L’Agenda Digitale, una storia italiana
Il 3 giugno 2014 Agostino Ragosa, si dimette dall’incarico. Le dimissioni, volute dal governo Renzi, segnano la fine di una fase della vita dell’ente che doveva realizzare l’Agenda digitale italiana per favorire sviluppo, competitività e occupazione. Ecco la storia di questi due anni
di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 09 luglio 2014
26 giugno 2012 – Nasce l’Agenzia Digitale. Il decreto sviluppo e la nascita dell’agenzia Con il Decreto Sviluppo (22 giugno 2012, n. 83) nasce l’agenzia per l’Italia Digitale. La sua missione è digitalizzare il paese, renderlo più trasparente e competitivo, erogare nuovi servizi di e-government a cittadini e imprese allo scopo di risparmiare soldi pubblici. E per farlo deve accorpare DigitPa, l’Agenzia per l’innovazione, il Dipartimento per la Digitalizzazione e l’Innovazione della Presidenza del consiglio e L’Istituto superiore delle comunicazioni (che non passerà mai sotto l’Agenzia). Da un punto di vista pratico e organizzativo deve dotarsi però di uno statuto, definire le risorse e nominare un direttore.
30 ottobre 2012 – Arriva la nomina del direttore dell’Agenzia. La governance di questo organismo si rivela da subito faccenda complessa. Sottoposta alla vigilanza del Presidente del Consiglio, o del suo delegato, l’Agid deve rispondere a ben quattro ministeri: Sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti, Pubblica Amministrazione e Semplificazione, Economia e Finanze, Istruzione, Università e Ricerca Scientifica (si aggiungerà quello della Salute), i cui titolari tutti vogliono mettere bocca sulla nomina del direttore. La spunta Corrado Passera che sceglie l’ingegnere Agostino Ragosa proveniente da Poste Italiane. Un nome emerso da una short list di cinque candidati (fra i 239 curricula a disposizione) ma fatta senza conoscere i criteri di nomina, fatto che originerà diverse interrogazioni parlamentari senza risposta.
15 gennaio 2013 – Ragosa si insedia, entra in rotta di collisione coi vertici uscenti e licenzia Giorgio De Rita, direttore generale dell’accorpata DigitPa e dopo diversi mesi anche Mario Dal Cò, direttore dell’Agenzia per l’Innovazione. Entrambi gli faranno causa per interruzione anticipata del rapporto di lavoro e mancati pagamenti di stipendio.
Il 9 marzo 2013 – Passera annuncia con un tweet che lo Statuto dell’Agenzia è pronto. Ma la Corte dei Conti lo rimanda indietro a causa della commistione fra i ruoli esecutivi e quelli di indirizzo e di vigilanza attribuiti al direttore stesso.
13 giugno 2013 – Arriva Mr Agenda Digitale. Con un tweet, il premier Enrico Letta rende nota la nomina di Francesco Caio, manager di Avio, a Mr. Agenda Digitale. lavorerà a titolo gratuito. Con il “Decreto fare”, approvato due giorni dopo, viene ridefinita la governance dell’Agenda digitale italiana: Francesco Caio presiederà l’istituenda cabina di regia dell’Agenda digitale italiana e dovrà operare come raccordo politico tra l’Agenzia e la Presidenza del consiglio. Il gruppo di Sinistra Ecologia e Libertà alla Camera ne chiede conto al Governo ma non ottiene risposta. In realtà quello di Caio è un ruolo commissariale per portare l’Agenzia che deve attuare l’agenda digitale fuori dall’impasse in cui si trova. In nove mesi però con la sua struttura di missione darà vita a tre provvedimenti – anagrafe nazionale, identità digitale e fatturazione elettronica. Dimessosi dall’incarico al termine del governo Letta, diventerà amministratore di Poste Italiane con Renzi premier.
