stessi livelli di sicurezza previsti dalle policy aziendali quando computer e smartphone non sono più all’interno del perimetro aziendale?

Nei loro uffici i lavoratori hanno in genere una postazione con un computer collegato alla rete aziendale tipicamente protetta da software e hardware specifici per mantenere al sicuro progetti, dati sensibili, idee creative, proprietà intellettuale dell’azienda. Per proteggere reti e computer vengono usati firewall, proxy, limitazione della navigazione web, messaggistica ed email sicure, perfino controlli tramite sistemi anti-intrusione (IPS/IDS). Ma a casa? “Intanto, per uno smart working in sicurezza bisogna dotare i dipendenti di strumenti adeguati”-  spiega Filippo Monticelli di Fortinet – “e in Italia sono poche le aziende preparate a farlo”.

Lo smart working (o lavoro agile), consente di usare dispositivi propri se il lavoratore è d’accordo, ma quanto è sicuro? “Gestire un dispositivo remoto presso il domicilio di un dipendente ha implicazioni di privacy e non solo.” – prosegue Monticelli – “Perciò se il primo passo è mettere in sicurezza i dispositivi, ci vuole anche attenzione alle connessioni. I nostri impiegati ad esempio possono usare delle reti private virtuali che si installano sul browser in maniera dinamica e temporanea”. Continua a leggere La Repubblica: Coronavirus, smart working in sicurezza: come tenere il pc lontano dai virus informatici

La Repubblica: Signal, Telegram e WhatsApp: il meglio e il peggio delle app per chattare

la-repubblica-it-logo

Signal, Telegram e WhatsApp: il meglio e il peggio delle app per chattare

A capodanno gli utenti di WhatsApp hanno inviato oltre 100 miliardi di messaggi in sole 24 ore. Adesso che il Coronavirus ci obbliga a mantenere le distanze la famosa app di messaggistica di sicuro avrà superato quel traguardo. Se la forza di WhatsApp è l’abitudine e l’ideologia quella di Telegram, sempre unite alla gratuità, oggi che gli operatori regalano messaggi illimitati il caro vecchio Sms potrebbe prendersi la sua piccola rivincita: perfino Google ha annunciato gli Sms 2.0. Ma quali sono le app di messaggistica più sicure?

I messaggi su WhatsApp sappiamo che possono essere spiati. La conferma viene dalla causa che Facebook, proprietaria di WhatsApp, ha intentato a NSO group, azienda israeliana di cybersecurity, per avere utilizzato la popolare app di messaggistica per sorvegliare giornalisti, attivisti e difensori della privacy. Ovviamente non si è trattato di un’operazione semplice. Non riuscendo a violare il sistema crittografico di WhatsApp la NSO ha creato un malware apposito in grado di consentire l’accesso ai contenuti dei suoi utenti con una semplice telefonata. Una volta aggiornato WhatsApp l’exploit, il trucco, non ha più funzionato. Continua a leggere La Repubblica: Signal, Telegram e WhatsApp: il meglio e il peggio delle app per chattare

La Repubblica: Spesso i siti pedopornografici, pur segnalati, restano online. Ecco perché

Tra burocrazia e libertà d’espressione, non si capisce chi e come debba chiudere quelli usati per commettere reati online che vanno dalla pedofilia allo spamming

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 03 marzo 2020

La Internet Watch Foundation di base a Cambridge rimuove un video online di bambini abusati ogni cinque minuti, per questo il loro hashtag è #Every5Minutes. E solo nel 2018 hanno rimosso 105,047 pagine web contenenti abusi sessuali sui minori. Ma non basta. I siti pedofili si moltiplicano come un virus e nonostante gli sforzi delle autorità sembrano non finire mai. Per questo gli attivisti brasiliani del CyberTeam continuano ad hackerare i siti web di comuni e parlamenti. Finora hanno defacciato 80 siti web, compreso quello della cattedrale di Worcester, per denunciare chi crea, ospita e utilizza siti pedopornografici. Come? Inserendo nella homepage dei siti hackerati la lista dei siti presunti pedofili, i nomi dei supposti predatori sessuali e l’elenco delle organizzazioni internazionali che si occupano di protezione dei bambini.

