Tante funzioni e troppi referenti
Quanti rischi per l’agenzia digitale
L’agenda digitale arriva in Parlamento, anche se la nomina del direttore per la struttura che deve metterla in pratica è lontana. Un emendamento al Decreto Sviluppo evita profili di incostituzionalità per la nascitura struttura ma non risolve il problema del coordinamento con le altre stutture preposte alla digitalizzazione e all’innovazione del paese di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 30 luglio 2012
L’OSSATURA per l’Italia digitale è pronta. Con l’approvazione delle Disposizioni per l’agenda digitale avvenuta giovedì scorso in Commissione Trasporti alla Camera, il governo ha ottenuto una sponda parlamentare per il decreto Digitalia che dovrà recepire molte delle disposizioni dell’agenda digitale europea. Queste disposizioni dovranno essere implementate dalla nascitura Agenzia per l’Italia digitale che però ha più di un problema, a cominiciare dalla scelta del suo direttore. L’Agenzia per l’italia digitale è infatti diventata una realtà col Decreto Sviluppo che ha avuto la fiducia della Camera la scorsa settimana, ma con un emendamento a questo decreto la nomina del direttore generale dell’Agenzia è slittata da 30 a 60 giorni. Doveva essere fatta per il 27 luglio.
I motivi di questo slittamento sono due e collegati fra di loro: l’enorme quantità di funzioni che sta accentrando l’Agenzia che ingloba strutture preesistenti, e l’interessamento di ben quattro ministeri alla nomina che dovrà però essere fatta dal Presidente del consiglio sulla base di una short list fornita da una società di cacciatori di teste.
Ulteriore complicazione sono le pressioni di vari pezzi del Parlamento e del mondo industriale a far passare un proprio campione che però deve andare bene a tutti, e la resistenza, ormai debolissima, di chi lavora dentro agli enti soppressi perché l’Agenzia inglobando DigitPa 1, Agenzia per l’Innovazione e il Dipartimento per l’innovazione della Presidenza del Consiglio 2 e l’Istituto Superiore delle Comunicazioni 3, ne assume quasi tutte le funzioni insieme a Consip 4 (la Spa del Ministero delle Finanze per l’e-procurement)
L’emendamento perciò ha da una parte rimediato a degli errori strategici, dall’altra ha alzato la soglia della contrattazione e delle modifiche al decreto e allungato i tempi della scelta del direttore. Infatti introduce, accanto alla definizione della missione dell’Agenzia, anche gli obiettivi della stessa: efficacia, efficienza, imparzialità, semplificazione e partecipazione dei cittadini e delle imprese.
I compiti dell’Agenzia per l’Italia digitale. Tra le funzioni attribuite all’Agenzia ci sono la progettazione e il coordinamento delle iniziative strategiche l’erogazione di servizi in rete della pubblica amministrazione a cittadini e imprese; la partecipazione all’attuazione di programmi europei come Autorità di riferimento nazionale in ambito comunitario ed internazionale e la promozione di protocolli di intesa e accordi interistituzionali. Ma riguardano soprattutto l’adozione di indirizzi e pareri facoltativi alle Amministrazioni circa la congruità tecnica ed economica dei contratti relativi all’acquisizione di beni e servizi informatici e telematici, anche al fine della piena integrazione dei sistemi informativi.
Un ruolo che prima era esercitato da DigitPa, ex Cnipa, con l’istituto di pareri e solo in parte da Consip. Nella precedente formulazione a Consip invece erano trasferiti tutti i pareri creando un problema di esternalizzazione delle competenze e allungamento dei tempi di valutazione della congruità dei progetti presentati dalle Pubbliche amministrazioni centrali e periferiche.
L’emendamento ha quindi disinnescato parzialmente il problema dei pareri per cui Consip sarebbe stata controllore, controllato e monitore su tutto il mercato della pubblica amministrazione – parliamo di una cifra variabile fra i 3 e gli 8 miliardi a seconda dei progetti annualmente presentati – prefigurando il rischio di una gestione contraria al buon andamento della Pubblica Amministrazione (art.97 della Costituzione).
Adesso la funzione principe di DigitPa, quella dei pareri, viene assorbita dall’Agenzia in cui è confluita ma con una formula poco chiara che potrebbe prevedere solo i pareri facoltativi e non quelli obbligatori. I pareri obligatori di cui all’articolo 3 comma 3 del dlgs 177/2009 comunque non pare possano andare alla Consip. L’attuale formulazione sottoposta a fiducia dell’articolo 20, comma 4, del dl 83/2012 non lascia adito a molti dubbi. Sembra proprio che il trasferimento di funzioni sia limitato ai soli progetti.
Le criticità operative. Rimane il problema della sicurezza e della interoperabilità delle reti. Con la modifica del comma 2, le funzioni dell’Istituto superiore delle comunicazioni e delle tecnologie dell’informazione in materia di sicurezza delle reti, sono trasferite all’Agenzia (in attesa di un nuovo decreto che dovrà individuare i criteri per la riallocazione del personale). Ma se l’agenzia non ha strumenti concreti per poter indirizzare, verificare ed eventualmente correggere, mediante l’istituto del parere, i progetti delle Pubbliche Amministrazioni volti a garantire la piena interoperabilità tra i sistemi informativi secondo i parametri comunitari, la razionalizzazione della spesa informatica, e la diffusione delle reti di nuova generazione, non potrà assolvere il suo compito con competenza e velocità in aggiunta all’assenza di un potere preventivo e sanzionatorio che non gli è dato.
Insomma, una volta tanto un accentramento di funzioni in un’unica Agenzia potrebbe essere positivo. Ma allora perché quattro padroni? Perché l’informatica pubblica 5 è considerata strategica per il futuro e ognuno ci vuole metter bocca. E, come ci dice Gentiloni, “quello delle cabine di regia dispersive è un eterno problema di governo. Speriamo non si ripresenti con l’agenzia digitale che inevitabilmente andrà a sovrapporsi con diversi enti tra cui l’Agcom”.
Nodo irrisolto nel Decreto sviluppo è che non sono ridisegnate le funzioni di altri soggetti che contribuiscono alle politiche di digitalizzazione e innovazione del paese come la Fondazione Bordoni, il Dipartimento per le comunicazione del Mise, l’Istituto di Informatica e Telematica del Cnr, e altre commissioni e conferenza che riguardano Stato, Regioni ed Enti Locali.
Domani all’una, scade il termine ultimo per eventuali emendamenti al Senato sul decreto sviluppo su cui però dovrebbe essere messa la fiducia.
(30 luglio 2012)