Anonymous minaccia l’Arabia saudita: “Non uccidete Alì”
Gli hacktivisti attaccano i siti sauditi e avvertono i reali che non si fermeranno di fronte all’esecuzione del giovane condannato a morte per aver partecipato alle manifestazioni della primavera araba
di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 30 Settembre 205
ANONYMOUS torna alla carica. Dopo diversi attacchi ai siti del governo saudita durante il weekend minaccia di colpirne le infrastrutture del paese “se Ali Mohammed al-Nimr non sarà graziato”. Il giovane 21enne Ali Mohammedal-Nimr è stato condannato alla pena di morte tramite crocifissione e taglio della testa per aver participato alle manifestazioni della primavera araba quando era sedicenne “e per aver incitato alla rivolta” i suoi amici via SMS. La decisione ha suscitato un’ondata di proteste in tutto il mondo e la moltiplicazione di petizioni online, come quella di Avaaz, che ha raccolto un milione di firme e quella di Change.org, lanciata da un italiano per chiedere la grazia in favore del giovane. Anche il nuovo leader del Labour inglese ha inviato una lettera a Cameron per chiedere di intervenire e “impedire l’orribile sentenza”.
Gli anonymous di tutto il mondo si sono dunque coalizzati per impedire la sentenza hanno agito con il solito schema. Lanciando l’hashtag #OpNimr su Twitter, una serie di tweet preimpostati e creando una lista di siti governativi da attaccare, infine mandando offline i siti del ministero dell’Economia e Finanze, della Giustizia e quello dell’Informazione del regime della famiglia Sahud. In seguito hanno diffuso su Pastebin, la lavagna anonima su cui pubblicano i propri comunicati, numerosi nominativi di alti ufficiali e impiegati del ministero della difesa.
“Migliaia di persone muoiono ogni anno a causa del governo saudita e adesso sarà punito per queste azioni. Noi non perdoniamo, noi non dimentichiamo, aspettateci.” Questa è l’accusa di Anonymous contro il regime. In ben due video, uno del 22 settembre, e un altro del 26 gli Anonymous hanno chiesto di fermare l’esecuzione affermando che il giovane Alì è stato torturato e costretto a firmare una confessione in cui si autoaccusa.
Pur aggiungendo la propria voce a quella della comunità internazionale che ha chiesto di bloccare l’esecuzione, Anonymous ha inserito nel proprio videocomunicato una nota polemica verso le Nazioni Unite, che proprio nei giorni della sentenza di morte del giovane ha ottenuto la guida del Consiglio per i Diritti Umani alle Nazioni Unite aiutati segretamente dal Regno Unito come dimostra un dispaccio del Cablegate diffuso tramite Wikileaks.
La sorte di Alì in questo momento è incerta e nessuno sa se la sentenza di morte sia stata eseguita, perciò gli hacktivisti si preparano a un attacco in grande stile.
Come riportato dalla testata International Business Time, i siti finora colpiti sono una ventina, con metodo DdoS (Distributed Denail of Service attacks) e “le crew esterne di Antisec e Hagash hanno collaborato a prelevare dump di database tramite Sql Injection”. Questa mattina alle 8:47 è stata messa offline per breve tempo anche la Banca Islamica di Sviluppo.