Privacy, accesso e diritti della persona. E’ la Carta dei diritti di internet
La versione definitiva sarà presentata martedì alla Camera. Dovrebbe rafforzare l’accesso inteso come diritto fondamentale, ampliare il concetto di privacy e introdurre un’equilibrata previsione circa i diritti e i doveri di chi produce e diffonde conoscenze in rete
di ARTURO DI CORINTO del 25 Luglio 2015
MARTEDÌ 28 luglio è un giorno speciale per la rete in Italia. Alle 11 sarà ufficialmente approvata la Carta dei diritti di Internet, che subito dopo sarà illustrata nella Sala del Mappamondo della Camera dei Deputati, alla presenza del professore Stefano Rodotà, della presidente Laura Boldrini e dei membri della commissione che l’hanno elaborata. Il testo, su cui si mantiene riserbo, è il risultato delle proposte della commissione e delle integrazioni effettuate nel corso delle audizioni e della consultazione pubblica al testo iniziale diffuso l’anno scorso. E contiene un insieme di principi ispiratori per garantire i diritti di chi Internet la usa ogni giorno e per favorirne sviluppo, efficienza e resilienza (ovvero la capacità di sostenere un trauma senza cedimenti strutturali).
La storia della Carta. L’idea di una carta dei diritti di Internet viene dal lontano 2005 e fu proposta al mondo delle telecomunicazioni, ai governi e all’associazionismo proprio da un gruppo di nostri connazionali riuniti nella Casa Italia di Tunisi. L’occasione era il World Summit on Information Society voluto dall’Onu per realizzare i “Millenium goals”, avendo finalmente realizzato che non ci potevano essere pace, democrazia e sviluppo senza garantire a tutti l’accesso alle nuove tecnologie dell’informazione che stavano progressivamente e inserabilmente convergendo in Internet.
L’impulso dato dagli italiani fu decisivo nella decisione del segretario Onu che volle da quel momento in poi un Internet Governance Forum mondiale (IGF) per discutere di come rendere la rete inclusiva e partecipata per sviluppare il potenziale umano dei cittadini di tutto il mondo.
Portata in Brasile dove, modificata, è divenuta una realtà, la “carta di Tunisi” ha finora ispirato molti governi nel definire le “regole d’uso” della rete Internet e ad oggi si contano 80 tentativi nel mondo per farne approvare una versione secondo le specificità nazionali, ma sulla base di un’idea convergente di diritti che vanno dalla protezione della persona – contro stalking online, cyberbullismo, hate speech – alla protezione delle infrastrutture di rete da virus, malware, spamming, attacchi terroristici, sabotaggio dei cavidotti dove passano i bit della comunicazione digitale.
Il futuro della Carta dei Diritti. La “Magna Charta” italiana dei diritti non sarà vincolante ma offrirà dei principi di alto livello cui conformarsi, con la speranza che possa contribnuire a generare leggi di sistema. Uno sforzo necessario vista l’impossibilità di darsi leggi internazionali per la rete: si pensi all’autarchia cinese e iraniana che fino a ieri minacciavano di staccarsi dalla rete globale, oppure alla minaccia di Angela Merkel e Dilma Roussef di farsi una rete dedicata per sfuggire al controllo tecnico degli USA dopo l’affaire Snowden. Perciò il tentativo della commissione è quello di affermare dei principi di alto livello, ispirati alla grandi dichiarazioni dei diritti dell’uomo e che si spera possano offire l’occasione di autoregolamentare il proprio comportamento come singoli, aziende e fornitori di servizi. Secondo l’on. Giovanni Paglia di Sel “Dopo un anno di lavoro inclusivo e trasparente, abbiamo prodotto una Carta che riconosce valori fondamentali come il diritto all’accesso e alla condivisione di conoscenze, provando a tutelare gli utenti dallo strapotere delle corporations. Adesso tocca al Parlamento”. Il percorso della Carta in effetti, una volta ufficializzata, dovrebbe proseguire alla Camera dei deputati come mozione che impegni il Governo italiano a presentarla come la propria posizione sia nel contesto nazionale che in quello internazionale. E mentre i relatori di martedì si preparano l’altra notizia è che la carta dei diritti italiani ha già un importante sostenitore, è Sir Tim Berners Lee, l’inventore del Www.