Non c’è più la rete di una volta
Il Crs organizza per il 10 marzo a Roma un incontro sulla “Dichiarazione dei diritti in Internet”, elaborata dalla Commissione per i diritti e i doveri in Internet costituita presso la Camera dei deputati e sottoposta a consultazione pubblica.
Il Centro per la Riforma dello Stato (CRS) organizza a Roma il 10 marzo a partire dalle ore 16 presso la Fondazione Basso, in via della Dogana Vecchia 5, un incontro pubblico sul tema:
“Non c’è più la Rete di una volta”
Discussione sulla “Dichiarazione dei diritti in Internet” elaborata dalla Commissione per i diritti e i doveri in Internet costituita presso la Camera dei deputati e sottoposta a consultazione pubblica dal 27 ottobre 2014 al 31 marzo 2015.
Interverranno tra gli altri:
Fulvio Ananasso, Carlo Blengino, Fiorello Cortiana, Fiorella De Cindio, Diego De Lorenzis, Giulio De Petra, Arturo Di Corinto, Anna Carola Freschi, Anna Masera, Michele Mezza, Giovanni Paglia, Antonella Pizzaleo, Giovanna Sissa, Walter Tocci, Guido Vetere, Vincenzo Vita, Felice Zingarelli aka FelynX
L’iniziativa rientra nel filone di attività sul mondo digitale intrapreso dal Crs lo scorso anno con l’incontro-seminario Non solo Twitter e proseguito attraverso il progetto “Think digi tank. Strumenti digitali per la ricerca“.
La rete, i contenuti che la percorrono, il codice che ne determina gli utilizzi, costituiscono oggi un ambito politico fondamentale. Il digitale è oggi infatti allo stesso tempo oggetto e strumento dell’azione e del conflitto politico. E la natura stessa del contendere è rapidamente e profondamente mutata negli ultimi anni.
Si è costituito nel tempo, assieme al primo diffondersi degli utilizzi di Internet, un senso comune della rete che ne ha valorizzato gli aspetti positivi.
Ad esempio perchè si è considerata la possibilità di un pieno e libero accesso a Internet come condizione necessaria per lo sviluppo di nuove forme di produzione e di distribuzione della ricchezza, sia nei paesi avanzati sia in quelli in via di sviluppo, come ad esempio quelli del continente africano.
Perché l’insieme dei contenuti digitali disponibili e potenzialmente utilizzabili rappresenta una straordinaria risorsa per ogni forma di produzione basata sulla cooperazione sociale e sulla condivisione dei saperi e delle conoscenza.
Perché si è considerata la rete come strumento di espressione capace di superare ogni limitazione della libertà di opinione e della democrazia.
Perché l’utilizzo di codici aperti e non sottoposti a vincoli commerciali è stata la condizione necessaria per il controllo democratico degli utilizzi della rete e per lo sviluppo, tramite essa, di nuove forme di produzione sociale
Tutte queste caratteristiche, la cui praticabilità e desiderabilità sociale si sono costruite negli ultimi anni insieme al rapidissimo sviluppo della rete, e che fanno parte di una consapevolezza politica diffusa, sono oggi non solo minacciate, ma anche già stravolte nelle finalità e nelle forme.
Lo stesso modello di produzione dominante che ha provocato la crisi mondiale e che non riesce ad uscirne, sta trovando nella rete la possibilità di replicare nel contesto del digitale proprio lo stesso intreccio di privatizzazione del comune, e di “finanziarizzazione” della produzione, che sta provocando l’impoverimento artificiale del mondo.
Ad esempio al libero accesso alla rete, alla sua “neutralità” rispetto ai contenuti, si prova a sostituire un sistema di pedaggi differenziati e di recinti virtuali.
Alla libera riusabilità della conoscenza disponibile in rete e alla straordinaria risorsa naturale che essa oggi rappresenta, si vogliono sostituire nuove forme di diritti di accesso, trasferendo nel contesto digitale, in forme spesso grottesche, le leggi del copyright.
Sulla ricchezza delle relazioni sociali che trova nelle reti un nuovo strumento per la sua espressione, si fa pesare l’oppressione mascherata di nuove forme di sfruttamento economico, come dimostra, ad esempio, l’illuminante parabola delle grandi piattaforme sociali, la nuova forma contemporanea di una fabbrica dove si lavora, gratis, “felici e sfruttati”.
Allʼutilizzo della rete per organizzare la lotta politica si sostituisce la possibilità di un controllo sociale senza precedenti, di cui la profilazione dei comportamenti individuali è lo strumento principale.
È in questo mutato contesto, nel quale si manifesta il conflitto tra due visioni della rete, che ci si propone di analizzare i diversi temi della “Dichiarazione dei diritti in Internet”, dal diritto di accesso alla neutralità della rete, dalla tutela dei dati personali al diritto all’autodeterminazione informativa, dal diritto all’identità alla possibilità dell’anonimato, dal diritto all’oblio al diritto ad una educazione consapevole.
È in questo contesto che vanno compresi e discussi i criteri per il governo della rete, l’utilità di definire specifici diritti per chi con la rete e per la rete lavora o anche l’opportunità stessa di elaborare una Dichiarazione dei diritti in Internet, e le modalità per i suoi successivi sviluppi.