Al Linux Day festeggiamo la libertà di cooperare, non il mercato. Sapevatelo
Il Free Software non è l’Open source, ma hanno una matrice comune, fondata sulla condivisione e la cooperazione. Ecco come sono nati
Arturo Di Corinto per Chefuturo del 16 ottobre 2016
Negli ultimi venticinque anni Linux (e la sua mascotte, il pinguino Tux), è diventato il portabandiera del software libero. Perciò anche quest’anno la comunità che l’ha adottato lo festeggia nel LinuxDay del 22 Ottobre in centinaia di luoghi, anche in Italia. Attenzione però, dal 2001 il Linux day festeggia sia Linux che il software libero. E forse è bello capire perché. (Leggi anche: “Linux, 25 anni con un pinguino nato grazie a un sogno (e che poi cambiò il mondo dei software)“). Intanto diciamo subito che con l’espressione software libero ci si riferisce precisamente al free software. Tuttavia negli anni questa definizione ha inglobato anche il software open source. Oggi con il nome di software libero indichiamo entrambe le famiglie di questi software distribuiti insieme al codice sorgente e licenze di utilizzo che, pur con alcune differenze, consentono di eseguire, studiare, modificare, distribuire questo codice e la sua versione eseguibile senza timore di essere denunciati per violazione del copyright.
STORIA DEL SOFTWARE LIBERO IN UN FILM ITALIANO
La storia del software libero comincia nel 1983, quando l’hacker Richard M. Stallman decide di avviare il progetto Gnu. Ma è solo nel 1991 che esplode Linux, il termine con cui, non senza polemiche ci si riferisce a una intera generazione di software e sistemi operativi Unix-like.
Gnu + Linux: Stallman e Torvalds
Nel 1991 un giovane finlandese ventunenne di nome Linus Torvalds diffonde su Internet una email in cui afferma di aver realizzato il kernel (il nocciolo) di un nuovo sistema operativo, un clone di Unix, e chiede a tutti di condividerlo e migliorarlo. Le reazioni sono entusiastiche. Migliaia di programmatori aderiscono all’invito e cominciano a lavorare alla sua ottimizzazione. Lo diffondono, lo adattano, e nel giro di pochi anni quel kernel diventa il cuore di un sistema operativo che milioni di persone usano senza saperlo: per limitarsi ad un unico esempio, collegandosi ai server che costituiscono i nodi della rete Internet e che lo hanno adottato come software di base.
Linux è il nome che Ari Lemmke giocando con le parole Linus e Unix, diede al software. Era l’amministratore del sito ftp.funet.fi dove fu disponibile la prima versione pubblica del kernel.
La novità di questo software era appunto che veniva distribuito su Internet in maniera gratuita e in codice sorgente, cioè nel formato che permette a chiunque di vedere come è stato programmato per modificarlo e migliorarlo.
Linus Torvalds diventa presto l’icona della rivoluzione del software libero, cioè del software non “proprietario”, disponibile in rete in formato simbolico programmabile e quindi adatto ad essere modificato. Tutti gli riconoscono l’autorità morale della creazione di Linux, tuttavia il merito di questa rivoluzione non è solo il suo. La storia del software libero era cominciata anni addietro.
Nel 1983, un hacker, Richard Matthew Stallman, aveva inviato una lettera su Arpanet (l’antesignana della rete Internet) in cui dichiarava l’intenzione di voler scrivere un sistema operativo Unix-compatibile. Il nome scelto era GNU, un acronimo ricorsivo che sta a significare che «Gnu’s Not Unix» (GNU Non è Unix), perché questo nuovo sistema, pur avendo le stesse funzionalità di Unix di multiutenza e multitasking, non sarebbe stato proprietario.
Stallman decise di avviare il progetto Gnu in opposizione alla scelta dei produttori di «chiudere» e commercializzare lo Unix, fatto che impediva ai programmatori di adattarlo alle proprie esigenze.
Gnu nasce quindi come reazione alla frustrazione di non poter usare liberamente il software soggetto al copyright che non permette di accedere al codice macchina per risolverne inefficienze e bachi di funzionamento.
Per questo nel 1985 crea la Free Software Foundation, una organizzazione non-profit con lo scopo di raccogliere fondi, collaborazioni ed equipaggiamenti per portare avanti il progetto GNU, e successivamente, nel 1989, fonda la League for Programming Freedom che si opponeva ai brevetti sul software e al copyright sulle interfacce, con lo scopo di favorire la scrittura e la personalizzazione di software libero.
Precoccupati che qualcuno cercasse di mettere un marchio e un copyright a quel software liberamente distribuito – come già aveva tentato l’AT&T con la Berkeley Software Distribution dello Unix – Stallman e la FSF insieme a un team di avvocati scrivono la licenza GPL per proteggere da usi impropri il software libero sviluppato nell’ambito del progetto GNU. La licenza GPL (General Public License), formalizza il concetto di «copyleft», il cosiddetto «permesso d’autore», in opposizione al «copyright», il «diritto d’autore», e che avrà successivamente un ruolo cruciale nel garantire la diffusione del free software.
LA VIRALITÀ DELLA GPL
Una chiara definizione della licenza era necessaria in quanto il termine free si prestava a delle ambiguità, perché la parola che in inglese significa «gratuito» in realtà era riferita alla «libertà» di copia, modifica e distribuzione, anche commerciale, del free software, e non al suo costo. Nel contesto del free software la parola free si riferisce infatti alla libertà di tutti gli utenti di operare per il bene della comunità aumentando la conoscenza collettiva e non soltanto al fatto che poteva essere gratuitamente distribuito come pure accadeva.
