Francesco Caio è “Mr. Agenda Digitale”,
l’investitura dal premier con un tweet
Un tecnico roccioso, che ha ricoperto incarichi prestigiosi anche all’estero, è stato voluto da Letta. Sarà affiancato da un comitato di esperti e diventerà l’anello di congiunzione tra l’Agenzia per l’Italia Digitale e il presidente del Consiglio di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 13 giugno 2013
Un tecnico roccioso, che ha ricoperto incarichi prestigiosi anche all’estero, è il nuovo “Mr. Agenda digitale del Governo”. Sarà affiancato da un comitato di esperti e diventerà l’anello di congiunzione tra l’Agenzia per l’Italia Digitale e il presidente del Consiglio.
Il premier Enrico Letta ha scelto Francesco Caio come “Mister Agenda digitale”. Lo ha reso noto lo stesso capo del governo in un tweet, precisando che quella dell’agenda digitale è una “missione alla quale voglio dare massimo impulso”.
Caio diventa quindi il famoso coordinatore dell’agenda digitale invocato da vari settori delle maggioranza parlamentare: piace all’area meno governativa del PDL, non dispiace ai moderati del PD, piace a Monti, di cui è considerato un emulo. Qualcuno lo considera un “Bondi giovane” per il carattere roccioso e fumantino. E con una qualità: finora è stato lontano dalla “marmellata italiana”: quell’intrico di sgambetti, tangenti e strategie sgangherate che hanno contrassegnato troppe delle politiche dell’innovazione tecnologica del Bel Paese.
Francesco Caio, classe 1957, In Italia ha guidato la Omnitel (responsabile divisione Telecom e multimedia), primo operatore privato di telefonia mobile, poi la sua capogruppo Olivetti. Dopo la guida della Merloni, (l’attuale Indesit in crisi), ha lasciato l’Italia per la Cable & Wireless. Sia nel 2008 che nel 2009 è stato consulente per i governi inglese e italiano nella definizione delle politiche industriali per lo sviluppo delle reti a banda larga. È suo il famoso “piano Caio” in cui si denunciavano le inadeguatezze del sistema Italia in tema di banda larga. Dal 2011 fino ad oggi è stato a capo di Avio di cui sarebbe dovuto diventare coordinatore di tutto il settore aerospaziale.
Unico neo, se così si può dire, è stato nel board di Nomura (ex Lehman Brothers), la banca implicata nello scandalo del MontePaschi
Quindi, scalzato Alfonso Fuggetta del Politecnico di Milano che correva per la stessa poltrona, Francesco Caio diventerebbe così il supercommissario addetto al controllo di Agostino Ragosa che difficilmente rimarrebbe responsabile dell’Agenzia per l’Italia Digitale se l’esposto denuncia circa i suoi presunti illeciti aministrativi – da poco arrivato sulla scrivania di Letta a nome di Francesco Torre – troverà un riscontro in prove oggettive per i tribunali della Repubblica.
La scelta di Letta sarebbe insomma maturata per dare operatività all’Agenzia per l’Italia Digitale guidata da Ragosa e ridare impulso alla trasformazione digitale della PA e alle nuove imprese innovative con un grandioso “piano paese” in grado di attuare il famoso decreto Sviluppo bis.
Ad affiancarlo un comitato di esperti con Francesco Sacco della Bocconi, Luca De Biase della Fondazione Ahref, Benedetta Rizzo, che per Enrico Letta organizzava VeDrò, il festival visionario del “think net” di Enrico Letta.
Ma si dice che sia Catricalà, molto vicino a Gianni Letta, in rotta con i potenti direttori del Mise ad essere il solito kingmaker, nonostante Caio sia considerato un prodiano dal giorno in cui fece scivolare il piano banda larga a Wikileaks che lo diffuse.
Bravo in gestione, carattere spigoloso – si racconta di lui che fa volare oggetti nell’ufficio se arrabbiato – amico personale di Letta, alter ego di Passera, pronto a dare filo da torcere a chi nel Sindacato e nell’alta burocrazia non vuole dare battaglia a cordate e fannulloni.
La scelta tutta politica per Caio riposa però sul fatto che fu lui a indicare tra le soluzioni ottimali per far partire le reti di nuova generazione lo scorporo da Telecom della rete fissa che è quello di cui si parla proprio in questi giorni: la vera partita dell’ammodernamento dell’Italia secondo tutti gli osservatori. La gestione della separazione della rete, infatti, se adeguatamente affrontata, insieme al tema degli standard e degli open data, la lotta al digital divide, il fisco elettronico e le identità digitali per i servizi erogati dalla PA in maniera federata sono le poche cose per cui i soldi ci sono e con un decisionista come Caio ben spalleggiato dal Governo potrebbero decollare anche domani.