L’Italia e il futuro per Internet
tra regole, economia e società
A Torino dal 18 al 20 ottobre si terrà l’Internet Governance Forum italiano. Avrà il compito di contribuire a definire la posizione italiana sul futuro della rete affrontando i molti ritardi accumulati dal paese in vista dell’appuntamento globale di Baku in Azerbaigian. Tra i temi l’Agenda digitale, le carenze infrastrutturali e il digital divide di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 18 ottobre 2012
Dalle idee, l’autogoverno della rete. DA OGGI a sabato 20 ottobre Torino ospiterà la quinta edizione dell’Internet Governance Forum italiano. Si discuterà del ruolo di Internet nella società attuale e di come dettagliare l’agenda italiana da portare al Forum globale di Baku il 6 novembre che è specificatamente dedicato allo sviluppo umano attraverso Internet. Organizzato da soggetti associativi e istituzionali come la Regione Piemonte, il CNR, il Centro Nexa del Politecnico di Torino, Top-IX e ISOC Italia, il programma del forum prevede quattro ambiti principali di discussione: digital divide, infrastrutture, eGovernment, Agenda Digitale. Il forum sarà aperto dal ministro degli esteri, e vedrà il contributo di uno dei padri di Internet, Vinton Cerf, l'”Internet evangelist” di Google.
Con questo appuntamento il forum, condiviso dai governi locali e dalla società civile, torna alle origini essendo intitolato al tema della regole, dell’economia, della società. Come da “statuto” tutti avranno libertà di intervenire e offrire i propri spunti alla discussione, ma come sempre non sarà luogo di elaborazione di regole e norme di condotta, ma luogo di confronto tra i confliggenti interessi della rete, di chi la vuole libera e neutrale e chi no, di chi la vuole normata e regolamentata a chi crede ancora nel suo sviluppo “anarchico” e “partecipato”.
Luogo di confronto, dicevamo, già chiaro nel nome: “governance” è infatti l'”autogoverno” della rete, un modus operandi basato sul consenso che viene direttamente dalla pratica della comunità Internet delle origini, quella degli hacker e dei ricercatori, e che non somiglia neanche un po’ al concetto di “government” che identifica l’azione di governi e autorità che fanno discendere dall’alto disposizioni a cui tutti si devono attenere per legge. Quindi un modo per affrontare i temi caldi della rete dal basso, in maniera orizzontale, ma con la partecipazione di chi poi prende anche delle decisioni.
Il motivo è ovvio, Internet ha assunto un’importanza rilevantissima nella vita quotidiana e si è rivelata uno straordinario strumento di crescita economia e di democrazia politica “per questo la sua natura pubblica va tutelata e tenuta al riparo dagli appetiti di chi la vorrebbe trasformare in una piattaforma commerciale a pagamento, senza privacy e vigilata da milizie private digitali del copyright”, ci dice Rodotà, che parteciperà come keynote speaker all’IGF. Una natura pubblica che cozza col carattere privato delle sue infrastrutture – dai backbone transoceanici ai network locali – in mano ad aziende commerciali che sono chiamate a rispettarne il carattere di bene comune ma anche lecitamente impegnate a ricavarne un profitto. Un bene comune che ha visto negli ultimi due anni un fortissimo impegno della società civile nell’ostacolare iniziative come Sopa, Pipa, Acta e il più recente Ttpa (l’accordo transpacifico) che l’avrebbero in larga misura sottomessa a forti interessi commerciali e geopolitici.
Da segnalare nell’ambito del forum la tavola rotonda sui fattori che abilitano l’imprenditorialità in rete moderata da Luca De Biase della fondazione Ahref secondo cui “é cruciale favorire la localizzazione in Italia di start up innovative attraverso la sburocratizzazione e la defiscalizzazione delle loro attività, altrimenti andranno all’estero”, e quello sulle implicazioni della neutralità della Rete presieduta da Stefano Quintarelli. Manca nel programma un riferimento esplicito al tema del lavoro come era accaduto al precedente meeting Igf di Trento e al tema della privacy, proprio adesso che i Garanti europei hanno richiamato Google a conformarsi agli standard europei, ma si parlerà del nuovo protocollo Ipv6 come risposta all’esaurimento degli indirizzi Internet e di Open spectrum con il professore Angelo Raffaele Meo, decano dell’informatica italiana. Tra gli altri temi in programma, gli open data e l’agenda digitale declinata sui terriori.
La sessione conclusiva vedrà la partecipazione del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo che ha già licenziato una magna charta dei diritti di Internet, quasi troppo bella per essere vera, base di quella discussione sul futuro della rete che in Italia vede ancora tanti interessi contrapposti e che ancora impediscono al nostro paese di “fare sistema”.