La Repubblica: Attacco alla neutralità della Rete. Cosa cambia per noi europei

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Attacco alla neutralità della Rete. Cosa cambia per noi europei

La scelta dell’amministrazione Trump potrebbe influenzare il futuro del Web anche fuori gli Stati Uniti. Almeno per ora

di Arturo Di Corinto per La Repubblica del 15 Dicembre 2017

ROMA – La neutralità della rete, sposata da Barack Obama e ora messa in discussione da Donald Trump, stabilisce che tutti i bit che passano per il Web sono uguali e che come tali vanno trattati. Significa cioè che non è possibile discriminare il traffico in base alla differenze fra i contenuti che ci passano dentro. Garantisce quindi che quando si usa Internet si ha il diritto di accedere in egual misura al sito di una pubblica amministrazione, di un quotidiano, di un blog antimafia, sia un servizio offerto da un colosso della Silicon Valley. Viceversa abolire la neutralità della rete significa che gli operatori delle telecomunicazioni, che hanno in mano le infrastrutture, possono creare delle corsie preferenziali a pagamento ad esempio per garantire che un certo servizio video funzioni sempre bene o che l’accesso ad un determinato sito sia sempre veloce.

I due fronti
Il rischio quindi è quello di avere una rete a due velocità: l’autostrada per chi paga, verosimilmente le grandi compagnie, e la mulattiera per chi non può farlo. Il secondo rischio è che i fornitori degli accessi ad Internet si intromettano nelle scelte dei loro abbonati mentre navigano sul Web, rallentandoli o meno secondo i siti che visitano. Chi è a favore della neutralità della Rete sostiene che l’assenza di barriere d’ingresso nel mercato della comunicazione online ha fino ad ora permesso la nascita di giornali online, siti di e-commerce e di intrattenimento ugualmente legittimati a farsi raggiungere e con le stesse tempistiche. Sull’altro fronte, capeggiato soprattutto dalle cosiddette telco, si sostiene invece che i colossi del Web occupano ormai quasi tutta la banda passante, guadagnano miliardi e non mettono un solo euro per migliorare le infrastrutture che permettono loro di fare soldi.

La Carta dei diritti di Internet in Italia
In Italia esiste la Carta dei Diritti di Internet. La mozione presentata dal deputato Stefano Quintarelli, voluta dalla presidente della Camera Boldrini e frutto del lavoro di un’apposita Commissione, è stata approvata nel novembre 2015. All’articolo 4 si dice: “Il diritto ad un accesso neutrale ad Internet nella sua interezza è condizione necessaria per l’effettività dei diritti fondamentali della persona”. Le nuove regole americane per ora non dovrebbero riguardarci.

Che succede invece in Europa
Anche nel resto d’Europa la situazione è la stessa. Come ha osservato il commissario Agcom Antonio Nicita, le regole europee dicono che “gli operatori non possono in alcun modo discriminare il traffico garantendo corsie preferenziali se non su servizi speciali, come quelli legati alla salute e alle auto che si guidano da sole che arriveranno in futuro e che hanno bisogno di una altissima connettività”. Ma Paolo Nuti, dell’Associazione degli Internet Provider, nota: “il problema per noi potrebbe porsi eventualmente per un fornitore di contenuti italiano o europeo che gioca sul mercato americano”. Il timore di molti è però che l’abolizione della net-neutrality negli Usa crei un precedente e rischi di giustificare uguali interventi in paesi autoritari. Lì, con la scusa di gestire congestioni di traffico, sarebbe più facile silenziare l’opposizione e il dissenso sul Web.