LAVORO: DAL GARANTE PRIVACY NUOVE TUTELE PER LA EMAIL DEI DIPENDENTI

Varato un Documento di indirizzo sulla conservazione dei metadati

I datori di lavoro pubblici e privati che per la gestione della posta elettronica utilizzano programmi forniti anche in modalità cloud da oggi hanno a disposizione nuove indicazioni utili a prevenire trattamenti di dati in contrasto con la disciplina sulla protezione dei dati e le norme che tutelano la libertà e la dignità dei lavoratori.

Il Garante per la protezione dei dati personali ha infatti adottato un documento di indirizzo denominato “Programmi e servizi informatici di gestione della posta elettronica nel contesto lavorativo e trattamento dei metadati” rivolto ai datori di lavoro pubblici e privati.

Il documento nasce a seguito di accertamenti effettuati dall’Autorità Garante per la protezione dei dati personali dai quali è emerso che alcuni programmi e servizi informatici per la gestione della posta elettronica, commercializzati da fornitori anche in modalità cloud, sono configurati in modo da raccogliere e conservare – per impostazione predefinita, in modo preventivo e generalizzato – i metadati relativi all’utilizzo degli account di posta elettronica dei dipendenti (ad esempio, giorno, ora, mittente, destinatario, oggetto e dimensione dell’e-mail). In alcuni casi è emerso anche che i sistemi non consentono ai datori di lavoro di disabilitare la raccolta sistematica dei dati e ridurre il periodo di conservazione.

Con il documento odierno il Garante chiede quindi ai datori di lavoro di verificare che i programmi e i servizi informatici di gestione della posta elettronica in uso ai dipendenti (specialmente in caso di prodotti di mercato forniti in cloud o as-a-service) consentano di modificare le impostazioni di base, impedendo la raccolta dei metadati o limitando il loro periodo di conservazione ad un massimo di 7 giorni, estensibili, in presenza di comprovate esigenze, di ulteriori 48 ore. Periodo considerato congruo, sotto il profilo prettamente tecnico, per assicurare il regolare funzionamento della posta elettronica in uso al lavoratore.

I datori di lavoro che per esigenze organizzative e produttive o di tutela del patrimonio anche informativo del titolare (in particolare, ad esempio, per specifiche esigenze di sicurezza dei sistemi) avessero necessità di trattare i metadati per un periodo di tempo più esteso, dovranno espletare le procedure di garanzia previste dallo Statuto dei lavoratori (accordo sindacale o autorizzazione dell’ispettorato del lavoro). L’estensione del periodo di conservazione oltre l’arco temporale fissato dal Garante può infatti comportare un indiretto controllo a distanza dell’attività del lavoratore.

La sicurezza nel cyberspazio

Internet e il World Wide Web hanno messo in crisi i tradizionali concetti giuspubblicistici di sicurezza e protezione, proiettandoci in uno spazio virtuale, il Cyberspazio, che nella sua virtualità ha effetti così reali da destare la preoccupazione degli Stati. Dell’evoluzione di questi concetti, safety, security e defense, tratta il libro La Sicurezza nel cyberspazio (Franco Angeli, 2023), curato da Riccardo Ursi docente di Diritto della Pubblica Sicurezza all’Università degli Studi di Palermo. Un testo corale che affronta i temi sia della governance che del government della cybersecurity.
Al cuore del testo si situa la riflessione sul nuovo ordine pubblico digitale, declinato come protezione delle condotte lesive nei confronti dei sistemi e delle reti informatiche: un ambito che coinvolge l’insieme delle misure di risposta e mitigazione progettate per tutelare reti, computer, programmi e dati da attacchi, danni o accessi non autorizzati, in modo da garantirne riservatezza, disponibilità e integrità. Un insieme di interessi primari da proteggere che qualifica la sicurezza cibernetica come funzione pubblica che mira a limitare e inibire pericoli e minacce alle persone.

Una funzione che fino all’inizio del secolo era ancora delegata in maniera massiccia al mondo privato-imprenditoriale che si occupava del disegno e della gestione dell’architettura cibernetica, in una dimensione della sicurezza avulsa dalla categorie giuridiche di cui si è sempre nutrita, la legittimazione, la polarità privato-pubblico, il nesso di spazialità-temporalità. Tra l’inadeguatezza dell’ultraregolazione come pure dell’esercizio del soft power esercitato sulle big tech per garantire il funzionamento democratico e l’esercizio delle attività economiche, dicono gli autori, lo sforzo della cybersecurity si è però venuto dettagliando attraverso la creazione di un modello organizzato e policentrico, più idoneo a monitorare e sorvegliare il fortino, a rafforzare i bersagli vulnerabili, a costruire sistemi resilienti in grado di continuare a funzionare durante un attacco, riprendersi rapidamente ed
eventualmente contrattaccare.


Dalla nascita dell’Enisa alla strategia dell’Unione Europea per la cybersicurezza del 2013, dal Cybersecurity Act del 2019 fino alla direttiva NIS II, gli autori ripercorrono le tappe, e ricostruiscono gli sforzi, politici, giuridici e legislativi che hanno puntato a mettere in sicurezza quel cyberspace, immaginato inizialmente dagli autori di fantascienza come un universo alternativo e che oggi rappresenta il nuovo mondo che tutti abitiamo. Una trattazione dettagliata è offerta nel libro al contesto italiano, al cui centro si situa la strategia che ha portato alla creazione della Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale che, di fronte al rischio cibernetico sempre più elevato, ha trasformato la precedente architettura nazionale di cybersicurezza contribuendo a rendere il paese un poco più sicuro e forse un poco più fiducioso nel futuro.

La sicurezza nel cyberspazio

Cyber & Privacy Forum – Convegno Federprivacy 2023

Cyber & Privacy Forum si terrà a Verona il 29 novembre.

Evento organizzato da Ethos Media Group con il patrocinio di Federprivacy con l’obiettivo di aiutare tutti i professionisti che si occupano di proteggere i dati “a parlare una lingua comune”.

Esperti del mondo giuridico e di quello della sicurezza informatica a confronto per parlare della protezione dei dati come un’unica materia. Dalle autorità, attesa la partecipazione di Agostino Ghiglia, Guido Scorza, Riccardo Acciai, e Claudio Filippi del Garante per la protezione dei dati personali. Per l’Agenzia per la Cybersecurezza Nazionale parteciperanno invece Andrea Billet, Arturo Di Corinto, e Stefano Marzocchi.  “Privacy e cybersecurity, due facce della stessa medaglia”. Una ricerca per raccogliere i feedback degli addetti ai lavori sui gap da colmare e le possibili soluzioni per facilitare la convergenza.

