Convegno: “Riunificare oggi il mondo del lavoro è possibile ?”

logo Camera dei Deputati21 ottobre 2013 con inizio alle ore 9.30
“Riunificare oggi il mondo del lavoro è possibile ?”
Sala del Refettorio via del Seminario, inizio ore 9.30

 

 

Promosso da

Associazione per il Rinnovamento della Sinistra,
Centro per la Riforma dello Stato,
Network per il socialismo europeo,
Fondazione Funzione Pubblica Cgil con la collaborazione della Fondazione Claudio Sabattini

Programma dei lavori

ore 9.30 Alfiero Grandi, Presidente Ars, obiettivi del seminario

Introduzioni:
Prof. Piergiovanni Alleva, l’unificazione dei diritti
Prof. Felice Roberto Pizzuti, quale stato sociale ?
Dott. Pietro Barrera, unificare lavoro pubblico e privato
Tiziano Rinaldini, Fondazione Sabattini, diritti e regole democratiche
Dott. Carlo Buttaroni, Lavoratori e voto, c’era una volta l’identità di classe
Prof Paolo Borioni, per un’Europa sociale
Fulvio Fammoni, Pres. Fond. Di Vittorio, strategie sindacali unificanti

Interventi programmati:
prof Luigi Cancrini
Mario Sai, la condizione dei lavoratori
R. D’Andrea, Nidil, lavoro e precarietà
Roberto Ciccarelli, autore de “Il quinto stato, perché il lavoro indipendente è il nostro futuro”
On. Gianni Cuperlo
Prof. Riccardo Realfonzo
Paolo Ciofi, lavoro e Costituzione
Antonio Foccillo, segretario confederale Uil
Prof. Antonella Stirati
Dott. Arturo di Corinto
Fulvia Bandoli, la crisi del modello di sviluppo verso nuove frontiere: l’ambiente)
Maria Luisa Boccia, lavoro e differenza
Mimmo Pantaleo, segr. Gen. Snc, “conoscenza, lavoro, precarietà”
Piero Di Siena
Alfonso Gianni
Paolo Ferrero, Rfc
Mauro Bulgarelli
Gennaro Migliore
Lanfranco Turci

Intervento video prof.  Luciano Gallino

Ore 16.30 Tavola rotonda conclusiva, condotta da Alfiero Grandi, con la partecipazione di Mario Tronti, Maurizio Landini, Rossana Dettori, Carla Cantone, Stefano Fassina, Nichi Vendola, Pierre Carniti

