Pechino abbiamo un problema, olimpico

Pechino abbiamo un problema, olimpico

Hacker’s Dictionary. Il Citizen Lab di Toronto, un privacy watchdog, denuncia pesanti falle di sicurezza nell’app cinese obbligatorio per atleti e giornalisti in viaggio per le Olimpiadi invernali di Pechino

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 27 Gennaio 2022

Atleti e giornalisti in partenza per le Olimpiadi di Pechino del 4 Febbraio hanno dovuto scaricare sul proprio telefonino l’app My2022 e inviare tramite l’app informazioni sanitarie e di viaggio, inclusi i risultati dei test Covid-19 e i certificati di vaccinazione. Fin qui tutto “normale”.

Però l’app, nata per monitorare la salute dei partecipanti, include funzionalità che consentono agli utenti di segnalare contenuti “politicamente sensibili” e contiene al suo interno un elenco di 2.442 parole chiave proibite, illegalwords.txt, che include un’ampia varietà di argomenti politici sensibili come lo Xinjiang e il Corano, il Tibet e il Dalai Lama, Xi Jinping e i Falun Gong. Oltre alle raccomandazioni turistiche, le mappe e il monitoraggio anti-covid, l’app raccoglie una lista molto ampia di dati sensibili come le informazioni mediche e il monitoraggio giornaliero dello stato di salute dell’utente.

Però non convalida i certificati di sicurezza crittografica e questo potrebbe consentire a dei malintenzionati di intercettare le comunicazioni via smartphone e rubare dati personali inducendo l’app a connettersi con un host dannoso.

A scoprire che l’app ha una vulnerabilità che, se sfruttata, consente l’accesso a terze parti è stato il Citizen Lab di Toronto, un Internet watchdog secondo cui la falla di sicurezza renderebbe i dati personali, inclusi file audio, stato di salute, informazioni sul passaporto, storia medica e di viaggio, facilmente accessibili a “terze parti”.

Pubblicato il 18 gennaio, il rapporto del Citizen Lab che lo afferma, ha anche rilevato che alcuni dati sensibili vengono trasmessi tramite l’app a un host senza alcuna protezione e, di conseguenza, i dati «possono essere letti da qualsiasi intercettatore passivo, come qualcuno nel raggio di accesso Wi-Fi non protetto».
L’app, obbligatoria, non è stata compromessa o manipolata da ignoti hacker ma è un prodotto realizzato da una compagnia di stato cinese, la Beijing Financial Holdings Group.

Lo stesso giorno l’azienda di cybersecurity Internet 2.0 ha pubblicato un documento che mostra come la legislazione cinese sulla sicurezza nazionale favorisca la sorveglianza statale attraverso la progettazione di applicazioni mobili e ha avvertito che «tutti gli atleti e i visitatori in Cina per le Olimpiadi saranno esposti a tali leggi».

Per questo, dopo aver stilato una lista di pratiche di sorveglianza assai diffuse in Cina ha suggerito ai partecipanti alle Olimpiadi di Pechino che arrivano dall’estero di lasciare i telefoni a casa e di utilizzare all’interno della Cina solo dei burner phone per impedire che i dati privati del loro account cloud vengano raccolti dalle app mobili degli operatori cinesi.

Un burner phone è un telefono cellulare prepagato, piuttosto economico, pensato per un utilizzo a breve termine. Acquistato in contanti, il suo utilizzo è spesso associato a una scheda Sim prepagata non collegata alla propria identità. I media governativi cinesi si sono affrettati a liquidare il rapporto del Citizen Lab come propaganda e anche il Comitato Olimpico Internazionale (Cio) ne ha respinto le accuse.

Eppure è stato lo stesso Comitato Olimpico degli Stati Uniti a suggerire ai suoi atleti di portare un burner phone a Pechino poiché bisogna «supporre che ogni dispositivo e ogni comunicazione, transazione e attività online saranno monitorati». E il gruppo di atleti tedeschi, Athleten Deutschland, ha dichiarato che «è inspiegabile e irresponsabile da parte del Cio richiedere ai partecipanti di utilizzare un’app con vulnerabilità di sicurezza così evidenti». Pechino, su privacy e sicurezza abbiamo un problema: olimpico.

Cina, la prigione digitale dei giornalisti

Cina, la prigione digitale dei giornalisti

Hacker’s Dictionary. Un rapporto dei giornalisti di Reporters sans frontières denuncia censura e repressione nel paese del Dragone: alle intimidazioni e agli arresti si aggiunge la censura via software, app e siti web

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 6 Gennaio 2022

Dopo Stand News, giornale indipendente che ha annunciato la sua chiusura a seguito dell’arresto di sei membri dello staff, anche il Citizen News di Hong Kong chiude. Così dopo aver sollecitato il rilascio della giornalista cinese Zhang Zhan, condannata a quattro anni di carcere per aver coperto la pandemia di Covid-19, Reporters sans frontières (RSF) chiede il rilascio di tutti i giornalisti detenuti e invita le democrazie a reagire e difendere ciò che resta della stampa libera in Cina.

