Disinformazione è ogni tentativo intenzionale e organizzato di manipolare le percezioni del ricevente di una comunicazione attraverso la manipolazione dell’informazione a lui diretta. Strumento della polizia segreta sovietica, la GPU, che gli diede il nome, dezinformatzija, per avvelenare radio, tv e stampa, già a questo livello si confonde con la cattiva informazione prodotta dai circuiti giornalistici tradizionali. Oggi però quest’ultima la chiamiamo Misinformation e ammettiamo che possa essere frutto di un errore, dipendente da motivazioni ideologiche, ragioni di mercato oppure da operazioni di influenza, le così dette Misure attive. Di tutto questo parla il libro, a cura di Luigi Sergio Germani, edito nel 2017 da Eurilink University Press con questo titolo: Disinformazione e Manipolazione delle percezioni. Una nuova minaccia al sistema paese.
Nonostante siano passati cinque anni dalla sua pubblicazione, praticamente un’era geologica nell’epoca di Internet che usa strumenti digitali e automatizzati per realizzare disinformazione e propaganda, la sua utilità sta nella chiarezza con cui approfondisce le basi della disinformazione nei vari campi, conflitto tra gli Stati, conflitti intra-Stato, guerre ideologiche e religiose. Il testo correttamente individua la disinformazione come strumento antico ad uso di élite di potere, gruppi di pressione, criminalità organizzata. Perfino dalle Mafie, come correttamente sostiene Roberto Pennisi nelle pagine del libro
in cui ricorda che obiettivo delle Mafie è far credere di non esistere a chi le combatte, e di far credere di esistere a chi vogliono sottomettere.
Un altro elemento a favore del libro è la chiara differenziazione delle operazioni disinformative in base al bersaglio e cioè, da una parte le operazioni finalizzate e manipolare la percezione di ampi target di persone, l’opinione pubblica, utilizzando gli strumenti del Web e dei mass media; dall’altra parte, le operazioni finalizzate a ingannare i decisori, servizi di intelligence, politici, generali e ambasciatori per indurre il target a fare errori di valutazione intervenendo sui loro pari e sugli stessi servizi di intelligence.
Poiché non è sempre facile definire cosa sia la disinformazione secondo gli autori dei vari saggi riuniti nel libro concordano che ci sono sempre dei concetti trasversali che la sottendono e ribadiscono che la disinformazione è un’azione deliberata e intenzionale; riguarda notizie, messaggi, informazioni e narrative; ha lo scopo di influenzare e di ingannare, l’opinione pubblica o un avversario, oppure di oscurare la verità rendendola “opaca”. Tutto questo sfruttando un paradosso psicologico, come dice nel libro Francois Gere: la disinformazione perfetta non si farà mai riconoscere, rimarrà dentro di noi come informazione anche per tutta la vita.
Tuttavia, un’informazione falsa allignerà più facilmente laddove la credulità, la polemica politica e le divisioni sociali sono più forti.