Cybertech Europe 2023

La pandemia Covid 19 ha trasformato la nostra vita modificando per sempre il modo di lavorare, di effettuare acquisti, pagamenti, di rapportarsi con il mondo esterno.
Ma nuove opportunità comportano nuove sfide. Il massiccio ricorso al lavoro da remoto ha creato un terreno fertile per tutte quelle minacce pronte a sfruttare le vulnerabilità Zero-Day, il fattore umano e gli altri punti deboli nelle organizzazioni che non godono più della protezione OnPrem.
Gli attacchi alla Supply Chaine, che stanno causando distruzioni nei settori critici e nelle infrastrutture mondiali nel 2021 si prevede che si quadruplicheranno rispetto allo scorso anno.

Il pagamento per la rimozione dei Ransomware che, su scala mondiale, nel 2020 aveva raggiunto i 400.milioni di dollari americani, solo nel primo quarto del 2021 ha superato 81,000 dollari statunitensi. Ognuno di noi ha sperimentato un caso di phishing, un messaggio di posta elettronica hackerato od un tentativo di violazione della privacy.

A seguito del grande successo riscosso dalla quarta edizione del 2019, la Cybertech-Europe ritornerà sul palco principale a Roma il 3-4 ottobre 2023 per discutere di questo nuovo mondo, sfaccettato ed avvincente. Tema centrale della conferenza sarà: “Ecosistema su scala globale”.
Ai lavori parteciperanno relatori di prim’ordine tra i quali alti funzionari statali, dirigenti di livello C ed i pioneri del settore provenienti dall’Europa e da tutto il mondo.

https://italy.cybertechconference.com

Fake Reputation

Dalla manipolazione della reputazione all’etica professionale

Admin ed editor “in vendita” disponibili a manipolare schede su Wikipedia, agenzie pronte ad ingannare gli algoritmi di Google per migliorare la reputazione dei loro clienti, e altre disponibili ad infangare, a caro prezzo, quella della concorrenza.

Una recente inchiesta della Media Foundation Qurium, ripresa e ampliata in Italia da Lorenzo Bagnoli per conto di Investigative Reporting Projecy Italy, denuncia ciò che era già assai noto tra gli addetti ai lavori, ovvero che esistono, ad esempio, vere e proprie “lavanderie reputazionali”, agenzie e organizzazioni che hanno come scopo precipuo la sistematica alterazione del perimetro reputazionale di marchi e di personaggi, con tecniche le più varie: applicazione esasperata e forzate delle norme sul diritto all’oblio; comunicazioni dal sapore vagamente intimidatorio indirizzate alle redazioni giornalistiche finalizzate a ottenere la rimozione di articoli poco lusinghieri pubblicati in passato sui clienti di queste agenzie; pubblicazione di articoli positivi a raffica – basati sul nulla, costruiti a tavolino – con l’intento di far scalare quelli negativi nelle ultime pagine di Google; backlink selvaggio.

Tra i Clienti di queste agenzie, nella migliore delle ipotesi risultano aziende che hanno subito e patito precedenti campagne di “black PR” e che desiderano quindi – a volte legittimamente – riposizionare la propria immagine; ma, nella peggiore, troviamo anche società interessate a spingere forsennatamente sulle vendite a qualunque costo, o uomini dello spettacolo accusati di molestie sessuali, professionisti coinvolti in frodi finanziarie internazionali, o peggio ancora banchieri condannati per riciclaggio, corruttori e trafficanti di droga.

Le più autorevoli inchieste giornalistiche fanno coraggiosamente diversi nomi e cognomi, sia dei clienti, italiani e stranieri, ma anche delle agenzie di RP e comunicazione pronte a imbastire e gestire progetti di questo tipo, con una spregiudicatezza degna forse dell’attenzione della Magistratura, ma sicuramente d’interesse per qualunque operatore professionista del settore attento al proprio profilo etico ed alla propria stessa reputazione.

Quest’evento vuole stimolare una pubblica riflessione su queste male pratiche consulenziali, che alterano e “dopano” il mercato della reputazione nel nostro Paese, falsando anche la percezione che i cittadini hanno di marchi e persone influenti. Oltre a vaghe dichiarazioni di principio, nei Codici etici delle associazioni di categoria, attualmente non si va: ma vista la pervasività del fenomeno, forse è arrivata l’ora di promuovere azioni più incisive.

Ne parleranno alcuni tra i maggiori esperti di reputation management d’Italia, specialisti ed esperti:

  • Daniele Chieffi, Giornalista, Docente Universitario, Cofounder BiWise
  • Arturo Di Corinto, Public Affairs & Communication, Agenzia Cybersicurezza Nazionale
  • Giovanna Cosenza, Professoressa di Semiotica e New Media, Università di Bologna
  • Toni Muzi Falconi, Relatore pubblico, Senior Counsel Methodos
  • Matteo Flora, Docente universitario, imprenditore, esperto in reputazione e Data Driven Strategy
  • Elisa Giomi, Commissaria Autorità Garante delle Comunicazioni
  • Filippo Nani, Presidente Nazionale FERPI
  • Nicola Menardo, Avvocato, Partner Studio Grande Stevens
  • Luca Poma, Professore di Reputation Management, Università LUMSA di Roma

Codice Breve della Cybersicurezza

Codice Breve della Cybersicurezza. Aggiornato al Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 dicembre 2021 n. 223. Raccolta delle principali normative in materia di sicurezza delle reti e dei sistemi informatici. A cura di Alessio Cicchinelli e Luca D’Agostino, Public Procurement Institute, 2022.

Il testo, alla sua prima edizione, datata 1° gennaio 2022, non può mancare sulla scrivania di chi si occupa di cybercrime, infrastrutture critiche, Incident Response e cyber-resilienza. È solo la prima edizione, e da allora ci sono state alcune novellazioni di cui gli interessati avranno sicuramente tenuto traccia, ma rappresenta comunque un compendio importante per gli specialisti.

Aggiornato al dicembre 2021 ha il grande pregio della portabilità, entra in una tasca, è di facile consultazione per il modo in cui è organizzato e per questo si presenta come una sorta di Bignami utile a orientarsi nel settore.

Dalla quarta di copertina si legge: “Il Codice intende fornire una guida agli addetti ai lavori nell’applicazione delle norme in tema di cybersicurezza. Esso si rivolge, in particolare, al personale coinvolto nei processi di sicurezza di aziende e P.A., con l’obiettivo di offrire una visione d’insieme delle principali normative e degli strumenti necessari per agevolare la delicata attività di compliance in materia di sicurezza informatica. A tal fine, il Codice è accompagnato da un indice analitico contenente un “glossario ragionato” dei principali termini di riferimento della materia, con focus particolare su quelli contenuti nel DPCM 81/2021.”

National Security in The New World Order. Government and the technology of information

Il libro National Security in The New World Order. Government and the technology of information, scritto a quattro mani da Andrea Monti e Raymond Wacks (Routledge 2022), esplora le preoccupazioni contemporanee sulla protezione della sicurezza nazionale. Il saggio esamina il ruolo, l’influenza e l’impatto di Big Tech sulla politica, sul potere e sui diritti individuali. Il volume considera il modo in cui la tecnologia digitale ei suoi modelli di business hanno plasmato le politiche pubbliche e traccia il suo corso futuro.