Un metodo discutibile, ma che ha messo all’indice i responsabili dell’esistenza di questi siti pieni di video pornografici e foto di bambine seminude in vendita per pochi euro. Risultati finora? Pochi. In seguito alle nostre segnalazioni alcuni hosting provider hanno inibito l’accesso al materiale pedopornografico di alcunidi questi. A intervenire sono solo le grandi realtà commerciali come GoDaddy, Hostinger, Tucows. Ma la maggior parte dei siti fuorilegge sono ancora online. “Li chiudi da una parte, riaprono in un’altra, ci dice un anonimo funzionario di polizia”.
Continua a leggere La Repubblica: Spesso i siti pedopornografici, pur segnalati, restano online. Ecco perché

Libri: Manuale di disobbedienza digitale

Manuale di disobbedienza digitale.

Presentazione a Stampa Romana il 27 febbraio del libro di Nicola zamperini

Partecipano Michele Mezza e Arturo Di Corinto

Modera Antonio Moscatello.

Saluti di Lazzaro Pappagallo, segretario di Stampa Romana.

DOVE E QUANDO: Appuntamento a piazza della torretta 36 giovedì 27 febbraio alle 11,30.

I passaggi e i rischi collegati all’innovazione sono ben presenti dalle parti di Stampa Romana.

Rimpiangere i bei tempi del giornalismo del passato non ha alcun senso.

Riconosciamo invece l’ambiente digitale nel quale viviamo e, riconoscendolo, riusciremo a negoziarne ambiti, contenuti e profili professionali. L’Associazione inizia una serie di incontri dedicati al tema che coinvolgeranno una pluralità di operatori tra analisti, esperti, docenti universitari, giornalisti e direttori affrontando il tutto alla luce della crescita delle big tech avvenuta in questi anni.

Google e Facebook hanno cambiato i paradigmi del nostro mestiere e degli spazi del vivere sociale con grandi vantaggi ma anche una serie di rischi.

Con Manuale di disobbedienza digitale edito da Castelvecchi Nicola Zamperini analizza entrambe le prospettive.

Presentazione Riprendiamoci la rete! per il Safer Internet Day

Presentazione del libro Riprendiamoci la rete! per il Safer Internet Day

Martedì 11 febbraio 2020, ore 10:00
Università degli Studi Link Campus University
Antica Biblioteca – Via del Casale di San Pio V, 44 – Roma

Il Safer Internet Day (SID) è la giornata mondiale per la sicurezza in Rete istituita e promossa dalla Commissione Europea. Obiettivo dalla giornata è far riflettere le studentesse e gli studenti non solo sull’uso consapevole della rete, ma anche sul ruolo attivo e responsabile di ciascuno per rendere internet un luogo positivo e sicuro.

“Together for a better internet” è il titolo scelto per l’edizione del 2020.

Continua a leggere Presentazione Riprendiamoci la rete! per il Safer Internet Day

La Repubblica: Sotto attacco i difensori dei diritti digitali in tutto il mondo

la-repubblica-it-logo

Mentre i casi di Assange, Manning e Snowden sono ancora alla ribalta della cronaca, le persecuzioni giudiziarie e gli arresti indiscriminati colpiscono nel silenzio tanti altri attivisti per la privacy e la libertà d’espressione. Eccone alcune storie. Chi si batte in loro difesa

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 09 febbraio 2020

I paladini dei diritti digitali sono sotto attacco. Ad ogni latitudine. Mentre aumentano i casi di persecuzione giudiziaria nei confronti di difensori della privacy e ricercatori di cybersecurity, decine di ONG, attivisti, accademici ed esperti lanciano l’allarme. È lunga la lista delle minacce e degli attacchi di questi ultimi mesi, sia a livello giudiziario che informatico. Adesso le associazioni dicono basta ai lunghi processi nei confronti di Ola Bini in Ecuador, alle indagini e alle misure arbitrarie adottate contro Javier Smaldone in Argentina, a casi come quello di Alaa Abd El-Fattah in Egitto, Ahmed Mansoor negli Emirati Arabi Uniti e di molti altri attivisti digitali, che sono pericolosamente in crescita. Senza contare casi famosi come quelli dei whistleblower Julian Assange, Chelsea Manning, Edward Snowden e Jeremy Hammond che hanno già pagato a caro prezzo le loro denunce. Gli stessi relatori speciali sul diritto alla libertà di opinione e di espressione dell’organizzazione degli Stati americani e delle Nazioni Unite, tra i quali David Kaye, hanno manifestato preoccupazione per la detenzione e il perseguimento di difensori dei diritti digitali fino al caso più recente, quello di Ola Bini. Continua a leggere La Repubblica: Sotto attacco i difensori dei diritti digitali in tutto il mondo