Da Clausewitz a Putin: la guerra nel XXI secolo. Riflessioni sui conflitti nel mondo contemporaneo

È cambiata la guerra o è solo cambiato il modo di combatterla? Esiste una guerra giusta? Da Clausewitz a Putin: la guerra nel XXI secolo. Riflessioni sui conflitti nel mondo contemporaneo (Ledizioni, 2022), a cura di Matteo Bressan e Giorgio Cuzzelli, prova a rispondere a queste domande con un insieme di saggi a firma di studiosi ed esperti. Una parte consistente del libro riguarda gli elementi psicologici, tecnologici e giuridici della guerra che si combatte nel cyberspace.

Il quadro che ne emerge è tuttavia variegato. Nel saggio, la professoressa Fiammetta Borgia, ad esempio, per spiegare che cos’è la guerra ibrida sostiene che la guerra ibrida non esiste. E lo motiva dicendo che “Il concetto di guerra ibrida indica proprio quei conflitti o contesti di crisi in cui gli Stati e gli attori non statali sfruttano non solo i mezzi e metodi tradizionali, ma tutte le modalità di guerra simultaneamente, utilizzando armi convenzionali avanzate, tattiche irregolari, terrorismo e tecnologie dirompenti o criminalità per destabilizzare un ordine esistente”. Per conseguire un determinato obiettivo militare e politico, però, tutti i conflitti possono essere definiti ibridi. La guerra è ibrida per natura, perché viene sempre combattuta utilizzando tutti gli strumenti disponibili in quel momento storico e con il livello di integrazione e di coordinamento consentito dalla tecnologia del tempo.

Sembra dargli ragione Emanuele Rossi, esperto di geopolitica e relazioni internazionali quando fa l’elenco delle forme che può assumere la guerra, anche contemporaneamente: dal Command and Control Warfare all’Intelligence based warfare, dall’Electronic Warfare al Psychological Warfare, fino all’Hacker e Cyber Warfare e all’Economic Information Warfare.

Lui però ne sottolinea un aspetto specifico, quello delle Psychological Operations, perché dice: “I fattori psicologici sono altrettanto reali quanto i fucili, le navi, gli aerei e le armi nucleari”.

Nel saggio “Il potere della tastiera” invece, per spiegare la cyberwar e i suoi prodromi, Emanuele Gentili parla di hacktivisti, di Cyber Kill Chain e di APT, con una serie di riflessioni sugli hack di gruppi statuali cinesi, russi e iraniani fino al caso SolarWinds.

Il libro offre quindi una serie di riflessioni per dirci che nonostante i tanti nomi usati per evocarla, guerra infinita, guerra umanitaria, guerra asimmetrica, la guerra guerreggiata non è mai morta e che, forse, aveva ragione Eraclito nel VI secolo: il conflitto è alla base di tutte le cose. Anche della Pace.

Io Servo dello Stato

[…] io sono un alto funzionario dello Stato. Sono partito dalla gavetta. In decenni di duro lavoro, di studi e di sacrifici sono arrivato a ricoprire cariche sempre più alte. Ho avuto una carriera onorata che mi ha dato grandi soddisfazioni. Voi penserete che da niente sono diventato qualcuno. Ma non è vero. Vi sbagliate di grosso. Per essere qualcuno basta somigliare a se stessi.

Solo chi è una nullità pensa di diventare qualcuno grazie alla carriera o ai soldi.

Chi invece è già qualcuno, nella sua vita aspira solo a non divenire una nullità. Divenire una nullità per me significa essere corrotti, farsi corrompere, sporcarsi con le mille miserie che ogni giorno ti pongono le nullità della società: quelle che cercano favori per andare avanti, quelle che fan finta di farteli i favori per asservirti, quelle che sono pronte a fare di tutto pur di apparire.

E fanno bene; la loro volontà di apparire è esattamente proporzionale alla loro miseria. Più sono niente e più vogliono diventare qualcuno. E più diventano e più nulla sono.

Io non appartengo a questa specie di uomini. Mi fanno schifo, questi uomini. Non ho mai pensato che la mia funzione dovesse rendermi onorabile. Al contrario, ho sempre pensato che la mia funzione dovesse essere onorata come la mia persona. Ho onorato la mia funzione perché onoro l’uomo che c’è in me.