A partire dall’analisi di diversi casi di studio i due autori analizzano la natura mutevole della sicurezza nazionale e l’idea tradizionale della sovranità dello Stato. Nello sviluppo del testo gli studiosi sottolineano alcuni dei limiti della comprensione convenzionale dell’ordine pubblico, della sicurezza nazionale e dello stato di diritto per rivelare il ruolo della tecnologia digitale come facilitatore e discriminatore nella governance e nel disordine sociale.

I diversi capitoli del libro esplorano il tenue equilibrio tra libertà individuale e sicurezza nazionale; il ruolo chiave della protezione dei dati nella salvaguardia dei dati digitali; l’appropriazione da parte di Big Tech della politica di sicurezza nazionale; il dibattito relativo alle tecnologie di raccolta dei dati e alla loro cifratura.

Infocrazia. Le nostre vite manipolate dalla rete

“Chiamiamo regime dell’informazione quella forma di dominio nella quale l’informazione e la sua diffusione determinano in maniera decisiva, attraverso algoritmi e Intelligenza Artificiale, i processi sociali, economici e politici. Diversamente dal regime disciplinare, a essere sfruttati non sono corpi ed energie ma informazioni e dati. Decisivo per la conquista del potere non è il possesso dei mezzi di produzione, bensì l’accesso a informazioni che vengono utilizzate ai fini della sorveglianza psico-politica, del controllo e della previsione dei comportamenti. Il regime dell’informazione si accompagna al capitalismo dell’informazione, che evolve in capitalismo della sorveglianza e declassa gli esseri umani a bestie da dati e consumo”.

Byung Chul Han autore di Infocrazia. Le nostre vite manipolate dalla rete (Einaudi, 2023), ci offre così la sua riflessione sulla presunta libertà di cliccare, mettere like e postare.

Byung Chul Han è un filosofo coreano naturalizzato tedesco che al di fuori delle tradizionali correnti di pensiero si erge a critico feroce dell’attuale società dei consumi digitali. Prima edito in Italia da Nottetempo, il lavoro del filosofo adesso compare nei tipi di Einaudi. Divenuto famoso presso il grande pubblico con il testo “Le Non cose”, i suoi primi lavori tradotti in italiano, Nello Sciame, Psicopolitica, Cos’è il Potere, si presentano come lezioni di filosofia per gli umani-cyborg come noi.

Blue Book. A set of cybersecurity roadmaps and challenges for researchers and policymakers

Il Blue book. A set o cybersecurity roadmaps and challenges for researchers and policymakers curato da Evangelos Markatos e Kai Rannenberg è uno dei deliverable di Cyber Security for Europe, un progetto pilota di ricerca e innovazione del Centro europeo di competenza sulla cybersicurezza di Bucarest e della rete dei centri nazionali di coordinamento.

Il libro esplora le diverse aree relative alla sicurezza informatica con un approccio manualistico: descrizione dell’argomento – privacy, software, machine learning, etc. -, descrizione degli attori coinvolti, previsione degli effetti futuri delle criticità riscontrate e indicazione delle future direzioni di ricerca.

Tra le aree di ricerca più importanti trattate nel libro troviamo: la comunicazione anonima su larga scala e la crittografia dei dati; la costruzione di metaversi affidabili; l’autenticazione senza password; la gestione dei malware; la sicurezza degli ambienti industriali; la resilienza agli attacchi informatici delle infrastrutture critiche; la certificazione “by-design”. Aree e problemi che integrano rilevanti questioni industriali, sociali ed etiche nell’ambito della cybersecurity.

Il libro, in inglese, può essere scaricato qui: https://cybersec4europe.eu/wp-content/uploads/2023/02/The-Blue-Book.pdf

Internet Governance e le sfide della trasformazione digitale

Cari amici

ho il piacere di invitarvi alla presentazione del volume “La Internet Governance e le sfide della trasformazione digitale” 

La monografia, pubblicata dall’Istituto di Informatica Giuridica e Sistemi Giudiziari del Consiglio Nazionale delle Ricerche, con il supporto di Internet Society Italia, offre preziose riflessioni sui temi centrali in materia di Internet Governance, tra i quali la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali; la tutela del carattere globale di Internet contro i rischi di frammentazione e “balcanizzazione”; il diritto di accesso a Internet attraverso il superamento di ogni forma di digital divide; il ruolo strategico della cybersecurity.

L’evento si terrà giovedì 19 gennaio 2023 presso la Sala Convegni della sede centrale del CNR in Roma, P.le Aldo Moro 7, con inizio dalle ore 14.30. 
L’incontro sarà in presenza.

Per motivi di sicurezza è necessario registrarsi qui entro il 17 gennaio 2023

PROGRAMMA DELL’EVENTO

Saluti Maria Chiara Carrozza Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (partecipazione in attesa di conferma)

Modera Arturo di Corinto Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale

Discutono

  • Andrea Simoncini Professore presso l’Università degli Studi di Firenze,
  • Ginevra Cerrina Feroni Vice Presidente del Garante per la protezione dei dati personali,
  • Gabriele Della Morte Professore presso l’Università Cattolica di Milano,
  • Elisa Giomi Commissaria dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni,
  • Nunzia Ciardi Vice Direttore Generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale,
  • Carlo Colapietro Professore presso l’Università degli Studi Roma Tre.

Saranno presenti le curatrici, Laura Abba, Adriana Lazzaroni e Marina Pietrangelo, studiose del Consiglio Nazionale delle Ricerche e Sebastiano Faro Direttore dell’IGSG-CNR, che è autore della Prefazione del volume.

Radio Onda D’Urto – Intervista Arturo Di Corinto

META ANNUNCIA IL LICENZIAMENTO DEL 13% DEI DIPENDENTI – 9 novembre 2022

Meta, la società che controlla Facebook, Instagram e WhatsApp, ha licenziato 11Mila dipendenti con una lettera del fondatore Mark Zuckerberg. Si tratta di circa il 13% della forza lavoro, per lo più dedicata al cruciale (e logorante) lavoro di moderazione dei contenuti. Solo pochi giorni fa era stato annunciato dal neopadrone di Twitter, Elon Musk, il licenziamento di massa di migliaia di dipendenti, poi ritrattato e di nuovo riconfermato, tanto che ancora non si sa quante siano effettivamente le persone rimaste senza lavoro. E i mercati applaudono: oggi il valore di Meta è salito del 7%, dopo un anno decisamente difficile sui mercati finanziari in cui ha perso il 70% del valore.

Le mani di Musk sull’uccellino

Le mani di Musk sull’uccellino

Hacker’s Dictionary. Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo ha comprato il social dell’uccellino. Geniale innovatore e abile manipolatore dei mercati vuole trasformare la piattaforma di microblogging in una super app per servizi finanziari

di Arturo Di Corinto per Il Manifesto del 3 Novembre 2022

In attesa che Elon Musk decida quale sarà il nuovo modello di business di Twitter, i cyber-malfattori stanno già sfruttando il caos conseguente alla mancanza di chiarezza sul futuro della piattaforma acquistata dal magnate americano per 44 miliardi di dollari.

I truffatori, non ancora identificati, hanno architettato una campagna di email phishing per rubare le password degli utenti. Spedite a ridosso del passaggio di proprietà, le email hanno lo scopo di indurre gli utenti di Twitter a pubblicare il proprio nome utente e password su di un sito web illegittimo camuffato da modulo di assistenza. Inviate da un account Gmail, si presentano con un link a un documento Google che rimanda ad altro sito Google, per rendere più complesso il rilevamento della truffa.

Ma la sorpresa è un’altra, la pagina del sito contiene un «frame» incorporato da un altro sito, ospitato su un web host russo, Beget, che richiede l’indirizzo Twitter, la password e il numero di telefono dell’utente, sufficienti per compromettere gli account che non utilizzano l’autenticazione a due fattori. Google nel frattempo ha già rimosso il sito di phishing.

Twitter non è nuova a questi attacchi ma la mancanza di informazioni chiare e definitive da parte del nuovo proprietario è probabile che li faciliteranno.

Abile innovatore – Elon Musk è a capo della multinazionale automobilistica Tesla e della compagnia aerospaziale SpaceX, cofondatore di Neuralink e OpenAI -, il miliardario è abituato a manipolare i mercati e l’opinione pubblica. Come aveva rinunciato a far pagare in Bitcoin le sue auto Tesla causandone il crollo, anche stavolta Musk aveva accampato varie scuse per non chiudere l’accordo di acquisto di Twitter dicendo che non valeva la cifra concordata, riducendone il valore azionario e sperando forse di pagarla meno. Una strategia che aveva obbligato il management a intentargli causa.

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Nel dettaglio, Musk aveva minacciato di sottrarsi dall’accordo spiegando che la piattaforma, il cui valore è stimato sulla base del numero di utenti esposti alla pubblicità, aveva dichiarato più utenti di quelli effettivi lamentando un numero elevato di bot e profili inattivi pari al 20% dell’utenza a fronte del 5% dichiarato dal management.

Alla fine Musk i 44 miliardi di dollari li ha scuciti facendosi aiutare da fondi sovrani sauditi e qatarini, vendendo quasi 10 miliardi di azioni di Tesla e chiedendo un prestito alle banche per sottrarsi al tribunale che doveva mettere la parola fine ai suoi tentennamenti obbligandolo ad onorare l’accordo.

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Così, senza rinunciare a presentarsi come paladino della libertà d’espressione – vuole far rientrare Trump sul social da cui è stato bannato – Musk ha deciso di acquistare Twitter, ma senza rimetterci.

Da qui l’idea di far pagare un abbonamento di almeno 8 dollari agli utenti in cambio della verifica dell’account e dell’accesso ai servizi premium, la famosa «spunta blu», invocando più «Potere al popolo».

Potrebbe essere solo il primo passo della trasformazione del social.

Tra i piani di Musk c’è l’idea che chi paga potrà accedere a contenuti giornalistici di qualità da versare agli editori che li producono, nella misura di 10 centesimi a pezzo.

Però in pochi credono che sarà questo il modello di business del miliardario.

Il suo scopo è probabilmente quello di trasformare Twitter in un’app per servizi finanziari, un «marketplace» dove vendere e comprare beni e servizi digitali come gli Nft, i «Non Fungible Tokens», trasferire denaro, fruire di servizi aziendali a pagamento oltre che condividere musica e articoli come già accade con la app cinese WeChat.

Fatture in Cloud, Aruba, Dhl: attenti a phishing e sim swapping

Fatture in Cloud, Aruba, Dhl: attenti a phishing e sim swapping

Hacker’s Dictionary. La duplicazione della Sim card è l’anticamera di molte truffe bancarie, e comincia con i dati ottenuti attraverso il phishing. Verizon, D3Lab e Cert-Agid lanciano l’allarme. Ecco i consigli per proteggersi

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 27 Ottobre 2022

Verizon, tra i maggiori operatori Usa di telecomunicazioni, qualche giorno fa ha notificato ai propri utenti un attacco ai loro account finalizzato al SIM swapping per sfruttare i dati di carte di credito divulgate illegalmente. Che cos’è il Sim swapping? É lo “scambio”, ovvero la duplicazione della Sim card del proprio numero di telefono. 

Affinché un criminale possa riuscirci deve però prima ottenere l’accesso ai dati personali dell’utente, si tratti di carte di identità, numero di telefono con nome e cognome, oppure altri dati che possono essere rubati con tecniche di phishing. A quel punto il delinquente può contattare l’operatore mobile fingendo di essere l’utente di un telefono perduto e ottenere una nuova Sim. Alcuni operatori consentono di farlo via Internet, ma la criminalità organizzata è così spavalda da rivolgersi anche in negozio.

Ottenuto il duplicato della Sim, il delinquente può inserirla in un altro dispositivo e acquisire tutte le informazioni e i dati dell’account della vittima, riuscendo ad aggirare il processo di autenticazione a due fattori che protegge servizi essenziali come l’home banking e i servizi di e-commerce, identità digitale, eccetera.

Per questo è molto importante prestare attenzione alle tecniche di phishing, la tecnica fraudolenta che ci porta a cedere fiduciosi i nostri dati personali.

Proprio ieri il Threat Intelligence Team di D3Lab durante la normale routine di analisi delle frodi online ha rilevato una pericolosa campagna di phishing ai danni di Fatture in Cloud, un servizio e portale web per la fatturazione online di società e autonomi con partita Iva che attraverso il suo portale gestiscono fatture, preventivi e acquisti. La campagna, diffusa tramite e-mail, richiede all’utente di confermare il proprio account reinserendo email e password su un sito fasullo.

In questi giorni al phishing c’è da fare attenzione perché, come ci ricorda una nota di Check Point Software, Halloween è alle porte e molti utenti potrebbero ordinare prodotti da consegnare in fretta e furia. Una pacchia per gli operatori di brand phishing che ci imbrogliano inviandoci finte comunicazioni dei principali marchi commerciali per impossessarsi dei nostri dati personali. Quelli più sfruttati sono DHL (22% di tutti gli attacchi phishing a livello mondiale), Microsoft (16%), LinkedIn (11%), Google (6%), Netflix (5%), WeTransfer (5%), Walmart (5%), Whatsapp (4%), HSBC (4%), Instagram (3%).

Nel frattempo il Computer Emergency Team dell’Agenzia per l’Italia digitale, Agid, ha individuato otto brand coinvolti in 14 campagne di phishing anche via Pec. I brand usati per ingannare gli utenti italiani sono Aruba e Inps, le banche Bper, Banco Desio, Sella e quindi Microsoft e Amazon.

In fondo però basta seguire poche regole per stare tranquilli: 

  1. 1. Proteggiamo i dati personali di cui i criminali hanno bisogno per duplicare la SIM:  attenzione ai siti che visitiamo, controlliamo che ci sia il lucchetto nella barra indirizzi, evitiamo di fornire dati che non servono per ottenere un servizio online.
  2. 2. Attenzione al phishing: prima di rispondere alle e-mail di sconosciuti pensiamoci due volte, esaminiamo attentamente il nome del dominio per essere sicuri che sia autentico e ricordiamo che nessuno ci regala niente, quindi attenti a premi e offerte speciali.
  3. 3. Insospettiamoci per le perdite di segnale: perdere completamente il segnale è un indizio facile per capire se è stata duplicata la nostra Sim card. Quando accade, bisogna contattare l’operatore mobile ed eventualmente disattivare la Sim e iniziare il processo di recupero dei dati.

Ottobre è il Mese europeo della Sicurezza informatica

Ottobre è il Mese europeo della Sicurezza informatica

Ecco gli appuntamenti italiani per capire come proteggere computer e privacy, ma anche per difendersi dalla violenza di genere in Rete

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/La Repubblica del 1 Ottobre 2022

La disinformazione russa, i bulli in rete, il ransomware che raddoppia ogni anno le sue vittime. E poi, Roma Tor Vergata presa di mira dal gruppo Stormous, gli attacchi al Made in Italy e al settore energetico italiano, le campagne di phishing segnalate dal Cert-Agid, eccetera: insomma, quando parliamo di sicurezza informatica e dei suoi fallimenti, l’elenco è sempre lungo.

Qualche volta è colpa delle tensioni geopolitiche, altre volte di chi vende software difettosi, altre ancora di analisti che non vedono i pericoli arrivare, perché esauriti e stanchi, in burn out, ma la maggior parte delle volte il successo delle violazioni informatiche dipende da utenti poco preparati e peggio difesi dalla propria organizzazione, per un ammontare complessivo di 6 trilioni di dollari di danni stimati nel 2021. Perciò quest’anno assume particolare rilievo il Mese europeo della sicurezza informatica, dal primo al 30 ottobre, che celebra il suo decimo anniversario al motto di “Pensaci, prima di cliccare” (#ThinkB4UClick). Italia, Germania, Austria e Ungheria sono tra le nazioni che partecipano con il maggior numero di eventi.

Intervista WDR Di Corinto: La raccolta dei dati sensibili in Germania

La raccolta dei dati sensibili in Germania

Stand: 27.09.2022, 17:16 Uhr

di Francesco Marzano, Giulio Galoppo e Tommaso Pedicini

I ministri dell’Interno e della Giustizia dei Länder tedeschi si sono riuniti oggi  Monaco di Baviera per una conferenza congiunta. Sul tavolo temi come la lotta agli abusi sui minori e la pedopornografia, ma anche la questione dei poteri di cui dotare le forze dell’ordine nella lotta alla criminalità. Uno dei metodi più efficaci è la raccolta dei cosiddetti dati sensibili. La Corte di Giustizia europea ha stabilito, tuttavia, proprio la scorsa settimana, che la raccolta di dati, così come viene attuata in Germania, è illegale. Giulio Galoppo ci illustra le reazioni del governo tedesco, molto diviso su questo tema. Ma cosa ne pensa chi, invece, di sicurezza si occupa ogni giorno? Lo abbiamo chiesto a Rainer Wendt, presidente nazionale del sindacato di polizia. Arturo Di Corinto, giornalista ed esperto di cybersecurity e diritti e le libertà digitali, ci spiega, invece, come sia regolamentata la raccolta di dati sensibili in Italia.Vorratsdatenspeicherung - Symbolbild

In Germania è di nuovo acceso il dibattito sulla raccolta dei dati sensibili

Niente cybersecurity nei programmi elettorali

Niente cybersecurity nei programmi elettorali

Nonostante l’ondata di attacchi informatici che ha colpito l’Italia, compresi i gestori energetici e le infrastrutture critiche, i partiti politici non trattano l’argomento nella loro campagna elettorale. Eppure senza cybersecurity non ci sono né sicurezza né innovazione

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/La Repubblica del 6 Settembre 2022

L’attacco all’Eni, l’attacco al Gestore dei servizi energetici, l’attacco al Ministero della transizione ecologica: se tre indizi fanno una prova, possiamo affermare senza timore di essere smentiti che l’Italia è sotto attacco. O, meglio, è bersaglio di una serie di attacchi informatici che da mesi colpiscono il cuore delle sue infrastrutture critiche. Ricordate l’attacco alle Ferrovie dello Stato? E quelli agli ospedali, alle Usl, alle agenzie regionali come l’Arpac?

Però i partiti non se ne occupano. A leggere i programmi depositati dalle forze politiche la parola sicurezza compare molte e molte volte, raramente insieme alla parola computer. Eppure, in un mondo digitale e iperconnesso è proprio ai computer che affidiamo la certezza dell’erogazione di servizi essenziali come gas, luce, sanità e trasporti. La sicurezza di quei computer dovrebbe essere una priorità della politica.

Data commons: privacy e cybersecurity sono diritti umani fondamentali

Data commons: privacy e cybersecurity sono diritti umani fondamentali

  • Arturo Di Corinto

DOI: https://doi.org/10.32091/RIID0053

Parole chiave: Data commons, Privacy, GDPR, Cybersecurity, Big Tech

Abstract

Google sa di noi più cose di quante ne ricordiamo, conosce abitudini e percorsi quotidiani, sa con chi, quando e per quanto tempo siamo stati; Zoom sa con chi lavoriamo; Facebook mette all’asta le nostre preferenze; bot e troll su Twitter influenzano le nostre opinioni. Anche i meme della disinformazione affollano i social e inquinano il dibattito scientifico. Se non impariamo a proteggere i comportamenti trasformati in dati digitali saremo esposti a un potere incontrollabile, quello della persuasione commerciale, della manipolazione politica e della sorveglianza statuale.

Biografia dell’autore

Arturo Di Corinto

Insegna Identità digitale, Privacy, Cybersecurity nel Corso di laurea in Media, comunicazione digitale e giornalismo di Sapienza – Università di Roma

L’umanesimo digitale del Garante della Privacy: attenti alla Social War

L’umanesimo digitale del Garante della Privacy: attenti alla Social War

Presentata stamattina al Senato della Repubblica la relazione annuale del collegio dell’Autorità garante della protezione dei dati dati personali. Nel 2021 l’Autorità ha riscosso 13 milioni di euro di sanzioni e risposto a 19 mila quesiti dei cittadini per rendere effettivo il diritto alla riservatezza

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/La Repubblica del 7 Luglio 2022

Stefano Rodotà, l’architetto dell’edificio della privacy italiana, oggi avrebbe applaudito alla presentazione della relazione annuale del suo ultimo successore alla guida del Garante per la protezione dei dati personali, il professore Pasquale Stanzione.

