Degooglizzare la vita dopo il #googledown

Per un’azienda sinonimo di Internet, che ha proprie infrastrutture presidiate da ingegneri esperti e ben pagati, si possono fare molte illazioni per questa improvvisa interruzione di servizio (outage, in gergo). Ma non è questo il punto. Google ha riconfigurato la stessa idea che abbiamo del Web e il Googledown ci ha fatto capire quanto siamo dipendenti dal digitale e dall’infrastruttura di questa azienda americana, Alphabet, sotto al cui cappello Google cresce.

Google è ovunque, e anche se non usiamo direttamente i suoi servizi, è possibile che ne stiamo usando librerie e procedure (le API), un pezzo di codice, o i suoi server. 

Proprio per questo è ora di pensare a come degooglizzare la nostra vita. Non è facile né immediato. Come è scritto sul sito di WuMing, il degoogling è un processo, un fare inchiesta, tentare e praticare alternative, non significa sventolare una bacchetta magica. 

È vero che Google “controlla” la rete. I suoi servizi sono tanti, in gran parte gratuiti e open source: YouTube, Gmail, Google Photos, Google Drive, Google Docs. Il suo sistema operativo è il più diffuso al mondo per i cellulari Android, Google Maps è la nostra cartina geografica e Google Search la nostra memoria. Ma ci sono delle alternative. In termini di qualità della ricerca Duck Duck Go e Qwant funzionano abbastanza bene: l’unica remora è che non profilandoci possono sembrare meno accurati nei risultati. Al contrario significa che rispettano di più la nostra privacy. 

Google Chrome, il browser, è bello e funzionale, ma è Mozilla Firefox il più veloce che permette di aggiungere centinaia di estensioni utili, di sincronizzarlo, di controllare se la nostra email è stata bucata. E lo fa senza collezionare troppi dati personali.

Gmail, gratuita e potente, grazie agli algoritmi di apprendimento automatico è capace di scrivere intere frasi al posto nostro senza che noi le digitiamo per intero: è la funzione di autocompletamento sviluppata a partire dalla lettura umana della nostra posta da parte degli operai di Google. L’alternativa? Protonmail: sicura, facile, veloce.

Di Youtube è difficile fare a meno. Ha permesso di passare dalla tv di massa alla massa delle tv: ogni canale è una piccola televisione. Anche qui ci sono delle alternative come Vimeo, Dailymotion, e Vevo, da usare solo dopo averne letto le policy.

Ieri la Commissione Europea ha presentato due proposte per favorire la concorrenza e tutelare i consumatori nel mercato digitale: un primo passo per porre dei limiti allo strapotere di Google e dei suoi fratelli. Un primo passo verso il degoogling, forse.