La critica al copyright per il libero scambio di programmi informatici. Due incontri. A Milano e Bologna
ARTURO DI CORINTO
Il Manifesto – 12 Gennaio 2001
Agiudicare dal moltiplicarsi delle iniziative su software libero, brevetti e copyright si direbbe che in Italia è partita una “campagna d’inverno per la libera circolazione dei saperi”.
Le iniziative nascono da una accesa discussione che dimostra l’esigenza di confrontare tesi e soluzioni volte ad assicurare una economia certa per gli autori-inventori e una reale, concreta occasione di progresso culturale per quelli che i libri, il software e i cd-rom li usano per studiare e lavorare. Ma andiamo con ordine.
A novembre c’è stata la vicenda dell’istituto Galiano (www.galiano.it) costretto a ritirare dal proprio sito le copie digitali di romanzi e saggi ceduti in via gratuita ai non vedenti a causa delle diffide ricevute da parte delle maggiori case editrici italiane che hanno inteso in questo modo tutelare i propri diritti economici sulle opere in questione.
E’ noto che proprio i disabili, una porzione socialmente significativa degli utenti informatici, devono già pagare a caro prezzo gli strumenti per l’accesso e l’acquisizione del sapere in forma digitale – postazioni ergonomiche, dispositivi audio, software e tastiere speciali. Inoltre, sono quelli che rimangono più penalizzati dalla difficoltà ad accedere a strumenti di socializzazione e di formazione al lavoro adeguati a garantire una soddisfacente vita di relazione. Per il popolo della rete, la vicenda del Galiano è apparsa come un sopruso verso persone che più di altre andrebbero favorite nell’uso dei nuovi strumenti di comunicazione.
Sempre a novembre, la Business Software Alliance (Bsa) lancia una campagna, con tanto di spot, che lascia intendere che “tutto il software protetto da copyright non può essere copiato” e che la sua duplicazione, anche dentro le aziende è perseguibile per legge. Alle proteste di tanti e all’esposto di un netizen chiunque, il gran giurì per la pubblicità ha dichiarato ingannevole lo spot e ha fatto propria la denuncia di chi è impegnato nella diffusione di software coperto da forme di tutela simili ma diverse dal copyright e cioè il copyleft. Il free software tutelato dalla Gnu-General Public License detta anche Gpl, è infatti liberamente utilizzabile e liberamente distribuibile insieme all’invito a copiarlo e migliorarlo (www.gnu.org).
E’ questo il tema dell’incontro milanese Gnu Economy che si terrà da oggi fino a domenica. Una iniziativa dove saranno dominanti le tematiche del rapporto fra sapere sociale, economia digitale e cooperazione distribuita, tutti elementi che rappresentano le caratteristiche portanti della “new economy” coccolata da governanti e mercati finanziari. All’incontro, che si tiene nella prima giornata al Loa-Bulk, si discuterà quindi dell’opposizione a una economia del software fondata sull’espropriazione del sapere individuale e sulla restrizione d’uso nello scambio dei programmi informatici. Quindi un software che, invece di essere usato per ottimizzare la resa delle macchine, risparmiare lavoro ai programmatori, tempo e denaro agli utenti, viene commercializzato a caro prezzo senza alcuna garanzia di buon funzionamento e senza la possibilità di ri-adattarlo alle proprie esigenze.
A proposito di copyright, nel seminario di sabato, intitolato Net-working. L’editoria e il suo futuro dopo la rete (in questo caso l’incontro è presso il circolo Bertold Brecht di Milano), sarà lanciata la provocatoria proposta di utilizzare Internet come biblioteca pubblica universale dove depositare una copia elettronica di ogni prodotto editoriale con il permesso dell’autore senza intermediazione commerciale. Un modo, cioè, per garantire a chiunque l’accesso all’opera d’ingegno rivendicandone la primogenitura sociale. L’opera intellettuale, dicono gli organizzatori, può nascere solo dal rapporto dell’autore con l’ambiente sociale complessivo, perché frutto di una cooperazione sociale e l’accesso ad esse rappresenta una modalità di redistribuzione di quella stessa ricchezza cui ognuno contribuisce mettendo in circolo intuizioni e prodotti, scambiandosi idee o attuando comportamenti di selezione e scelta dei prodotti nella vita di tutti i giorni.
Ma se d’altra parte si annuncia una normativa più restrittiva del diritto d’autore e si aumenta il costo delle fotocopie legali di 65 lire ciascuna, aumenta pure l’insofferenza per la cattiva informazione che viene fatta sul copyright e sulla conseguente limitazione nella circolazione del sapere, vero motore dell’innovazione tecnica e sociale. Per questo il 15 gennaio dalle ore 15 alle ore 18 verrà attuato il netstrike contro la Siae – informazioni su www.netstrike.it – per manifestare il dissenso verso quelle istituzioni che non riconoscono il diritto alla libera distribuzione di libri, musica e software.
Alla moltiplicazione delle iniziative di disobbedienza civile si affiancano pure altre risposte creative e altrettanto civili di protesta. Alle restrizioni imposte al Galiano è seguita la proposta di boicottare le case editrici coinvolte nella vicenda, mentre altri lavorano al progetto Oboe (www.ecn.org/loa) per costruire hardware per i non vedenti che sia accessibile nei costi e nelle funzioni. Inoltre, due veterani della rete, noti con gli pseudonimi di “Arclele” e “Ferry.Byte”, hanno appena rilasciato l’ultima versione di Acces to Web (www.ecn.org/xs2web), un portale pensato per chiunque voglia realizzare siti Internet accessibili ai disabili e a chi usa tecnologie povere e non proprietarie per navigare sulla rete delle reti.
A dimostrazione della esigenza di fruire e distribuire liberamente i contenuti digitali, un’altra iniziativa – a Bologna 19-20-21 gennaio, presso il Teatro Polivalente Occupato (www.ecn.org/tpo) – che parte dalle stesse critiche al copyright, ma che vedrà musicisti, avvocati, insegnanti e funzionari pubblici discutere insieme di diritti digitali e rovesci analogici. I temi sono il “riutilizzo musicale” e le radio su Internet, le conseguenze penali e i costi sociali della violazione del copyright, l’uso di Linux nelle scuole e nelle Pubbliche amministrazioni, fino a presentare, sabato 20, l'”Associazione Software Libero” (www.softwarelibero.org/).
Una tre giorni insomma per fare il punto della situazione e rimettere in moto la fabbrica sociale delle idee su come accedere alla rete e usarne le risorse senza pagare un costoso pedaggio. Ma anche per conoscere i software alternativi a quelli commerciali e proprietari, avendo in mente che il libero scambio di software e contenuti prospetta un nuovo contratto sociale, comunitario e solidale, che, già diffuso nella pratica, ora vuole comunicarsi come teoria.