Nelle 40 pagine della relazione emerge chiaramente il prezioso lavoro di bilanciamento dei diritti individuali che l’Autorità ha esercitato dal 1997 seguendo il binario liberale e garantista che negli anni del suo mandato il giurista scomparso il 23 giugno di cinque anni fa gli aveva impresso.

Un codice europeo contro la disinformazione

Un codice europeo contro la disinformazione

Hacker’s Dictionary. False notizie e propaganda sono spesso organizzate a livello centrale e burocratico e possono danneggiare i diritti di cui godiamo in una società aperta. Per questo la Ue ha avviato un percorso per demonetizzare la diffusione della disinformazione online

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 7 Luglio 2022

Pausania, l’eroico condottiero greco della battaglia di Platea, fu vittima di una fake news. Accusato di essere in combutta col nemico, il re persiano Serse, sulla base di un falso carteggio fu costretto a fuggire e, murato vivo nel tempio di Atena, vi morì di fame e di sete.

Ottaviano Augusto fece diffondere delle menzogne su Marco Antonio per privarlo di alcune prerogative e indebolirlo. Sconfitto nella battaglia di Azio e riparato ad Alessandria, si suicidò.

Fu il primo romano a essere vittima d’un provvedimento di damnatio memoriae, la condanna all’oblio riservata ai traditori.
La donazione di Costantino è un documento apocrifo in cui l’allora imperatore faceva concessioni alla Chiesa cattolica. Un falso, ma usato per legittimare la nascita del potere temporale dei pontefici.

Bugie, disinformazione e propaganda non sono una novità nella storia.

Una famosa opera di disinformazione fu organizzata dalla Ceka sovietica negli anni 20 del ‘900 per far credere ai russi bianchi, seguaci dei monarchi zaristi, che la Russia bolscevica fosse tanto debole da essere attaccata e vinta: era l’operazione Trust.
Il documento Tanaka, un falso storico di origine russa, fu presentato come il Mein Kampf giapponese perché il presunto autore teorizzava l’appropriazione della Manciuria e l’intenzione del Giappone di distruggere gli Usa e dominare il mondo.

Il presidente americano Truman nel 1947 creò la Cia che per un ventennio si distinse a Berlino nella political warfare contro l’Unione Sovietica, finanziando finti quotidiani con notizie vere per destabilizzare il nemico. Viceversa i sovietici crearono documenti e lettere fasulle per screditare gli anticomunisti in America.

Si potrebbe continuare a lungo con questi riferimenti storici. Che però hanno un elemento in comune: disinformazione e propaganda sono sempre un tentativo di manipolare le coscienze con informazioni false, disoneste e ingannevoli. Anche oggi ciò che le distingue è l’intenzionalità di fuorviare chi le riceve. E il loro contrasto è fondamentale, essendo un’arma di conflitto e di terrorismo.

È per questo motivo che il 16 giugno 2022 i regolatori UE hanno avviato un percorso per rafforzare il codice di condotta elaborato contro la disinformazione online nel 2018 per demonetizzarne la diffusione, garantire la trasparenza della pubblicità politica e rafforzare la cooperazione con i fact checker. In astratto l’idea di contrasto su cui si basa è quella di evitare un public harm, un danno pubblico.

Nella definizione di public harm la falsità è meno centrale dell’intenzione di ingannare visto che in una democrazia è necessario proteggere anche la libera espressione di falsità, che può però essere censurata quando danneggia altri diritti.
O almeno questo è quello che pensa il legislatore europeo, visto che negli Usa tutto ciò che viaggia attraverso Internet gode della stessa protezione della stampa, una protezione totale, tranne, purtroppo, come nel caso Assange, della divulgazione di notizie di carattere riservato ma non segrete.

Ma perché i regolatori europei sono arrivati a pensare di limitare la libertà di espressione sui social? Perché può causare un danno pubblico che le grandi piattaforme non riescono a contenere.

E non ci riescono perché il loro modello di business è basato sull’attenzione – una risorsa scarsa gestita dagli algoritmi a favore degli inserzionisti – che si attiva di fronte a conflitti, fatti inconsueti e dissonanti, le bufale, perno della propaganda social e della manipolazione delle percezioni organizzata dalle centrali della disinformazione di massa.

* Se ne parlerà a un convegno di Stampa Romana il giorno 8 Luglio dalle 15:30. L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sui canali Facebook e YouTube di Stampa Romana

Codice contro la disinformazione

Baldoni, Agenzia Cyber: “Draghi ci ha chiesto rigore e rapidità per rendere l’Italia sicura”

Baldoni, Agenzia Cyber: “Draghi ci ha chiesto rigore e rapidità per rendere l’Italia sicura”

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/LaRepubblica del 6 Luglio 2022

Il primo luglio si è conclusa un’altra tappa del potenziamento dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale: è pronto il Centro di valutazione di beni e servizi dei soggetti inclusi nel perimetro di sicurezza nazionale cibernetica. Intervista al direttore, Roberto Baldoni

Roma, 1 luglio 2022, l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (Acn) comunica: è operativo un altro pilastro della strategia nazionale di sicurezza cibernetica, il Cvcn, Centro di Valutazione e Certificazione Nazionale. Prima rientrante nell’ambito delle competenze del Ministero dello Sviluppo Economico (Mise), oggi trasferito all’Acn, “avrà il compito di valutare la sicurezza di beni, sistemi e servizi Ict destinati a essere impiegati nel contesto del Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica”. Ne abbiamo parlato con il direttore dell’Acn, Roberto Baldoni, ed è l’occasione per fare il punto su tutte le attività chiave dell’Agenzia.

Direttore, il Cvcn si occuperà della ricerca delle vulnerabilità del software che possono essere sfruttate dai criminali informatici?

CODICE 2022 – LA VITA DIGITALE

Dal 1 luglio 2022 ogni venerdì in seconda serata su RaiUno, conduce Barbara Carfagna

Codice, tutta la vita è digitale

Spegnete i telefoni e accendete il televisore, da stasera torna in onda il nostro programma su #RaiUno, Codice.

Vi accompagneremo ogni venerdì sera alla scoperta delle meraviglie della tecnica, parleremo di scienza e dei limiti dell’uomo, incontreremo robot e programmatori, faremo incursioni nel Metaverso, scambieremo Bitcoin e cryptomonete, avremo il punto di vista dei filosofi che ci parleranno di dati sintetici e intelligenze artificiali, anche con un frate francescano.

E poi ci saranno le donne hacker, i militari che difendono il nostro cyberspace, le aziende italiane che producono i #droni, il capo dell’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale e i maggiori esperti di antiterrorismo e guerra cognitiva. Sì, parleremo anche di disinformazione.