Tardigrade, il virus che attacca la produzione di vaccini e medicine

Tardigrade, il virus che attacca la produzione di vaccini e medicine

Gli analisti di cybersecurity lanciano l’allarme: questo malware è adattabile e resistente. E nella sua forma originale era stato individuato anche in Italia

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/LaRepubblica del 1 Dicembre 2021

Tardigrade è il nome del nuovo virus informatico che sta infettando i computer dei centri di produzione vaccinale: a scoprirlo sono stati quelli di Bio-Isac, il Centro di condivisione e analisi delle Informazioni sulla Bioeconomia, un’azienda di sicurezza non-profit che ha diramato per prima l’allarme invitando tutti a innalzare le difese. La notizia si aggiunge ai numerosi allarmi relativi alle incursioni informatiche di presunti hacker nei confronti di centri di ricerca medica, nazionali e internazionali, compresa l’Organizzazione mondiale della Sanità, fatta bersaglio di diverse campagne di phishing dall’inizio della pandemia da coronavirus.

Dimmi come parli e ti dirò chi sei

Dimmi come parli e ti dirò chi sei

Hacker’s Dictionary. Dall’uso delle telecamere intelligenti agli assistenti virtuali comandati con la voce, l’industria cerca sempre nuovi modi per capire lo stato emotivo delle persone, e sorvegliarne i comportamenti sociali e d’acquisto

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 27 Maggio 2021

Corea del Nord: cybercrime di Stato per finanziare il programma nucleare

Corea del Nord: cybercrime di Stato per finanziare il programma nucleare

Non solo Russia. Gli Usa devono fronteggiare anche il cyberspionaggio di Iran, Cina e Pyongyang, mentre i lupi solitari attaccano le infrastrutture critiche del Paese come gli acquedotti

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 11 Febbraio 2021

Hackerata l’app anti-Covid cinese

Hackerata l’app anti-Covid cinese

Hacker’s Dictionary. Anche nel poliziesco paese del dragone gli hacker hanno mano libera quando le difese informatiche sono insufficienti. Dopo l’hackeraggio dell’app sanitaria, i ricercatori hanno scovato un database di 214 milioni di profili di utenti di social media senza protezione

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 14 Gennaio 2021

La Cina conquista spesso la ribalta delle cronache perché ai suoi hacker vengono attribuite incursioni spericolate, come quella ai danni del Vaticano, di aziende e università americane, e ultimamente, il tentativo di rubare brevetti e informazioni sanitarie relative al Covid.

Meno noto è il fatto che anche in Cina esistono gruppi di hacker criminali che con i loro raid portano scompiglio al di qua della sua muraglia digitale che non sempre riesce a bloccarne la notizia. Nel giro di un mese infatti sono stati diversi gli attacchi hacker di cui si è venuti a conoscenza. Ad esempio. L’errore di configurazione di un database da parte dell’azienda SocialArks ha rivelato 318 milioni di record raccolti da Facebook, Instagram e LinkedIn.

La cyberwar si sta globalizzando

La cyberwar si sta globalizzando

Hacker’s Dictionary. Si moltiplicano gli attacchi informatici ai danni di aziende e governi. Israele, Usa, Inghilterra sono tra i bersagli favoriti. Coinvolti gruppi paramilitari cinesi, coreani e iraniani addestrati alla guerra cibernetica

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 23 Luglio 2020

Spie, segreti e codici cifrati non bastano più. Gli stati si combattono apertamente nel cyberspazio anche se attribuire la paternità della guerra cibernetica è sempre più difficile.

Chiamati per un incendio, i pompieri di Houston, Texas, non sono potuti intervenire per domare il fuoco dentro il consolato cinese della città. All’origine un falò di carte e documenti nei cassonetti nel cortile dell’edificio da parte di due persone filmate ma non identificate.

Il Manifesto: La geopolitica dell’hacking e i cavi sottomarini

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La geopolitica dell’hacking e i cavi sottomarini

Hacker’s Dictionary. Le grandi potenze si combattono nel cyberspace. Per adesso le incursioni riguardano enti di ricerca, ospedali, porti, e centrali idroelettriche. Nel futuro però bisognerà proteggere anche le infrastrutture di trasporto dei dati

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 14 Maggio 2020

All’inizio di maggio la rivista Der Spiegel ha svelato che gli inquirenti tedeschi hanno identificato il responsabile del cyber-attacco che nel 2015 fa colpì il Bundestag, il parlamento tedesco.

Sarebbe un agente di nome Dimitri Badin, al servizio del Gru, l’intelligence militare russa. L’Fbi già indagava sul conto di Badin e del suo gruppo hacker APT 28, detto anche «Fancy Bear» (l’orsetto elegante), responsabile del MailGate che travolse Hillary Clinton nel 2016.

L’ 8 maggio Fox News ha invece comunicato che un cyberattacco iraniano al sistema idroelettrico israeliano è andato a segno anche se le autorità israeliane non hanno rilasciato dichiarazioni.

Il 9 maggio l’agenzia di stampa Reuters ha riportato che hacker iraniani hanno colpito la casa farmaceutica Gilead Sciences che produce il Remdesivir, l’antivirale che gli Usa vorrebbero impiegare contro il Covid-19. Continua a leggere Il Manifesto: La geopolitica dell’hacking e i cavi sottomarini