Adesso però, invece che appartenenti alla «mala» del Brenta, del Giambellino, alla vecchia mala delle osterie e dei quartieri popolari, gli incaricati del losco traffico sono persone che, contattate via social, accettano di diventare manovalanza per gang criminali. Gang che a loro volta vivono nel cyberspace, essendo composte da hacker malevoli che derubano online con raggiri vari le loro vittime e poi devono far sparire e presto il denaro, coi «money mule», appunto.
È di ieri la notizia che la Polizia postale italiana con l’ausilio dei colleghi rumeni ed europei ha bloccato una centrale italiana di questo meccanismo di riciclaggio smascherando un’organizzazione di hacker romeni che usavano connazionali e italiani, ignari e un po’ fessi, per far sparire i soldi accumulati con le truffe online ai siti di e-commerce, con viaggi e case-vacanza inesistenti o attraverso campagne di phishing informatico.
Per «ripulire» il denaro la branca italiana dell’organizzazione criminale a cui era «esternalizzato» il servizio di riscossione, usava i conti correnti italiani su cui l’organizzazione rumena accreditava i proventi delle frodi, «che venivano ripuliti, incassati, decurtati di una percentuale del 35-40% trattenuta in Italia a titolo di provvigione per il servizio reso, ed infine trasportati in contanti oltre frontiera».
L’operazione di polizia è passata da Genova, dove una coppia rumena dal 2018 aveva creato una rete di procacciatori incaricati a loro volta di reclutare i prestanome disposti a mettere a disposizione – dietro un modesto compenso – la loro identità per l’apertura dei conti correnti dove confluivano i bonifici frutto delle frodi informatiche.
I corrieri, incaricati successivamente di prelevare il denaro dai conti correnti, dovevano nasconderlo in luoghi segreti e poi portare fisicamente il contante oltre frontiera in Romania, usando la «carrozza», cioè furgoni, pullman, auto a noleggio. Il «denaro sporco» però veniva trasferito anche via home banking usando conti correnti, carte di credito ed altri strumenti digitali di pagamento.
Una pratica criminale che, secondo la polizia, favorisce il traffico di droga, la tratta degli esseri umani e ripaga la stessa organizzazione dell’esecuzione delle frodi online.
Il «Money muling» è uno dei fenomeni di cybercrime in più rapida espansione ovunque nel mondo per il riciclaggio dei proventi di frodi informatiche, attacchi ai sistemi bancari e campagne di phishing.
Un motivo in più per non fornire mai i propri dati bancari a sconosciuti come raccomanda dal 2016 la campagna di prevenzione European Money Mules Action.
A seguito di questa campagna, arrivata alla quinta edizione, nel 2019 le autorità di polizia di 31 paesi hanno arrestato 228 persone e identificato 3833 money mule con l’aiuto di Europol, Eurojust e della Federazione delle banche europee. Condividi: