Internet, ecco la Carta dei diritti e dei doveri della rete
Il documento presentato oggi a Roma, presso la Camera dei Deputati. Al centro dell’iniziativa la grande attenzione all’uso consapevole della rete e al rispetto delle diversità e all’equilibrio di diritti contrapposti
di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 28 Luglio 2015 (h. 12:00)
DOPO UN ANNO di lavoro, decine di audizioni e la raccolta online delle opinioni dei cittadini, il percorso di definizione di questa specie di “Costituzione” della rete vede finalmente il suo compimento. Rispetto al testo diffuso nell’ottobre scorso, elaborato dai venti esperti e parlamentari coinvolti, presenta alcune importanti novità, soprattutto rispetto a temi sensibili come il copyright, la cultura, il digital divide e il “potere contrattuale” di chi usa Internet per divertirsi, lavorare, fare impresa, “dialogare” con lo Stato ed esercitare i diritti di cittadinanza nella dimensione immateriale della rete.
Lo spirito della Carta. Ed è proprio questa attenzione ai nuovi diritti di cittadinanza che rappresenta forse l’ambizione più alta della Carta che pone il diritto all’accesso a Internet come un diritto fondamentale (Art.2), precondizione per esercitare tutti gli altri. E infatti la Carta, al pari delle grandi Costituzioni – dalla Magna Charta Libertatum alla Costituzione Italiana -, vuole offrire proprio un insieme di principi e valori di alto livello invece che norme di legge da applicare secondo giurisprudenza, traendo ispirazione dalle Dichiarazioni universali dei diritti che sono fondate sul rispetto della dignità, della libertà, dell’eguaglianza e della diversità di ogni persona.
È rivolta quindi ai legislatori che in essa potranno trovare ispirazione per legiferare sui tanti aspetti della vita oltre lo schermo, ma è pensata soprattutto per i cittadini affinché possano prendere meglio coscienza del loro “diritto di avere diritti”, secondo una formula cara al presidente della Commissione, il giurista e professore emerito, Stefano Rodotà. Il motivo è chiaro e scritto a chiare lettere nel terzo articolo che recita: “Ogni persona ha diritto ad essere posta in condizione di acquisire e di aggiornare le capacità necessarie ad utilizzare Internet in modo consapevole per l’esercizio dei propri diritti e delle proprie libertà fondamentali”. L’aggiunta per il Governo italiano che dovrebbe farla propria quale mozione d’indirizzo, attraverso un passaggio parlamentare, è che viene chiamato a promuovere, attraverso la formazione e l’istruzione “l’uso consapevole della rete” per esercitare i propri diritti di persona rimuovendo ogni divario e discriminazione. Una condizione che, secondo gli estensori della carta, ascoltati i cittadini, va estesa alle caratteristiche tecniche della gestione della rete, come nel caso della net neutrality, un principio necessario a garantire la continua capacità generativa di tutti gli attori economici in rete per favorirne sviluppo e innovazione.
Privacy, sicurezza e democrazia. La grande attenzione posta ai temi della privacy, della tutela dei dati personali e dell’anonimato in rete hanno poi un posto centrale nella Carta che non sembra discostarsi molto dalle buone norme della corrente legge italiana sulla privacy, in particolare per quanto attiene al diritto all’autodeterminazione informativa, cioè al diritto di gestire il proprio profilo digitale e a costruire liberamente la propria identità all’interno di rapporti sociali che nell’infosfera diventano sempre più complessi. Una novità di questa stesura partecipata della Carta sta anche nella definizione del “Diritto all’inviolabilità dei sistemi, dei dispositivi e domicili informatici” (Art.7) che pare indicare la soluzione alle controversie sorte qualche mese fa circa la volontà del Governo di poter autorizzare le intrusioni informatiche senza garanzia nei computer degli utenti anche se per finalità di difesa e sicurezza dello Stato.
All’Art. 11 viene ribadito il diritto all’oblio, il diritto cioè alla cancellazione di dati e notizie personali non più attuali ai fini dell’informazione e della ricerca storica, come già messo in evidenza a livello europeo. L’Articolo 12 tutela il rapporto coi provider dei servizi Internet rispetto ai quali i netizen sono sempre la controparte più debole, mentre all’art. 13 la questione della sicurezza in rete viene correttamente vista sia come tutela delle infrastrutture sia come difesa degli individui da fenomeni quali bullismo, stalking, razzismo e xenofobia (hate speech).
Importantissimo, l’ultimo capitolo relativo al Governo di Internet inteso come il rispetto complessivo dei diritti dei cittadini in un ecosistema digitale che supera i confini statuali e che di Internet ribadisce “il carattere aperto e democratico”, volto “a impedire ogni forma di discriminazione e evitare che la sua disciplina dipenda dal potere esercitato da soggetti dotati di maggiore forza economica”.