Gli editoriali di PeaceLink
Perché neanche Nichi Vendola vira verso il pinguino?
Quando la rivoluzione ti passa sotto gli occhi e tu non te ne accorgi
La sinistra ha perso le elezioni, l’ala radicale è scomparsa dal parlamento. E c’è da chiedersi: perché?
14 maggio 2008 – Alessandro Marescotti
Il sistema operativo Windows Vista (versione Home Basic) costa 188 euro iva inclusa.
La versione più economica di Office (Office Standard 2007) viene ben 476 euro.
Facciamo i conti: per far funzionare un computer (sistema operativo più programmi per scrivere, elaborare dati, ecc.) siamo arrivati a 664 euro da pagare alla Microsoft.
Poi ci stupiamo del perché c’è chi usa il software della Microsoft copiato. Ma qui non ci interessa ragionare se sia giustificato o meno copiare il software Microsoft. Il dato di fondo che emerge è che questo software è veramente caro.
Recentemente una nota azienda ha lanciato un piccolo computer portatile che fa completamente a meno del software della Microsoft. Infatti ha Linux, il sistema operativo libero e gratuito.
Pesa meno di un chilo, è grande quanto un libro, si collega ad Internet senza fili e ha programmi equivalenti a Office: si può scrivere, gestire database, fogli di calcolo, presentare diapositive elettroniche. In più si può telefonare con Skype, chattare, registrare suoni, fare videoconferenze con una piccola videocamera, ecc. Su questo portatile c’è tutto quello che fa Windows con i suoi programmi applicativi avendo già preinstallata la versione Open Office per Linux.
Quanto costa questo portatile?
Solo 299 euro.
Ossia costa meno della metà del sofware Microsoft.
Un’azienda ha dimostrato in modo evidentissimo il vantaggio di un taglio netto dei costi Microsoft. E quel portatile è praticamente immune da virus perché Linux è così sicuro che non ha bisogno di antivirus.
Quanti utenti di Windows hanno avuto problemi di infezioni di virus? Quanti utenti di Linux hanno avuto infezioni di virus? Basterebbe questa semplice comparazione per portare in tutti gli uffici pubblici Linux, se non altro per tutelare i dati archiviati.
E in Italia la “sinistra” che fa? Si fa passare la rivoluzione sotto il naso.
Non ha la capacità o la voglia di fare una rivoluzione gentile nelle scuole e negli uffici. Avrebbe il potere di farci pagare meno tasse, di “rubare” (legalmente) ai ricchi per dare ai poveri, di fare del software una lotta di principio per indebolire il monopolio della più grande multinazionale dell’informatica.
Ma niente… Ci sono rivoluzioni che si fanno solo a colpi di parole e poi nei fatti si evitano quando si va al governo e quando si esercita di fatto un potere determinante nelle scelte.
La semplice evidenza, unita al risparmio di denaro, non sembra essere sufficiente per cambiare le cose. Abbiamo una sinistra “di governo” che non è capace neppure di cambiare i computer nonostante cambiare tipo di informatica sia non solo possibile ma anche economico e sicuro. Perché allora non si fa? Perché ad esempio Nichi Vendola non dà priorità a Linux negli uffici della Regione Puglia? Come sarebbe stata gioiosa una rivoluzione informatica al grido di “tutto il potere al Pinguino” (che è il simbolo di Linux).
Ed ecco un’altra cosa che la sinistra ha dimenticato di fare: richiedere la libertà di scelta del sistema operativo. Dobbiamo poter scegliere il sistema operativo all’atto dell’acquisto del computer. Del tipo: “Vuole questo computer con Windows o vuole quest’altro con Linux che le costa di meno? Cosa sceglie, gentile cliente?”
Immaginaiamo solo per un momento Linux già preinstallato su milioni di computer senza l’impazzimento di doverselo installare da soli. E immaginiamo (ecologicamente) la possibilità di recuperare milioni di computer vecchi oggi resuscitabili solo con Linux, mentre Windows Vista li condanna alla discarica.
La sinistra ha perso le elezioni, l’ala radicale è scomparsa dal parlamento. E c’è da chiedersi: perché?
Concludiamo con una buona notizia: collegandoci a elezioni software libero troviamo i candidati che nelle ultime elezioni politiche si sono dimostrati sensibili a Linux e al “software libero”.