Dalla Silicon Valley alla Corea del Sud passando per la Francia, i nostri inviati ci parleranno di cibo, di persone, di innovazione.

staytuned

Venerdì sera ore 23:45

Talento e creatività non bastano: contro il crimine arriva la cybersecurity automation

Talento e creatività non bastano: contro il crimine arriva la cibersecurity automation

Skill shortage, digital first e aumento dei dispositivi connessi obbligano ad automatizzare la sicurezza di dati e applicazioni. Secondo Reply, intelligenza artificiale e machine learning faranno la differenza in un mercato da 300 miliardi di euro nel 2026

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/La Repubblica del 14 Giugno 2022

Quattro milioni di esperti di sicurezza non bastano. Ce ne vorrebbero subito altrettanti per proteggere un mondo sempre più digitale. Il tempo necessario a preparare questi esperti sarà però sempre troppo lungo rispetto alle necessità di un mercato in crescita esponenziale e per questo si stanno esplorando nuove strategie di cybersecurity automation da aggiungere a quelle esistenti. Hacker

Il Mondo Nuovo digitale è infatti più fragile di quanto pensiamo: non è stato pensato per essere abitato in sicurezza. Attacchi informatici, databreach e malware mettono ogni giorno a rischio banche e telecomunicazioni, l’affidabilità della casa connessa, dell’auto che si guida da sola, perfino la buona riuscita di un intervento chirurgico. Gli hacker criminali si moltiplicano e si organizzano in sindacati professionali, pronti a colpire dovunque ci sia un profitto da fare.

L’Atlante mondiale delle minacce cibernetiche

L’Atlante mondiale delle minacce cibernetiche

Presentato a Parigi il Cyber threat handbook della francese Thales: sul web la sua versione dinamica permette di vedere in tempo reale la guerra cibernetica minuto per minuto

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/La Repubblica del 4 Giugno 2022

Le mappe di Google sono andate in tilt, il tuo percorso di allenamento mattutino è scomparso e il telefono rimane muto. Cos’è successo? Potrebbe esserci stato un attacco ai satelliti che gestiscono le infrastrutture da cui dipendiamo per la vita di ogni giorno. Molte attività umane svolte sulla Terra si basano infatti su sistemi spaziali per la comunicazione, la navigazione, le previsioni del tempo, il monitoraggio climatico, fino alla gestione della pesca e della produzione agricola. E che smettano di funzionare all’improvviso per un attacco informatico è già successo.

In un’affollata conferenza alla presenza di giornalisti da tutto il mondo, i Thales Media Days, il colosso francese della sicurezza ThalesGroup ha mostrato come tutto questo possa accadere e non solo per un errore umano, ma per la capacità che hanno criminali e attori ostili di interferire con le operazioni quotidiane che toccano la vita di milioni di cittadini, come la gestione dell’identità digitale, la mobilità, il sistema sanitario, i trasporti, la difesa e il lavoro a distanza.

Attacchi cyber, una pandemia da fermare con cultura, formazione e investimenti

Attacchi cyber, una pandemia da fermare con cultura, formazione e investimenti

di Flavio Padovan Maddalena Libertini 13 Maggio 2022

«Presidiare il cyberspazio significa presidiare la nostra democrazia e la nostra economia», sottolinea Arturo Di Corinto, giornalista, docente universitario e consulente scientifico di Banche e Sicurezza presentando l’edizione 2022 dell’evento promosso dall’ABI. Due giornate di confronto, analisi e approfondimenti che si terranno il 19 e 20 maggio a Milano, di nuovo in presenza per rafforzare il networking, la condivisione di esperienze e il senso di appartenenza della community nazionale della sicurezza. Ma tutte le sessioni saranno trasmesse anche in live streaming per coinvolgere anche chi non potrà partecipare di persona in un confronto mai come in questo momento necessario per migliorare il livello delle difesa nazionale.

«Negli ultimi due anni l’Italia non è stata colpita solo dal Covid, ma anche da una pandemia di attacchi informatici», ricorda Di Corinto. Un quadro che le tensioni internazionali hanno peggiorato e che a Banche e Sicurezza sarà analizzato con interventi di relatori ai massimi livelli del mondo istituzionale, accademico, finanziario, della consulenza e della sicurezza.

Si parlerà, tra l’altro, dell’evoluzione delle minacce informatiche, di ransomware, dei nuovi maleware, di phishing e attacchi DDoS, di threat intelligence, di sicurezza degli endpoint, della costruzione di un ecosistema italiano cyber-resiliente, della necessità di elevare le protezioni dei database, anche quelli sul cloud. E, ancora, saranno in primo piano le frodi e i furti d’identità, i rischi connessi alle criptovalute, le assicurazioni per il cyber risk, la sicurezza nelle attività di commercio elettronico, l’utilizzo di tecnologie avanzate quali l’intelligenza artificiale per rafforzare la difesa.

Con un focus particolare sul mondo finanziario, aiutati anche dal rapporto di OSSIF su rapine e attacchi in banca e da quello di CERTFin che forniranno i più recenti dati di dettaglio sui fenomeni di criminalità fisica e informatica, arricchendo il dibattito delle sessioni tematiche.

«Nonostante la complessità crescente dello scenario il mondo bancario, finanziario e assicurativo ha reagito prontamente», sottolinea Di Corinto, ricordando come ABI, CERTFin e Banca d’Italia siano impegnati anche in iniziative per aumentare la consapevolezza dei rischi associati a molte attività che ora si svolgono sul digitale. Un obiettivo particolarmente importante perché «lavorare sulla cultura e la formazione è un elemento dirimente per la creazione di una cittadinanza digitale più consapevole nel nuovo contesto digitale», conclude Di Corinto.

Qui per leggere il programma completo delle due giornate di Banche e Sicurezza 2022.

Qui per iscriverti gratuitamente al live streaming o assicurarti un posto in presenza a Milano.

Gli hacker buoni che scoprono gli 0-day

Gli hacker buoni che scoprono gli 0-day

HACKER’S DICTIONARY. Ecco come lavora il red team di Telecom Italia che scopre le vulnerabilità del software ignote ai produttori e che possono essere usate dai criminali informatici per i loro attacchi

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 12 Maggio 2022

Nel corso di due anni di attività il Red Team Research di Tim ha rilevato numerosi difetti su prodotti molto diffusi da grandi società internazionali come Oracle, Ibm, Ericsson, Nokia, Siemens e altre, che avrebbero potuto essere sfruttati per gli attacchi informatici.

Questi difetti scoperti dal team si chiamano in gergo 0-day e sono quelle vulnerabilità del software il cui sfruttamento o la cui correzione cominciano dal giorno zero della loro divulgazione, perché ignote agli stessi produttori.

