Mobile justice: l’app che denuncia le brutalità della polizia
L’Aclu, associazione americana per i diritti civili, ha realizzato un’app per filmare gli abusi della polizia: se si prova a bloccarla manda tutto agli avvocati. Il codice, personalizzabile, si trova su Sourge Forge. Il suo video-tutorial è stato visto 23 milioni di volte
per The Next Tech del 30 luglio 2015
Una sotterranea tensione razziale pervade l’America. Negli ultimi anni sono state decine le vittime innocenti della brutalità della polizia e quasi sempre di colore. Abusi, violenze e omicidi che continuano nonostante le dure prese di posizione del presidente Barack Obama e le denunce della comunità afroamericana.
Per questo motivo l’American Civil Liberties Union (ACLU), associazione che dal 1920 si batte per il ripetto dei diritti civili degli americani, ha deciso di realizzare una app per smartphone in grado di denunciare i comportamenti scorretti della polizia nel mentre si verificano.
La app, che si chiama Mobile Justice, fa tre semplici cose: registra il fatto con la telecamere dello smartphone, testimonia l’accaduto e lo denuncia.
Nell’ultima versione è sufficiente scuotere il telefono per far partire la registrazione che, quando viene stoppata dall’operatore o in seguito all’intervento di chi non vuole essere filmato, viene spedita automaticamente ai server dell’ACLU dove sarà visionata dagli avvocati incaricati costituendo una prova in caso di giudizio.
Una App personalizzabile
Sono diverse le sezioni locali dell’ACLU che la utilizzano e la migliorano costantemente a New York, in California, in Missouri, in Oregon. Siccome il codice per realizzare l’APP è disponibile gratuitamente su Sourge Forge, chiunque può ottimizzarne le funzioni e realizzarne una versione localizzata.
L’App è scaricabile sia da Google Play per Android che da iTunes se si possiede un iPhone, ed è disponibile in diverse lingue: inglese, tedesco, giapponese, coreano e polacco, ma anche in spagnolo e cinese semplificati.
La sezione Aclu del Missori ha realizzato la versione ad ora più completa con una sezione di testo che spiega quali sono i diritti di chi porta l’app con una introduzione relativa ai diritti di ogni cittadino americano per rispondere adeguatamente alle minacce o alle ritorsioni della polizia.
ACLU California ha invece realizzato un buon tutorial visibile su Youtube per spiegare cos’è e come funziona.
Funziona come un social
Una caratteristica molto interessante della app, che l’avvicina a un social network, è che può essere usata in maniera anonima o con tanto di nome, cognome, geolocalizzazione e, se impostata per farlo, avverte dell’avvio della registrazione chiunque ce l’abbia sul telefono per eventualmente ricevere aiuto. Inoltre presenta una serie di “features” per completare la denuncia indicando una serie di informazioni sulle persone coinvolte, la razza, il luogo e le proprie informazioni di contatto.
Realizzato da Quadrant 2 sul modello della app “Stop and Frisk” (“Ferma e Perquisisci”), dalla data del suo rilascio nei primi giorni di maggio, il video di presentazione di Mobile Justice è stato visualizzato circa 23 milioni di volte.
Secondo gli ideatori la necessità di ricorrere alla tecnologia delle app è che troppo spesso la polizia ferma e perquisisce i cittadini che partecipano alla manifestazioni di protesta pacifica, aggredendole e umiliandole. l’App dovrebbe costituire un deterrente per impedirlo.
Decine di casi di uso della “forza letale”
Molti ricorderanno infatti i casi di Michael Brown 18enne disarmato ucciso a Ferguson in Missouri, di Kendrec McDade, lo sportivo diciannovenne ucciso con sette colpi di pistola o il caso di Trayvon Martin altro 17enne ammazzato nel 2012 da un vigilante: tutti sospettati di un furto che non avevano commesso.
Oppure possiamo ricordare la storia di Eric Garner, il 43enne newyorkese soffocato, ma anche l’uccisione di Walter Lamer Scott, il cinquantenne ucciso con 8 colpi alla schiena, entrambi morti durante un semplice controllo di polizia. Quest’ultimo commesso dall’agente Michael Thomas Slager, di 33 anni, che ha perfino cercato di occultarne le prove senza riuscirci. Grazie al video dell’omicidio ripreso da un telefonino.