Expo2015 è iniziato ma l’Agenzia nazionale del turismo non c’è
Expo2015 è partito, ma la gestione del turismo italiano è ancora balcanizzata e a un anno dal decreto di riassetto del settore, governance e promozione del settore sono nel pallone
Di Arturo Di Corinto per Wired del 6 maggio 2015
Dopo un anno di gestazione lo statuto della nuova Enit, l’Agenzia nazionale per il turismo, potrebbe essere presto validato dalla Corte dei Conti. Scritto dal commissario straordinario Cristiano Radaelli, ingegnere nucleare presidente di Anitec, era arrivato già a novembre sul rotondo tavolo del Consiglio dei Ministri ma è stato firmato solo da un mese. A ritardare la riforma dell’Ente che dai tempi di Mussolini si occupa della promozione turistica del Bel Paese sono state le incertezze del governo e il mancato accordo politico su chi dovrà gestire tutta la partita del turismo nazionale.
Al vertice della nuova Enit voci insistenti vorrebbero in pole position Claudio Mancini, già Assessore allo Sviluppo Economico, Ricerca, Innovazione e Turismo del Lazio, area giovani turchi, favorito dal Pd ma coinvolto nello scandalo delle spese pazze della Regione Lazio; subito dietro, Antonio Preiti, già direttore Generale dell’Agenzia del Turismo a Firenze, oggi direttore di Sociometrica, è il “supertecnico”; e poi Simonetta Giordani, sottosegretario al Turismo col ministro Massimo Bray non più in “conflitto d’interesse” per quella posizione, sponsorizzata pare dalla stessa Presidenza del Consiglio. Ammesso che se ne scelga presto uno lo scontro è rinviato sulla scelta dei consiglieri, mentre l’accordo da farsi è sui direttori aziendali (in un numero da definirsi) e sul direttore contabile, sapendo che sia il presidente che i due consiglieri grazie alle deleghe potranno assumere un ruolo simile a quello di un amministratore delegato e concentrare su di sè tutti i poteri.
Il processo, che potrebbe chiudersi proprio a ridosso dell’inaugurazione dell’EXPO2015 di Milano, trasformerà definitivamente l’Enit da ente di diritto pubblico a ente di diritto privato, motivo per cui i sindacati hanno già fatto sapere che molti dei dipendenti chiederanno la procedura di mobilità per essere trasferiti ad altra amministrazione anzichè restare a via Marghera dove le decisioni dei nuovi vertici potrebbe influenzarne ruolo, posizione, stipendi.
In forza del decreto legge 106/2014 (“Art Bonus”), l’ente dovrebbe inoltre assorbire una parte dei dipendenti di Promuovitalia, l’agenzia tecnica del Ministero in liquidazione dal luglio scorso per effetto della stessa legge che in un colpo solo ha ridotto drasticamente la capacità progettuale e di governance del turismo italiano. Scelta obbligata forse, visto che Dario Franceschini, l’attuale ministro competente, si è ritrovato per le mani due organismi in crisi di liquidità divorati da lotte intestine per sostituirne i vertici e con la guardia di finanza dietro la porta.
La governance balcanizzata
E tuttavia due organismi che lavoravano, l’uno, Promuovitalia, sul versante dell’accoglienza turistica formando i disoccupati del sud per lavorare nel settore, l’altro, l’Enit, per promuovere l’immagine dell’Italia all’estero organizzando campagne pubblicitarie, fiere e momenti di diffusione della cultura italiana fuori dai confini, addirittura prestando il proprio personale alle ambasciate per favorire il rilascio dei visti necessari a molti residenti stranieri per visitare l’Italia ma segnata da una campagna pubblicitaria (“Made in Italy”), abortita in settembre per l’improvvisa mancanza di fondi e menomata dal ritiro degli “ambasciatori” esteri che aiutavano gli operatori italiani e l’Expo a entrare in contatto coi grandi tour operator.
Capacità e funzioni che proprio a ridosso di un Expo difficile e dai numeri ballerini forse non dovevano venire meno anche in considerazione del fatto che persino il Convention Bureau nazionale, pensato per la promozione e lo sviluppo del turismo congressuale, fieristico e dei grandi eventi, è in liquidazione e con le casse vuote, mentre l’Osservatorio Nazionale del Turismo è chiuso da mesi. Se non bastasse nessun burocrate di rango del Ministero del Turismo ha più partecipato alle riunioni della UNWTO, l’organizzazione mondiale del turismo alle Nazioni Unite che si occupa di coordinare le politiche turistiche dove invece fino all’epoca di Bray l’Italia manteneva un ruolo di peso dal 2002, con la conseguenza di buttare i 350 mila euro con cui contribuiamo annualmente, riducendo la nostra influenza. Persino Explora è nel pallone, visto che la società voluta da Expo per promuovere il grande evento milanese ha perso il presidente Giuliano Noci, il suo direttore generale Ejarque e un altro consigliere a sole due settimane dall’Expo2015.
Il futuro del turismo italiano
Insomma dalla riforma Enit e da una sua governance efficiente a supporto degli operatori privati in Italia e all’estero si concentrano molte delle aspettative di chi è impegnato nel settore. Intanto l’Expo chiude a ottobre, gli alberghi sono lungi dall’essere pieni, e la stagione balneare chiude il 20 agosto. Pare già tardi per intercettare la ripresa e l’aumento dei flussi turistici stimato intorno al 5%.
Forse è per questo che non è ancora tramontata l’opzione di una delle scelte strategiche che Renzi aveva annunciato: integrare la nuova Enit con l’Ice, il made in italy, le ambasciate e le agenzie per gli investimenti. Forse per ripartire bisogna solo aspettare che si spengano i riflettori sull’Expo, quando si faranno i conti e si individueranno le responsabilità di ciascuno.