Sala del Refettorio via del Seminario, Roma

L’Associazione per il Rinnovamento della Sinistra, il Centro per la riforma dello Stato, il Network per il socialismo europeo, la Fondazione della F.P Cgil, con la collaborazione della Fondazione Claudio Sabattini, organizzano un seminario per lunedi 21 ottobre, a cui parteciperanno esponenti della sinistra politica, dirigenti sindacali e dei loro centri di ricerca, rappresentanti di associazioni ed esperti, con l’obiettivo di ragionare insieme sulla situazione del mondo del lavoro oggi.
E’ esigenza condivisa favorire un percorso che aiuti il mondo del lavoro ad uscire da una fase difficile e tormentata, nella quale la frantumazione nel lavoro, la perdita di diritti e della coscienza di sé come raggruppamento sociale pongono seri problemi da risolvere. Anzitutto al sindacato, che va aiutato a superare una fase di grandi difficoltà e divisioni per arrivare a comporre una strategia unitaria di contrattazione e stabilendo un rapporto di fiducia e di condivisione delle scelte con le lavoratrici e i lavoratori, con i giovani disoccupati, ecc. Anche la politica può contribuire a questo percorso, anzitutto con le scelte legislative e con la pratica di governo, fermo restando che i sindacati debbono restare necessariamente i protagonisti di questo percorso.
Il seminario ha l’obiettivo di mettere a fuoco la situazione e su questa base con quali obiettivi ed iniziative e con quale percorso di partecipazione democratica possono essere fatti passi avanti nella direzione di una nuova e moderna fase di unificazione del mondo del lavoro, il cui ruolo essenziale è scritto nella nostra Costituzione a partire dall’articolo 1.
La situazione del lavoro è oggi un disastro, sia dal punto di vista dell’occupazione che da quello dei diritti e delle condizioni di lavoro. Gli arretramenti sono evidenti. La globalizzazione capitalistica in corso sta producendo l’effetto perverso di abbassare le condizioni di lavoro dei paesi sviluppati, in particolare dell’Italia, verso il livello dei paesi emergenti, mentre in questi è negata spesso anche la tutela di diritti elementari. La crisi economica, che ha particolarmente colpito l’Italia, ha accentuato il ricatto occupazionale e seriamente indebolito il potere contrattuale dei sindacati. I colpi inferti dalle divisioni sindacali hanno indebolito il contrasto ad una flessibilità incontrollata e alla frantumazione del corpo sociale dei lavoratori, che ha innescato il venir meno della consapevolezza di sé come corpo sociale. Arrestare questa china è indispensabile, altrimenti la ripresa, se e quando ci sarà, provocherà un’ulteriore divaricazione sociale e – come afferma Stiglitz – questa è un ostacolo alla stessa ripresa economica. Negli ultimi 20 anni ai lavoratori è andato il 10 % in meno di Pil e di conseguenza 160 miliardi sono stati trasferiti ai redditi alti e alle rendite.
Va interrotta la compressione delle condizioni di lavoro, dei redditi da lavoro, altrimenti la ripresa sarà ancora una volta di bassa qualità ambientale e sociale e così non aumenterà certo la competitività, rendendo ancora più difficile offrire prospettive adeguate ai giovani scolarizzati e rendendo sempre più difficile competere sui mercati internazionali. Infatti la bassa qualità dell’occupazione e la precarietà del lavoro sono le ragioni fondamentali del basso livello di produttività e di competitività del nostro paese. Questo indebolimento di ruolo e questa frantumazione del mondo del lavoro vanno affrontati, altrimenti il futuro del nostro paese sarà il declino e con esso aumenteranno le difficoltà per le classi subalterne.
La ricostruzione di un’identità unitaria del mondo del lavoro è anzitutto un compito delle organizzazioni sindacali. L’accordo tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria sulla rappresentanza e sulla rappresentatività sindacali è un fatto nuovo e certo positivo in quanto può consentire un’inversione di tendenza, dopo una fase fin troppo lunga di divisioni sindacali e di discriminazioni verso i settori più combattivi del mondo del lavoro. L’applicazione dei punti aperti dell’intesa deve essere coerente con le premesse. In ogni caso una legge sulla materia resta un obiettivo che potrebbe fare uscire definitivamente la questione dalle mutevoli condizioni delle relazioni sindacali, dai rapporti di forza del momento, dai ripensamenti.
Ricostruire unità e potere contrattuale del mondo del lavoro è anzitutto compito dei sindacati. Tuttavia c’è un ruolo anche della politica che può e deve essere svolto nella direzione di una moderna e aggiornata legislazione di sostegno e di realizzazione di una nuova fase di diritti sociali.
Questa può essere un’importante occasione per avviare il superamento del distacco tra sinistra politica e mondo del lavoro. Occorre fermare l’arretramento in atto e individuare nuovi parametri su cui costruire una nuova fase di unità sociale del mondo del lavoro, per favorire la costruzione di una nuova consapevolezza di sé dei lavoratori. In questi anni gli arretramenti non si contano, tuttavia non si può pensare di tornare semplicemente a prima. Anche se in qualche caso sarebbe necessario anche tornare alla situazione precedente come nel caso dell’articolo 18.
La contrapposizione dei giovani, prevalentemente non garantiti, con i lavoratori sindacalizzati è stato uno dei cardini di una vera e propria azione controriformatrice. Trappola in cui sono caduti anche settori della sinistra. Troppo tardi ci si è resi conto che questa offensiva era strumentale e che ciò che veniva tolto ai lavoratori non portava alcun vantaggio ai giovani, ai precari, ai disoccupati, ecc. E’ stata un’operazione complessivamente di segno negativo.
La crisi economica ha aggravato la situazione, in particolare in Italia, e non basterà fare appello alle forze di mercato per uscirne, ma è necessario un progetto di politica economica, con il contributo di un welfare rinnovato.
L’iniziativa a carattere seminariale, lunedi 21 ottobre, ha l’obiettivo di mettere a tema la grande questione di come favorire la ricomposizione del mondo del lavoro attraverso una nuova e moderna legislazione di sostegno e di inveramento di diritti sociali esigibili. Diritto ad un’occupazione degna, al sostegno al reddito verso il lavoro e nei periodi di non lavoro, ad una retribuzione minima certa, nel quadro di misure reali di sostegno per i figli e con l’obiettivo di non abbandonare alla povertà settori crescenti della popolazione. Misure di questo tipo vanno definite per legge, in particolare quando non ci sono i contratti a stabilire una protezione, prescindendo dalla natura del rapporto di lavoro.

 

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