L’unico vero vincolo della licenza era che chiunque venisse in possesso del software con essa distribuito non poteva apporre proprie restrizioni al software stesso, come il copyright, anche se poteva farselo pagare una volta trasferito su un supporto magnetico o cartaceo.
Nel 1990 il sistema Gnu era quasi completo, Stallman e i suoi collaboratori avevano già scritto moltissimo software, come il famoso Emacs, un editor di testi, e il GCC, lo Gnu Compilator Code (il software che traduce linguaggi di alto livello in linguaggio macchina), ma gli mancava il kernel, il software che gestisce l’interfacciamento delle periferiche, la memoria centrale, l’unità di calcolo. Il kernel Linux venne scelto per integrare il sistema operativo GNU.
Dall’integrazione del kernel di Linux nella cornice del progetto GNU nasce GNU/Linux.
La comparsa di GNU/Linux dà forma all’incubo peggiore di Bill Gates, fondatore della Microsoft, secondo cui nessuno avrebbe potuto permettersi di scrivere software senza essere pagato per farlo e senza ricavare denaro dalla sua vendita. La storia gli ha dato torto. Oggi ci sono migliaia di persone che scrivono buon codice senza esser pagati per farlo e mettendolo a disposizione di tutti, ricavando denaro distribuendolo, personalizzandolo e formando gli utilizzatori. Una volta integrato il kernel Linux nel sistema GNU, il sistema diventa sempre più richiesto e alcune aziende come la «Red Hat Software» cominciano a venderlo all’interno di pacchetti software completi di documentazione e informazioni di supporto. Successivamente Gnu/Linux entra nelle case sotto varie «distribuzioni», pacchetti software dai nomi curiosi: Slackware, Debian, Red Hat, Mandrake, Suse e altre. GNU/Linux è l’esempio che Gates si sbagliava.
Linux, impresa collettiva
Il successo di Linux sta tutto nell’averlo inserito nella grande famiglia GNU, in tal modo consegnandolo ad un comunità di appassionati sviluppatori. Il kernel Linux di Torvalds, non sarebbe infatti stato sufficiente da solo a far funzionare un sistema operativo che per essere completo ha bisogno di «compilatori, editor, formattatori di testo, software per la posta, e molte altre cose», cosa che invece il sistema Gnu offriva. Viceversa, il sistema Gnu senza quel kernel non poteva funzionare. La ricetta del successo si chiama GNU/Linux.
L’altro ingrediente del successo di Linux è stata e rimane la capacità di Linus di coinvolgere e motivare tanti altri programmatori in un’impresa intellettuale che ha i contorni dell’esperimento sociale. Un’impresa cominciata al momento giusto, quando la diffusione dei Pc e dei software necessari a farli funzionare, prodotti industrialmente e venduti a caro prezzo, era diventata un problema per il mercato stesso.
Così gli alti costi associati al software proprietario e quel gioco perverso per cui è necessario comprare macchine sempre più potenti per far girare nuove versioni di sistemi operativi già vecchi, le aumentate restrizioni legali all’uso del software, le leggi che rendono criminale chi regala una copia del proprio software a un amico, il boom di Internet e l’avvento dell’economia digitale hanno creato lo spazio per tante imprese legate all’economia del software libero.
Per gli esperti e i professionisti il motivo dell’adozione di Gnu/Linux sta nella qualità del codice, nella sua affidabilità e sicurezza; per i curiosi e i neofiti sta nella convenienza, nella curiosità delle cose nuove e nel rifiuto dei monopoli del software. Non è però secondario il fatto che i sistemi operativi Gnu/Linux possono funzionare persino su computer considerati obsoleti, e che usandolo si entra a fare parte di una comunità.
La open source definition
Tuttavia, anche se il software libero è sempre stato disponibile per la commercializzazione, gli imprenditori del software agli inizi lo osteggiarono perché, dicevano, “non è giusto regalare il software”. Consapevoli di ciò, Eric Raymond, Bruce Perens ed altri fondano, nel 1998, la OSI, la Open Source Initiative, per rendere più appetibile al mercato i prodotti del software libero eliminando i riferimenti ai principi ed ai valori della comunità cresciuta intorno alla Free Software Foundation. Sarà motivo di un’infinita polemica fra loro e Stallman.
La forza del software libero risiede comunque nell’applicazione di un modello di cooperazione orizzontale e paritaria
Ma che sia open source oppure free software, la forza del software libero risiede comunque nell’applicazione di un modello di cooperazione orizzontale e paritaria che ha inaugurato una filiera produttiva dove il metodo di sviluppo è più importante degli aspetti tecnologici della realizzazione del software e che ha sfatato il mito in virtù del quale solo da un’organizzazione centralizzata e gerarchica nasce un buon programma.
LINUX DAY
Il Linux day festeggia perciò un’idea, uno strumento, sofisticato utile, economico, rispettoso degli standard, ma sopratutto allude a un modo di essere e di intendere i rapporti fra le persone impegnate in un modo nuovo e diverso di fare impresa, cultura e informazione, ricordandoci che il mutuo aiuto, il dono, il baratto, lo scambio, il riuso, propri del software libero, rappresentano un modello di relazione e di sviluppo che ha nella condivisione, nella cooperazione e nel decentramento le sue virtù più importanti.
ARTURO DI CORINTO