Quell’uomo mi dice che l’onore di un uomo non dipende dagli incari chi, dai gradi, dalla ricchezza.
Quell’uomo mi dice che l’onore è un uomo che onora gli altri uomini, che fa della sua vita un dono alla vita. Alla vita di ogni uomo.

Quell’uomo che dona la propria vita alla vita degli uomini, quello è un uomo onorato.
Quello che dona il proprio onore all’onore di tutti affinché tutti siano onorati, quello è un uomo onorato. Quello è un uomo di Stato. Io ho offerto il mio onore per l’onore dello Stato. Lo Stato mi ha onorato come io ho onorato lo Stato.
Lo Stato non viene sempre onorato come meriterebbe. Questo è il cruccio della mia vita. Che lo Stato sia onorato. Questo è l’obiettivo della mia vita. Rendere rispettabile e onorabile la mia funzione; attraverso la mia persona salvaguardare la dignità della mia funzione. Desidererei che il rispetto per me implicasse il rispetto per la mia funzione e per lo Stato. Uomini che si rispettano come fanno a non rispettare lo Stato? Cosa me ne faccio del rispetto per me se non viene rispettato lo Stato? […]

Io servo dello Stato. Diario di un funzionario incorruttibile (DeriveApprodi 2002)

Tra Mazzarino e uno sconosciuto capo di gabinetto, questo libro, di venti anni fa, ci aiuta a vedere il servizio allo Stato in un’ottica peculiare, quella di un servitore (servo) dello Stato che agisce come non ti aspetti.

Intervista SkyTg24 Di Corinto: Attacchi informatici, Rapporto dei servizi segreti e infodemia

13 Marzo 2021 SkyTg24

Ci si lamenta dei titoli allarmistici dei giornali. Fatto in maniera civile è un bene. Ma non è il singolo titolo su #AstraZeneca che causa il panico. Ricordate che siamo tutti oggetto di campagne di disinformazione con un obbiettivo geopolitico. L’ho spiegato poco fa @SkyTG24

Si tratta di campagne che mirano alla manipolazione delle percezioni per indurre paura, incertezza e dubbio nell’opinione pubblica e creare dissenso verso i governi.Dubitare dell’europeo #AstraZeneca serve a attori statali a incrementare il consenso verso i vaccini russi e cinesi

Spies, Criminals and Hacktivists: The Cybernetic Threat in the Annual Report of Italian Secret Services

In 7 months, the Italian Csirt handled 3,500 serious cyber incidents. The attackers took advantage of the pandemic and the economic juncture to target banks, telecommunications, industries and health centers. But Italy is better prepared than you think

di ARTURO DI CORINTO on Medium

La Repubblica: L’intelligence italiana recluta hacker tra diplomati e laureati. Difenderanno le infrastrutture da attacchi in rete

la-repubblica-it-logoL’intelligence italiana recluta hacker tra diplomati e laureati. Difenderanno le infrastrutture da attacchi in rete

Internet of things, cloud storage, auto connesse e intelligenze artificiali ci renderanno la vita più semplice, ma porteranno anche nuove minacce: l’Italia si prepara a fronteggiare i richi di un cyberspace sempre più affollato

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 10 Gennaio 2018

L’ERA delle barbe finte e degli occhiali scuri è finita da tempo. Da quando i criminali informatici non vestono più i panni dell’hacker solitario con felpa e cappuccio, i nuovi James Bond vanno cercati tra giovani nerd con la faccia pulita del tuo compagno di banco. Dopo i casi Meltdown e Spectre, dopo i numerosi furti di dati bancari come quello di Equifax, il blocco di Internet causato dalla botnet Mirai, l’epidemia di Wannacry, è infatti diventato impossibile dormire sonni tranquilli per aziende e istituzioni di fronte ai rischi generati dal cyberspazio. Per questo l’intelligence italiana è alla ricerca di diplomati e laureati nelle professioni ICT. L’obiettivo è di reclutarli nella difesa degli asset strategici nazionali e delle infrastrutture critiche che permettono alla società di funzionare: strade, dighe, ospedali, aereoporti. Continua a leggere La Repubblica: L’intelligence italiana recluta hacker tra diplomati e laureati. Difenderanno le infrastrutture da attacchi in rete