Regolamento anti-pirateria, l’inviato Onu frena l’Agcom
A Roma Frank La Rue ha illustrato i risultati del suo giro di incontri per valutare lo stato della qualità dell’informazione in Italia. E ha parlato dei compiti dell’Agcom in materia di copyright: “La rimozione dei contenuti spetta all’autorità giudiziaria di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 18 novembre 2013
“LA RIMOZIONE dei contenuti online è compito dell’autorità giudiziaria”. “L’Agcom ha il potere di adottare regolamentazioni amministrative proprie solo col fine di applicare le disposizioni in vigore previste dalla legge”. È con questo linguaggio diplomatico che l’esperto delle Nazioni Unite, Frank La Rue, in una sede romana dell’Onu, ha illustrato i risultati del suo giro di incontri per valutare lo stato della qualità dell’informazione in Italia. E in questo contesto ha reso nota la sua propria posizione circa la bozza di regolamento dell’Agcom sulla repressione della pirateria online in Italia. E, in questo modo, da una posizione neutrale e con l’equilibrio che ne contraddistingue ormai da cinque anni l’azione in qualità di inviato speciale per la libertà d’informazione e di espressione, si associa al pensiero di molti giuristi che non ritengono legittimo l’intervento dell’Authority in una materia che sconfina nella libertà d’espressione. Tema la cui normazione “in quanto diritto costituzionale” dice La Rue, “riguarda direttamente il Parlamento”. Una posizione che oggi ha ricevuto il pieno sostegno del ministro Emma Bonino e il plauso di Altroconsumo e degli Internet Provider.
Il Regolamento proposto da Agcom che, fatti salvi eventuali rilievi dell’Europa, potrebbe essere attuato da febbraio, prevede infatti l’inibizione dell’accesso ai siti e la rimozione selettiva dei contenuti in violazione della proprietà intellettuale, e darebbe all’Agcom un potere nei confronti degli Isp che non è riconosciuto dalle autorità europee. Come ha spiegato il professore Marco Ricolfi a Torino due giorni fa: “Il regolamento prevede che si intervenga sugli Isp e non nei confronti dei fornitori di contenuti. Indipendentemente dalla legittimità di tali contenuti, se i provider sono minacciati di sanzioni potrebbero non avere alcun interesse a far prevalere l’interesse di un singolo blogger o di un’associazione antimafia che ospita nei propri spazi materiali legittimi, di denuncia o di critica, ad esempio, e che però si vedrebbero inibito l’accesso oppure oscurate le pagine a causa di una denuncia tutta da provare. Un atteggiamento non conforme alle direttive europee proprio perché viola la libertà di espressione”. Ricolfi, direttore del Master sulla proprietà intellettuale all’Università di Torino e consigliere esperto di copyright della Commissione europea, ha anche aggiunto che “l’obiettivo del regolamento di fornire una tutela efficace in caso di violazione è di dubbia efficacia”.
L’industria dei contenuti non la pensa così. Secondo Enzo Mazza, della Federazione Industria Musicale Italiana la proposta Agcom è un giusto equilibrio fra tutte le istanze “ed ha la qualità di velocizzare interventi di contrasto alla pirateria che andrebbero ad aggiungersi al blocco quotidiano di decine di siti pirata attuato dai pubblici ministeri italiani”.
Insomma, la posizioni sull’utilità e legittimità del provvedimento rimangono distanti fra gli attori in campo, ma la recente proposta del senatore del Pd Felice Casson rappresenta un’ulteriore mediazioni fra i legittimi interessi sia dell’industria dei contenuti che degli hosting e service provider. Ma anche – secondo un esperto come Guido Scorza – della necessaria tutela dei diritti costituzionali e del rispetto delle prerogative del Parlamento. Il Ddl da questi presentato al senato prevede intanto la depenalizzazione della violazione del diritto d’autore quando non a fini di lucro, la riduzione delle finestre temporali per la commercializzazione delle opere audiovisive su canali diversi da quelli tradizionali e l’affidamento della repressione degli abusi all’autorità di polizia in raccordo con la magistratura, che è quello che poi ha detto anche il professore La Rue.
Una proposta a cui ha fatto anche riferimento il presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, che nell’incontro al Senato della settimana scorsa aveva auspicato un intervento sollecito del Parlamento a definire nuove norme in materia, proprio con l’obiettivo di superare la controversa attribuzione di poteri regolamentari in materia di proprietà intellettuale a un’autorità di Garanzia che può intervenire solo sulla base dell’attuazione di norme primarie, votate cioè dal Parlamento. Un pensiero rafforzato dalla dichiarazione del presidente del Senato Piero Grasso sulla necessità di “leggi specifiche ma non speciali”, per contrastare la contraffazione criminale ed altri reati sul web. Una posizione su cui però nei giorni scorsi non si era registrata l’unanimità del Governo.
E però, come ha sottolineato il giurista Fulvio Sarzana, “l’opinione di Frank La Rue, è comunque destinata a pesare visto che essendo in Italia per valutare la qualità della libertà d’informazione e di espressione nel nostro paese inserirà le sue raccomandazioni nella relazione ufficiale sull’Italia che sarà presentata all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a giugno”.