Cybersicurezza, la comunità Internet vola in Messico su richiesta dell’Onu
Dal 6 al 9 dicembre a Guadalajara, per discutere di crescita e sviluppo sostenibili attraverso la rete. Ma l’Italia si presenta a ranghi ridotti
di ARTURO DI CORINTO per la Repubblica del 5 Dicembre 2016
CINQUANTA blocchi di Internet nel 2016, dal Brasile alla Turchia. 100 cause legali internazionali che coinvolgono Facebook, Google, Netflix eccetera. 900 mila router bloccati da un singolo attacco DdoS, in Germania. Migliaia di email sottratte col phishing ai democratici americani, milioni di telefonini compromessi, virus, malware, app infettate e conti digitali svuotati. Miliardi di utenti a rischio spamming, cyberbullismo e stalking online. Blogger arrestati, paesi isolati e cyberweapons puntati su aereoporti, dighe e ospedali. E 50 miliardi di tv, orologi, auto e frigoriferi intelligenti connessi alla rete entro il 2020. E’ proprio per questo che il prossimo forum della comunità Internet mondiale vedrà la sua undicesima edizione celebrarsi a Guadalajara in Messico dal 6 al 9 dicembre. Con un obiettivo: favorire una crescita inclusiva e sostenibile della rete e attraverso la rete, affrontandone i problemi più urgenti.
L’Igf è infatti il luogo dove la comunità Internet rappresentata a vari livelli – istituzioni, governi, imprese, università, associazioni e singoli cittadini – discute di come favorire sviluppo ed evoluzione di quella che Rita Levi Montalcini ha definito la più grande invenzione del secolo passato. Una creatura a rischio, se si pensa che, pur generando il 5% del Pil mondiale ancora non raggiunge tutto il pianeta e che ci sono persone, almeno due miliardi, che non l’hanno usata nemmeno una volta.
La storia. Da quando nel 2005 si decise di creare un luogo di discussione paritario che fosse d’ispirazione ai policy maker pubblici e privati di tutto il mondo, l’Internet governane forum si è posto come il luogo della diplomazia e del confronto. Un luogo per potenziare le opportunità della comunicazione globale nel rispetto delle diversità linguistiche e culturali. Un luogo dove le società ricche e quelle povere possono scambiarsi informazioni e condividere le buone pratiche in un dialogo pacifico e multilaterale. Un approccio sempre più necessario, se si considerano le tensioni globali che spesso hanno al centro proprio l’ineguale distribuzione delle risorse e delle opportunità connesse all’uso di Internet. Appianare le divergenze, rinsaldare legami, costruire alleanze: questo ci si aspetta quindi dall’idalgo che si terrà a Guadalajara in Messico e più precisamente a Zapopan, Jalisco, nella sua area metropolitana, capitale culturale famosa per la fiera libraria e un festival cinematografico internazionale, ma anche culla della musica mariachi. All’incontro sono attesi circa 3000 delegati da tutto il globo per parlare di violenza online, crittografia, cybersecurity, net neutrality, internet delle cose, diritto di accesso, insieme alle tematiche di genere, alla radicalizzazione giovanile sul web e alla libertà d’espressione.
La presenza dell’Italia. Al forum si parlerà anche di Bill of rights, la Carta dei diritti della rete a cui stanno lavorando indipendentemente circa 80 paesi, ma che è stata approvata dalla nostra Camera dei Deputati un anno fa. Motivo per cui molti ritengono sorprendente l’assenza di una delegazione italiana, perfino di chi l’ha scritta e fatta votare dal parlamento sotto la guida di Stefano Rodotà e della presidente Laura Boldrini. L’Italia, a ranghi sparsi, sarà rappresentata a livello governativo ma non politico da un tecnico, Maura Gambassi dell’Iscom-Mise e poi da Stefano Trumpy presidente della Internet Society italiana, e Giacomo Mazzone che partecipa però per conto dell’European Broadcasting Union.
Una presenza disorganizzata nonostante l’impegno e l’importanza della comunità internet italiana nel processo di discussione delle regole della rete sviluppato ormai in otto anni di incontri nazionali, l’ultimo a Venezia. Un disinteresse, quello del governo, che aveva fatto dire ai convenuti nella laguna due settimane fa che è ora di andare avanti da soli senza aspettare il governo visto che anche quest’anno, come riferito in videomessaggio dal sottosegretario Antonello Giacomelli, si rimanda ogni decisione sul tema dell’Internet governance al commissario digitale Diego Piacentini, da poco insediato a Palazzo Chigi.
Una nuova era. Eppure l’incontro si preannuncia “caldo”. Sarà il primo della transizione Iana, il processo per cui l’Icann, il consorzio americano che finora ha deciso sotto la supervisione Usa l’allocazione dei nomi a dominio garantendo a tutti la possibilità di accedere alla rete, non sarà più il supervisore del sistema. E sarà anche il primo dell’era Trump, il presidente eletto che ha detto di voler chiudere Internet per fermare il terrorismo. E sarà il primo dell’ormai conclamata guerra fredda cibernetica tra le grandi potenze, Russia, Cina, America ed Europa, con la Nato che ha dichiarato il cyberspace europeo sotto la sua protezione militare. Nonostante questo gli attivisti di mezzo mondo si sono dati appuntamento
a Guadalajara per consegnare, il 7 dicembre, nelle mani dei delegati dell’Onu una petizione, #keepItOn, che chiede ai governi di tutto il mondo di smetterla di censurare la rete e di garantire l’effettiva libertà di espressione che essa da sempre incarna e rappresenta.