«Dei singoli downloader non ce ne frega niente». L’aveva detto il commissario Maurizio Dècina al Forum Ict del Pd, l’ha ripetuto il 17 luglio alla Camera dei Deputati, con parole più eleganti, il suo presidente, Angelo Marcello Cardani, il bocconiano voluto all’Agcom da Mario Monti, illustrando le linee guida di un nuovo regolamento a protezione del diritto d’autore.
Secondo il capo dell’Autorithy, obiettivo dell’intervento dell’ente amministrativo, che vuole avocare a sé indagini e sanzioni per contrastare la pirateria digitale, saranno i siti criminali che lucrano sull’attività di autori e imprese e non i singoli fruitori. «Non manderemo la polizia a casa di nessuno», ha detto riferendosi al caso di una signora multata per avere messo come sottofondo a un video di compleanno su web le musiche di Elton John.
Ma se Cardani ha ammorbidito la sua posizione su questo punto anche per le pressioni provenienti dall’associazionismo e per gli studi che minimizzano i danni della pirateria attribuendo la crisi del settore discografico e cinematografico ad altri fattori – l’impoverimento delle famiglie, la scarsa qualità dell’offerta, la chiusura di audioteche e videonoleggi, l’obsolescenza delle sale cinematografiche -, ha tirato dritto circa la presunta legittimità da parte di un ente amministrativo come l’autorità a intervenire sulla violazione del diritto d’autore che secondo molti giuristi spetta invece alla magistratura. Proprio lo scoglio su cui era naufragato il precedente tentativo dell’Authority guidata da Corrado Calabrò. Ma Cardani ha rilanciato dicendo che l’applicazione delle sanzioni avverrebbe secondo criteri di proporzionalità e ragionevolezza «nel contemperamento di tutti i diritti» (come quello alla privacy), e che un buon banco di prova sarebbe un ricorso al Tar dopo un primo intervento dell’autorità in tal senso. Rimangono le perplessità circa il ruolo degli Internet Providers, che sarebbero chiamati a collaborare per individuare i responsabili delle violazioni.
Cardani ha inoltre sostenuto che l’Autorithy lavorerà per rendere meno appetibili i file pirata e migliorare l’offerta legale di contenuti di qualità e riducendo i tempi delle finestre di distribuzione (dalle sale alla fruizione domestica), fino a intervenire nelle scuole per «educare alla legalità».
In tutto questo non una parola sulla battaglia in corso all’interno dell’Autorità che, privata della direzione studi – quella che aveva fatto il famoso libro bianco sulla pirateria – deve appoggiarsi a ricerche che troppo spesso difettano di metodo e indipendenza, rendendola succube di pressioni da parte di lobby organizzate che hanno gioco facile a ingigantire il problema della pirateria e che chiedono un giro di vite contro il downloading e lo streaming illegale anche dei singoli utenti.
Cardani ha però assicurato che nell’elaborazione del regolamento saranno coinvolti tutti «i portatori di interesse» – Internet Providers, associazioni di categoria – e esperti affinchè possa essere messo presto in votazione un testo definitivo che dovrebbe arrivare nell’ultima riunione del consiglio Agcom prima della pausa estiva. Il regolamento quindi, dopo sei mesi di consultazione pubblica e i rilievi dell’Europa, dovrebbe essere approvato non prima di febbraio. Governo e Parlamento permettendo.
Il Manifesto: Il copyright secondo l’Agcom
COPYRIGHT
di Arturo Di Corinto
per Il Manifesto del 19 luglio 2013