Agosto-dicembre 2013 – Consulenti esterni preparano la strategia per l’agenda digitale e, senza un incarico in tal senso, lavorano alla stesura del documento strategico per l’Agenda digitale italiana. I Revisori dei conti Agid stigmatizzano il comportamento del direttore e denunciano la mancata adozione del bilancio e dei piani relativi a trasparenza e anticorruzione, oltre che l’affidamento diretto di servizi, appalti e incarichi di lavoro perché “contra legem”.
5 marzo 2014 – Il Servizio Studi del Dipartimento Trasporti della Camera dei Deputati denuncia le inadempienze dell’Agenzia e i ritardi nell’attuazione dell’Agenda digitale. Dei 55 adempimenti previsti solo 17 sono stati adottati e altri 21 risultano scaduti. Tra i settori strategici non disciplinati ci sono il riordino del sistema statistico nazionale, la bigliettazione elettronica, la sanità digitale, la sicurezza informatica e la trasparenza dell’attività parlamentare. Nello studio viene sottolineato che l’Agenzia non ha trasmesso al Presidente del consiglio o ministro delegato, l’Agenda nazionale dei contenuti e degli obiettivi delle politiche di valorizzazione del patrimonio informativo pubblico, e di non aver predisposto organizzazione, pianta organica e bilancio.
Marzo 2014 – Arrivano le riforme di Francesco Caio: fatturazione elettronica, anagrafe nazionale, identità digitale. Ma in realtà la fatturazione era stata voluta da Prodi nel 2007; l’anagrafe digitale è un progetto partito dieci anni fa e mai arrivato a conclusione; l’identità unica digitale è stata inviata la settimana scorsa alla Commissione Europea.
21 marzo 2014 – La denuncia di CGIL e CISL del comparto Funzione Pubblica nazionale. Dalle “riforme Caio” ci si attende un duro colpo a corruzione ed evasione ma soprattutto risparmi. Contabilizzati nella spending review del commissario Carlo Cottarelli non trovano d’accordo i sindacati confederali che li denunciano come illusori (i risparmi sarebbero pari a 3,6 miliardi). Nello stesso comunicato Cgil e Cisl funzione pubblica contestano l’assenza di una pianta organica all’Agenzia per l’Italia Digitale che deve attualizzare almeno in parte le riforme di Caio e denunciano la presenza di consulenti esterni dentro l’Agid.
23 aprile 2014 – Il Ragioniere generale dello Stato, In seguito alle segnalazioni dei Revisori dei conti dell’agenzia, chiede, con una missiva alla Presidenza del Consiglio, di intervenire sull’Agid per irregolarità amministrative, ma adesso la vigilanza spetta al Ministro Madia. Il timbro sul decreto che gliela attribuisce è del 23 aprile, ma il decreto è retroattivo e rimanda al giorno successivo alla nomina della giovane parlamentare.
1 maggio 2014 – Agostino Ragosa decade da direttore. Si tratta di una sanzione automatica prevista dalla legge 98/2011, e ribadita dalla circolare n. 33 del 28 dicembre 2011 del MEF, per non aver presentato né il bilancio di previsione a fine ottobre, né il rendiconto generale a fine aprile senza i quali l’Agenzia è nell’impossibilità di operare. Dal primo maggio ogni determinazione del DG è impugnabile.
3 giugno 2014 – Ragosa si dimette dopo essersi incontrato per la seconda volta col ministro Madia e accetta di mantenere l’interim sull’Agenzia in attesa della scelta del nuovo direttore. Diplomatico il comunicato: Agostino Ragosa viene ringraziato per il lavoro svolto e le sue dimissioni vengono spiegate con la necessità di dare discontinuità alle politiche dell’agenda digitale.
6 giugno 2014 – Il totonomine parte con un tweet di Marianna Madia all’ora di pranzo. Un’ora dopo esce il bando per il nuovo direttore dell’Agid. Due paginette sul tipo di incarico e sulle qualità dei candidati che devono inviare il curriculum entro la mezzanotte del 15 giugno. L’amministrazione si riserva la discrezionalità di scelta dei candidati e li invita a esporre le proprie linee programmatiche per le politiche dell’agenzia. Di candidature ne arriveranno 154.