Liberazione, pag. 5, del 13 luglio 2007
Arturo Di Corinto
«In Italia la protezione dei dati personali è diventata un’emergenza, al pari di quella ambientale, energetica, infrastrutturale». E’ questo uno dei passaggi centrali della relazione annuale che il garante per la protezione dei dati personali, presidente Francesco Pizzetti, ha consegnato ieri mattina al folto uditorio della sala Zuccari al Senato. In particolare la relazione ha sottolineato come la smaterializzazione dell’esperienza portata dalle tecnologie digitali e di rete debba produrre una nuova cultura dell’innovazione, affinché «nessuno diventi strumento cieco di chi organizza e gestisce le nuove tecnologie».
Ma ha anche ribadito l’importanza di impedire «l’appropriazione illeggittima dei dati e il loro utilizzo legato a strategie sapienti di inquinamento che rendono meno giusta la giustizia, meno sicura la sicurezza, meno libera la democrazia, meno competitiva l’attività economica e finanziaria, meno credibile la società». I riferimenti alle vicende dello spionaggio Telecom, del caso Abu Omar e della rossa di Maranello sono tutti esempi omessi ma di chiara lettura. Chissà che ne pensa l’agente Libellula. Esplicito è stato invece il riferimento alla tensione irrisolvibile fra diritto alla privacy e diritto di cronaca. Perché secondo Pizzetti «la libertà d’informazione è sacrosanta e irrinunciabile in una democrazia», ma non può essere invocata per giustificare l’uso di informazioni raccolte magari con fini di giustizia ma diffuse illegalmente o raccolte con artifici inaccettabili. E’ questo il capitolo delle intercettazioni dove non nominato, fa capolino il caso Unipol/Bnl. Tuttavia, secondo il garante, il principio della tutela della riservatezza deve valere per tutti, non solo per i Vip, che pure, come è noto, godono di una privacy ridotta per il loro essere protagonisti della vita pubblica. E in questo quadro Pizzetti ha rivendicato l’intervento su casi di pedofilia, lo stop alla trasmissione delle Iene sugli stupefacenti a Montecitorio e della divulgazione di dati relativi alle abitudini sessuali delle persone risultanti dalle intercettazioni.Ricordando che deve esistere un equilibrio fra il diritto-dovere all’informazione e il rispetto per la privacy di ciascuno, e che la normativa vigente coinvolge in questa sfida l’ordine dei giornalisti, il garante e il giudice ordinario, invocando l’intervento del Parlamento per un quadro di regole certe, fa anche un proposta che va al di là della condivisione e della scrittura collaboratva di regole deontologiche per gli operatori dell’informazione.
La pagina 5 di LIberazione