Per farci capire meglio, invece, un red team è un gruppo di hacker aziendali che si occupa di testare la qualità e affidabilità di software e sistemi che possono essere attaccati dagli hacker criminali, spesso anticipandone le mosse. Li chiamano anche penetration tester, ma è solo uno dei modi di chiamarli e non sempre il più corretto perché non basta a spiegare tutto quello che fanno.

Il red team dell’azienda ex monopolista dei telefoni, l’attuale Tim, fa parte di uno dei pochi centri italiani di ricerca industriale nell’ambito della sicurezza, e nella loro attività di “bug hunting” vanno a caccia di vulnerabilità non documentate del software. Quando le trovano avviano un percorso di divulgazione responsabile del difetto comunicando in via confidenziale all’azienda interessata la vulnerabilità scoperta, in modo che essa possa produrre una contromisura (una patch) entro 90 giorni dalla notifica ricevuta. Dopo il rilascio della toppa, oppure dopo 90 giorni dalla segnalazione, si procede alla sua pubblicazione, classificando le vulnerabilità in un database apposito come il CVE (Common Vulnerabilities and Exposures), per impedire che la divulgazione della debolezza possa essere sfruttata da qualche malintenzionato.

Per capire l’importanza di questo tipo di ricerca si consideri che anche il Cert del Comando Operazioni in Rete (COR) della Difesa Italiana negli ultimi tempi ne ha individuata una uno piuttosto grave con tanto di ringraziamenti del fornitore globale interessato, e altre aziende italiane solo quest’anno ne hanno individuate una mezza dozzina, il gruppo di Tim ben 70 in due anni.

Relativamente ad una vulnerabilità rilevata dal gruppo di ricerca su un prodotto di Johnson & Control, la statunitense Cybersecurity and Infrastructure Security Agency, CISA, ha emesso uno specifico bollettino di sicurezza perché riguardante infrastrutture critiche.

Il red team di Tim è una realtà tutta italiana che emette mediamente una CVE ogni 6 giorni lavorativi, contribuendo alla ricerca delle vulnerabilità non documentate a livello internazionale per favorire la sicurezza di prodotti usati da tutti.

Ultimamente ha rilevato 3 bug 0-day sulle stampanti Kyocera rivendute dalla Olivetti sul mercato italiano e che sono state subito risolte. I 3 bug rilevati sono un Denial of Service, un Cross-Site Scripting Stored e un Improper Access Control e dove il più grave è di tipo High con un valore pari a 7,5 su scala 1-10.

Insomma parliamo di una piccola eccellenza italiana che viene proprio dal mondo di aziende private e di stato che tanto diedero alla ricerca industriale, come il mitico Centro Studi e Laboratori Telecomunicazioni, Cselt, e che politiche discutibili hanno smantellato per spostare sempre più a ovest, negli Usa, il baricentro dell’innovazione tecnologica. Una storia che, tanto per cominciare, si può ripercorrere in sintesi nei libri P101. Quando l’Italia inventò il personal computer (1995) di Giorgio Perotto, La scomparsa dell’Italia industriale (2003) di Luciano Gallino, Avevamo la Luna (2013) di Michele Mezza, Elea 9003 (2021) di Maurizio Gazzarri.

Intervista Di Corinto a Ticino notizie TV

Intervista ad Arturo di Corinto: tra identità digitale e cyber attacchi

7 Aprile 2022

Arturo di Corinto e’ giornalista e docente di identita’ digitale, privacy e cybersecurity all’Universita’ Sapienza di Roma. In Rai ha presentato Codice: la vita e’ digitale e pillole di Inclusione Digitale su RaiPlay. Ci svela la portata dei recenti attacchi cyber al nostro governo, ad aziende pubbliche e privati. Ci insegna i principi della cybersecurity, come difenderci e come raggiungere una consapevolezza digitale.

Almeno oggi, fai il backup dei tuoi dati. Ti diciamo come e perché

Almeno oggi, fai il backup dei tuoi dati. Ti diciamo come e perché

Il 31 marzo di ogni anno si celebra la “copia dei dati” da usare in caso di guasto, furto o smarrimento e che, secondo Verizon, rimane la difesa più efficace in caso di attacchi ransomware

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/La Repubblica del 31 Marzo 2022

“Giuro solennemente che il 31 marzo farò il backup dei miei documenti e ricordi preziosi.”

La scritta che campeggia sul sito del World Backup Day ci ricorda che questa di oggi è una delle tre date internazionali per ricordare alcuni concetti di base della sicurezza informatica, gli altri due sono infatti l’Anti-Ransomware Day che si celebra il 12 Maggio di ogni anno e il World Password Day, la Giornata mondiale della password, che si celebra ogni primo giovedì dello stesso mese.

Ormai tutti probabilmente sanno cos’è un backup ma a chi non lo sapesse ricordiamo che il backup è una seconda copia di tutti i tuoi file importanti, dalle foto di famiglia alla tesi di laurea fino alla rubrica dei clienti e all’archivio delle email.

Allarme dell’Agenzia per la Cybersicurezza: “Attenzione ai software russi”

Allarme dell’Agenzia per la Cybersicurezza: “Attenzione ai software russi”

Tra i prodotti potenzialmente pericolosi per l’Italia potrebbe esserci anche il noto antivirus Kaspersky, ma l’azienda ribadisce la sua neutralità e correttezza

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/La Repubblica del 15 Marzo 2022

L’allarme sicurezza lanciato dal sottosegretario Franco Gabrielli sulla presenza di tecnologie russe nel nostro Paese non è rimasto lettera morta: dopo l’audizione del suo direttore al Copasir, il Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, l’Agenzia italiana per la Cybersicurezza ha diramato una raccomandazione che suggerisce di diversificare le tecnologie in uso in Italia e di fare un’analisi del rischio potenziale proprio di quelle russe, considerato il mutato quadro geopolitico.

Il direttore dell’Acn, il professor Roberto Baldoni, sentito dal Copasir il 9 marzo scorso sul tema dell’impiego di software di origine straniera e su come aumentare la resilienza del nostro Paese, ne aveva già spiegato i problemi potenziali; lo stesso Adolfo Urso, presidente del Copasir, era intervenuto successivamente, affermando che “se si parla di guerra cibernetica, la Russia va considerata la potenza più forte al mondo: si tratta di uno strumento che utilizza sia sotto forma di attacchi hacker in grado di paralizzare ospedali, centrali elettriche e tutta una serie di infrastrutture critiche, sia attraverso la disinformazione via Internet”.

In sintesi la raccomandazione diramata dall’Acn parte dalla constatazione che l’evoluzione della situazione internazionale ci obbliga a ripensare lo scenario di rischio tecnologico e, “in particolare, a considerare le implicazioni di sicurezza derivanti dall’utilizzo di tecnologie informatiche fornite da aziende legate alla Russia” pure ribadendo che non ci sono, a oggi, evidenze oggettive dell’abbassamento della qualità dei prodotti e dei servizi tecnologici forniti.