John Falco. Nel profondo della rete

Gli hacker non sono ragazzi col cappuccio e gli orecchini al naso. E non vivono nei sottoscala di palazzi fatiscenti. Questa idea romantica e anacronistica della figura dei virtuosi del computer è ormai sfidata da circa 40 anni di pubblicazioni specialistiche, analisi d’intelligence e rapporti aziendali.

Gli hacker, Gli eroi della rivoluzione informatica (Steven Levy, 1984), sono stati molte cose e raramente, ladri e scassinatori, figure per cui si preferisce il termine cracker o cybercriminali. Gli hacker sono stati dagli inizi della loro storia, programmatori, imprenditori (Steve Jobs e Bill Gates), e difensori del mondo digitale. Molti di loro però sono stati attratti dal “lato oscuro della forza”, e si sono messi al servizio di poteri occulti, organizzazioni criminali e stati canaglia, ma dall’inizio della storia della parola (Jargon file, Finkel & Raymond, 1975), hanno appoggiato sempre cause per l’affermazione di diritti sociali e politici.

Oggi sono hacker anche gli sneaker hacker, i giovanotti che migliorano la sicurezza del codice che fa funzionare le macchine informatiche; i biohacker, che inventano molecole farmaceutiche; i white hat hacker che proteggono gli asset digitali di governi e imprese. Certo ci sono quelli che lavorano a truffare le banche per conto di governi, sono i nation state hacker; ci sono quelli che realizzano strumenti di attacco informatico come i wiper usati nel conflitto russo-ucraino e che si acquattano dentro le infrastrutture critiche di paesi avversati, li chiamano APT, Advanced persistent threats; ci sono i growth hacker, gli hacker che modificano il ranking dei motori di ricerca, creano avatar per la propaganda computazionale e così via. Gli hacker oggi portano giacca e cravatta, hanno ufficio e scrivania, talvolta una divisa, perché vengono dai ranghi militari, della polizia e dei servizi segreti.

Una storia ben raccontata da Jordan Foresi e Oliviero Sorbini, in forma romanzata, nel libro John Falco. Nel profondo della rete (Paesi Edizioni, 2020). Protagonista è un ex agente della National Security Agency che dopo gli eventi del 9/11 decide di lavorare fuori ogni regola per contrastare i nemici del suo paese e guadagnarci qualche extra. Scritto come un romanzo d’azione, ambientato tra Usa, Germania, Russia, Israele e le colline del chiantigiano, John Falco è il protagonista di un giallo avvincente i cui protagonisti sono ransomware, hacktivisti e canaglie, hacker etici e politici corrotti. John Falco è un donnaiolo, ama i bei vestiti, è un esperto di vini, e di formaggi francesi. John Falco è un hacker.

Sono 74 i gruppi hacker in guerra

Sono 74 i gruppi hacker in guerra

Hacker’s Dictionary. La guerra cibernetica recluta esperti e attivisti nel conflitto russo-ucraino, la disinformazione monta e gli Usa attaccano con le loro cyberarmi

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 16 Giugno 2022

Nel 2007 i cyber soldati russi attaccarono l’Estonia mettendo offline 58 siti web pubblici e privati. Nel 2014 un’ondata di devastanti attacchi riuscì a colpire aziende americane di servizi, strutture Nato e reti elettriche dell’Europa dell’Est.

Fino al 2017, quando un malware noto come NotPetya fu scatenato annichilendo la capacità operativa dei maggiori operatori mondiali di logistica, sistemi sanitari e multinazionali farmaceutiche.

Nell’epicentro degli attacchi, l’Ucraina, i bancomat divennero scatolette inservibili, ferrovie, ospedali e sistema postale andarono giù per ore, poi per giorni, ripetutamente: dieci miliardi di dollari di danni causati da Sandworm, un gruppo di hacker governativi al servizio dell’intelligence russa.

