Perché è stupido escludere la Russia da internet

Perché è stupido escludere la Russia da internet

Hacker’s Dictionary. La rubrica settimane sul cyberspazio. A cura di Arturo Di Corinto

di Arturo Di Corinto per Il Manifesto del 3 Marzo 2022

Il collettivo di hacker attivisti di Anonymous ha hackerato lo yacht di Putin, spento un server Linux dell’agenzia spaziale russa, offerto 5 milioni di rubli per ogni tank abbandonato dai militari e preso in ostaggio il database della borsa di Mosca dopo aver “dossato” (to DDoS) Russia Today e diversi ministeri di Mosca.

Non hanno fatto tutto da soli. Anonymous, lo ricordiamo, è chiunque si riconosca in un’idea di giustizia e partecipi alle sue operazioni come l’attuale #OpRussia in dissenso profondo con l’aggressione russa dell’Ucraina. Quindi dietro il volto di Anonymous ci possono essere, e ci sono, anche le grandi compagnie informatiche occidentali e i servizi segreti di diversi paesi. Entusiasmarsi per i tweet che portano notizie non verificate di ogni colpo contro la Russia può rivelarsi un errore.

La Repubblica: Spesso i siti pedopornografici, pur segnalati, restano online. Ecco perché

Tra burocrazia e libertà d’espressione, non si capisce chi e come debba chiudere quelli usati per commettere reati online che vanno dalla pedofilia allo spamming

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 03 marzo 2020

La Internet Watch Foundation di base a Cambridge rimuove un video online di bambini abusati ogni cinque minuti, per questo il loro hashtag è #Every5Minutes. E solo nel 2018 hanno rimosso 105,047 pagine web contenenti abusi sessuali sui minori. Ma non basta. I siti pedofili si moltiplicano come un virus e nonostante gli sforzi delle autorità sembrano non finire mai. Per questo gli attivisti brasiliani del CyberTeam continuano ad hackerare i siti web di comuni e parlamenti. Finora hanno defacciato 80 siti web, compreso quello della cattedrale di Worcester, per denunciare chi crea, ospita e utilizza siti pedopornografici. Come? Inserendo nella homepage dei siti hackerati la lista dei siti presunti pedofili, i nomi dei supposti predatori sessuali e l’elenco delle organizzazioni internazionali che si occupano di protezione dei bambini.

Un metodo discutibile, ma che ha messo all’indice i responsabili dell’esistenza di questi siti pieni di video pornografici e foto di bambine seminude in vendita per pochi euro. Risultati finora? Pochi. In seguito alle nostre segnalazioni alcuni hosting provider hanno inibito l’accesso al materiale pedopornografico di alcunidi questi. A intervenire sono solo le grandi realtà commerciali come GoDaddy, Hostinger, Tucows. Ma la maggior parte dei siti fuorilegge sono ancora online. “Li chiudi da una parte, riaprono in un’altra, ci dice un anonimo funzionario di polizia”.
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