In questa intervista di pochi giorni fa per uno speciale di Sherpa TV (con Pistella e Stanca) parlo dei problemi del digitale in Italia (sprechi, mancata adozion OSS, mancata circolazione conoscenza causa leggi “PI”)
Se avete tempo e voglia, ascoltate Sherpa TV.
Oppure leggete l’abstract…di Sherpa TV
Di Corinto: «Il ritardo digitale non è nel Paese ma nei manager»
L’esperto di Information Technology: «Digitalizzare la pubblica amministrazione è inutile. Bisogna puntare a una rivoluzione culturale»
Roma, 12 maggio 2008. Per il professore di comunicazione de «La Sapienza », Arturo di Corinto, «la pubblica amministrazione italiana è in uno stato avanzato di digitalizzazione, tuttavia nonostante i passi in avanti c’è ancora molto lavoro da fare». Il docente esperto di tecnologie dell’informazione ha puntato il dito contro la carenza culturale, il vero problema del Bel Paese. Secondo Di Corinto, infatti, «digitalizzare la Pubblica amministrazione non è impossibile, ma inutile», l’espressione (coniata dalla celebre espressione di Giovanni Giolitti) serve a sottolineare una necessità di investimento nei corsi di formazione piuttosto che in ulteriori tecnologie.
Secondo il docente de «La Sapienza» negli ultimi anni sono state introdotte moltissime novità che hanno contribuito a migliorare le prestazioni dei servizi pubblici, tra queste, la diffusione della posta elettronica certificata, ma anche la digitalizzazione dell’anagrafe e del fisco. Tra gli altri esempi virtuosi di digitalizzazione Di Corinto individua l’informazione promossa attraverso i siti degli enti locali, soprattutto regioni e provincie, che hanno saputo creare un nuovo punto di riferimento per i cittadini in quanto a ricerca di informazioni aggiornate. Tuttavia il problema principale del nostro Paese rimane la mancanza di una prospettiva orientata al cittadino, che Di Corinto definisce «cultura del citizen relationship management» che impedisce di carpire le reali esigenze dell’utente, contribuendo a rendere inefficaci i servizi promossi.
Riguardo ai costi dell’inoperatività degli investimenti per digitalizzare la pubblica amministrazione Arturo Di Corinto parla di un «danno erariale» e di un vero e proprio spreco per i cittadini. La sua accusa mira a colpire direttamente i manager della Pa, considerati la vera causa di inefficienza degli uffici pubblici. Secondo il professore, infatti, «se i manager non funzionano, non si può pretendere che gli impiegati funzionino», sottolineando così la necessità di formare una classe dirigente in grado di capire la contemporaneità e gestirne i flussi di comunicazione in modo ottimale.
Per quanto riguarda i mezzi da adottare per ridurre il costo della pubblica amministrazione Arturo Di Corinto elenca alcune misure che se attuate permetterebbero un forte risparmio di risorse. Tra queste, una maggiore diffusione della «smaterializzazione » dei documenti, un ricorso più frequente alla posta elettronica nelle relazioni con gli uffici pubblici ed una drastica riduzione degli stipendi di manager e consulenti. Inoltre citando dei dati del Consip Di Corinto dichiara che soltanto nel 2006 «il mercato elettronico delle Pa ha consentito un risparmio di circa 28 miliardi di euro». La cifra, ha spiegato il docente, sta a significare che «l’utilizzo della piazza elettronica permette di effettuare analisi ed influire sulla diminuzione dei costi» «anche l’e-procurement, se maggiormente diffuso contribuirebbe alla riduzione dei prezzi».
Pensando alle eccellenze straniere Di Corinto guarda soprattutto agli Stati Uniti e alla Svezia, e rintraccia nella capacità di questi Paesi di «fare sistema» la vera differenza con l’Italia. «Il problema italiano è che la Pa comunica poco e male con i centri di ricerca e con le università e questo impedisce al nostro Paese di fare sistema».La critica colpisce in particolare la gestione delle infrastrutture e delle nuove tecnologie, un management «old style» rafforza gli sprechi ed impedisce di ottimizzare l’utilizzo degli strumenti a disposizione. L’Italia sembra ragionare ancora su un paradigma di comunicazione superato. Afferma Di Corinto che il vero punto di forza dell’attuale società della conoscenza sta proprio nella circolazione delle informazioni, aspetto che il nostro Paese non è ancora riuscito a cogliere pienamente.
Il docente punta anche a far riflettere su un aspetto centrale del processo che lega l’informatizzazione della Pa e la riduzione dei costi per la gestione della Pa ed afferma «La Pa è oggetto dell’innovazione, ma anche soggetto. La Pa è il principale committente di Adobe ed altri programmi se facesse valere questa sua posizione potrebbe cambiare molto » alludendo in particolare alla creazione di formati ad hoc in grado di supplire ad esigenze specifiche. A proposito Di Corinto afferma anche che «qualsiasi processo non andrà a buon fine se non ci saranno delle regole per l’interoperabilità de i dati e la cooperazione dei software».
In Italia è ancora presente un divario digitale tra la popolazione. Secondo il docente «la ricetta per superare il digital divide è quella classica. Sicuramente favorire un impegno rinnovato nelle infrastrutture, quindi un grosso lavoro di formazione, ma anche replicare alcune esperienze di successo come gli internet social point, i laboratori di quartieri (dove ci sono tutor che aiutano ad imparare il computer ed internet), le officine di cultura della regione lazio e i pontos de cultura brasiliani dove si impara a diventare produttori di cultura», sottolinea Di Corinto che il successo si ottiene« mettendo le persone dietro le macchine, facendo un lavoro permanente di formazione on the job».