Lo racconta, con piglio da giallista, Andy Greenberg nel libro omonimo Sandworm (Doubleday, 2019). È però dal 24 febbraio del 2022 che abbiamo assistito a un’escalation nell’uso di mezzi non militari per sostenere e accompagnare un conflitto armato, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Almeno 8 tipi di malware diversi sono stati lanciati fino ad oggi contro il paese guidato da Zelensky, di cui 4 di tipo wiper, che cancellano i dati dei computer, e poi attacchi DDoS a banche, ministeri e compagnie ucraine. Ma abbiamo assistito anche al blocco di 600 turbine eoliche in Germania, all’oscuramento dei satelliti Viasat in Francia, al blocco dei siti della Difesa, dei Carabinieri, e della Polizia in Italia.

Tardigrade, il virus che attacca la produzione di vaccini e medicine

Tardigrade, il virus che attacca la produzione di vaccini e medicine

Gli analisti di cybersecurity lanciano l’allarme: questo malware è adattabile e resistente. E nella sua forma originale era stato individuato anche in Italia

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/LaRepubblica del 1 Dicembre 2021

Tardigrade è il nome del nuovo virus informatico che sta infettando i computer dei centri di produzione vaccinale: a scoprirlo sono stati quelli di Bio-Isac, il Centro di condivisione e analisi delle Informazioni sulla Bioeconomia, un’azienda di sicurezza non-profit che ha diramato per prima l’allarme invitando tutti a innalzare le difese. La notizia si aggiunge ai numerosi allarmi relativi alle incursioni informatiche di presunti hacker nei confronti di centri di ricerca medica, nazionali e internazionali, compresa l’Organizzazione mondiale della Sanità, fatta bersaglio di diverse campagne di phishing dall’inizio della pandemia da coronavirus.

Intervista SkyTg24 Di Corinto: Attacchi informatici, Rapporto dei servizi segreti e infodemia

13 Marzo 2021 SkyTg24

Ci si lamenta dei titoli allarmistici dei giornali. Fatto in maniera civile è un bene. Ma non è il singolo titolo su #AstraZeneca che causa il panico. Ricordate che siamo tutti oggetto di campagne di disinformazione con un obbiettivo geopolitico. L’ho spiegato poco fa @SkyTG24

Si tratta di campagne che mirano alla manipolazione delle percezioni per indurre paura, incertezza e dubbio nell’opinione pubblica e creare dissenso verso i governi.Dubitare dell’europeo #AstraZeneca serve a attori statali a incrementare il consenso verso i vaccini russi e cinesi

Il nuovo agente segreto è un hacker

Il nuovo agente segreto è un hacker

Hacker’s Dictionary. James Bond oggi non deve per forza fare a pugni, ma deve conoscere le tecniche di hacking più avanzate, inabissarsi nel Web profondo e fare ricerche complesse, magari sfruttando i Google dorks

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 3 Novembre 2020

Persistenza, tenacia, attenzione ai dettagli. Capacità di osservazione, attitudine teatrale, abilità nel combattimento, guida sprint e una forte motivazione sono le «skill» necessarie a diventare un agente segreto nella letteratura di genere.

Oggi però l’agente segreto somiglia di meno a James Bond e un poco di più a un analista informatico. Non veste per forza lo smoking e non indossa occhiali scuri e una barba finta, ma sicuramente si destreggia bene nei meandri del web e lo esplora con strumenti speciali. Sa fare ricerche in database complessi e attingere ai silos informativi del «deep web» che contengono conoscenze avanzate su ogni oggetto dello scibile umano, a pagamento.

La Repubblica: Cybersicurezza, nuova task force contro hacker e terroristi telematici: a capo ci sarà un prof

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Cybersicurezza, nuova task force contro hacker e terroristi telematici: a capo ci sarà un prof

Via al piano nazionale per il coordinamento affidato al Dis. Gli 007 accederanno agli archivi degli operatori telefonici
di ARTURO DI CORINTO e FABIO TONACCI per La Repubblica del 1 giugno 2017

SARÀ probabilmente un professore, scelto tra le eccellenze universitarie e della ricerca, ad avere l’incarico di proteggere il Paese dagli attacchi informatici. Seduto su una poltrona, quella di vice direttore del Dis con delega al cyber, creata apposta con il recente decreto Gentiloni che ridisegna l’architettura della sicurezza cibernetica nazionale. Novità che testimonia due fatti: il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, raccordo tra l’intelligence interna e quella militare, diventa il cuore di tale architettura e cercherà sponde “tecniche” e “culturali” negli atenei.
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