L’inviato delle Nazioni Unite contro la tortura chiede il rilascio immediato di Julian Assange

Non è la prima volta che le Nazioni unite, attraverso un suo corpo indipendente, si rivolgono alle autorità nazionali per intercedere a favore di Assange. Nel 2015 il gruppo di lavoro delle Nazioni unite sulla detenzione arbitraria aveva dichiarato ingiusto il suo arresto il 7 dicembre 2010, quando era stato sottoposto a varie forme di privazione della libertà, inclusi 10 giorni di detenzione nella prigione di Wandsworth, 550 giorni di arresti domiciliari e il confino nell’ambasciata ecuadoriana a Londra, durata quasi sette anni.

Là Assange si era rifugiato violando la libertà condizionale per un’accusa di stupro fino a quando il presidente ecuadoriano appena eletto, Lenin Moreno, per ingraziarsi la presidenza americana, gli aveva revocato l’asilo e Assange era stato arrestato. Dopo essere stato, si scoprirà, costantemente spiato in un luogo che doveva essere protetto. Da un anno e mezzo, precisamente dall’11 aprile 2019, Assange è stato tenuto in isolamento quasi totale a Belmarsh. Un mese dopo, a maggio, subito dopo avergli fatto visita con due medici specializzati nell’esame di pazienti oggetto di torture fisiche o psicologiche e trattamenti inumani e degradanti, Melzer stesso aveva denunciato pubblicamente come Assange mostrasse “i segni tipici dell’esposizione prolungata alla tortura psicologica“.

Per questo le parole di Melzer oggi sono così categoriche: “Le autorità britanniche hanno inizialmente arrestato il signor Assange sulla base di un mandato emesso dalla Svezia in relazione ad accuse di molestie sessuali che da allora sono state formalmente ritirate per mancanza di prove”. Le accuse derivavano dalla denuncia di due donne in un caso per il rifiuto di fare un esame anti-Hiv, nell’altro per avere intrattenuto rapporti sessuali consenzienti non protetti, cosa che per la legge svedese equivale a uno stupro, ma che Assange ha sempre negato. “Oggi è detenuto esclusivamente a scopo preventivo, per garantire la sua presenza durante il processo di estradizione negli Stati Uniti in corso, un procedimento che potrebbe durare diversi anni“, continua Melzer e aggiunge: “Il signor Assange non è un condannato a morte e non rappresenta una minaccia per nessuno, quindi la sua prolungata reclusione in una prigione di massima sicurezza non è né necessaria né proporzionata e chiaramente manca di qualsiasi base giuridica“.

 Insomma la sua detenzione per lo special rapporteur dell’Onu si qualifica come un trattamento crudele, inumano e degradante.

Un appello per la liberazione

Anche molti giornalisti e organizzazioni internazionali come la Courage Foundation chiedono la sua liberazione. Finora sono 1.600 giornalisti di 99 paesi che hanno chiesto la libertà per Julian Assange. Nello loro campagna, Speak up for Assange, ricordano che il matematico e hacker, editore di Wikileaks, è stato accusato ai sensi della legge statunitense sullo spionaggio di aver pubblicato i “diari di guerra” in Afghanistan e Iraq e le comunicazioni dell’ambasciata americana, che i giornali di tutto il mondo hanno pubblicato e che pertanto l’incriminazione di Assange è un pericolo “per i giornalisti, le organizzazioni dei media e la libertà di stampa”. Come hanno affermato nel tempo il direttore del New York Times Dean Baquet, l’intellettuale Noam Chomsky e il giornalista Seymour Hersh.

E lo hanno fatto soprattutto per il metodo usato contro di lui: una costante delegittimazione dell’operato suo, dei suoi collaboratori e di Wikileaks, pluripremiata organizzazione pro-trasparenza e anti-corruzione che negli anni ha denunciato banche svizzere e governi africani corrotti.

Nell’appello che chiedono di firmare i giornalisti citano lo stesso Nils Melzer che ha indagato sul caso: “Alla fine mi sono reso conto che ero stato accecato dalla propaganda e che Assange era stato sistematicamente calunniato per distogliere l’attenzione dai crimini che aveva esposto. Una volta disumanizzato dall’isolamento, dal ridicolo e dalla vergogna, proprio come le streghe che bruciavamo sul rogo, è stato facile privarlo dei suoi diritti più fondamentali senza provocare indignazione pubblica in tutto il mondo. E così, viene stabilito un precedente legale, attraverso la backdoor del nostro autocompiacimento, che in futuro può e sarà applicato altrettanto bene alle rivelazioni di The Guardian, New York Times e Abc News “.

Questione di salute

A questo si aggiunge la situazione pandemica. Mentre in tutto il mondo le misure di decongestione delle carceri per il Covid-19 sono applicate ai detenuti per reati minori la precaria situazione sanitaria di Assange non viene considerata: I diritti del signor Assange sono stati gravemente violati per più di un decennio. Ora gli deve essere permesso di vivere una normale vita familiare, sociale e professionale, per recuperare la sua salute e per preparare adeguatamente la sua difesa contro la richiesta di estradizione degli Stati Uniti pendente contro di lui”. La decisione di primo grado sulla sua estradizione è attesa il 4 gennaio 2021.