Crowdfuture. Un mercato solidale, via Internet

Crowdfuture
Un mercato solidale, via Internet

Arturo Di Corinto

Al via a Roma crowdfuture, prima convention sul crowdfunding in Italia per parlare di problemi, sfide, soluzioni e offrirà un’introspettiva sul futuro del crowdfunding
http://www.crowdfuture.net/

Il 27 Ottobre 2012 si terrà a Roma Crowdfuture – The Future of Crowdfunding, prima convention in Italia dedicata al crowdfunding, pratica di finanziamento collettivo di opere creative e progetti artistici e industriali.
In un tempo di crisi, ma nell’era di Internet, potrebbe essere l’uovo di Colombo. Le reti sociali, le communities, gli strumenti di cooperazione e una nuova voglia di collettivo, potrebbero pure funzionare, a patto che non si trasformino nell’ennesima forma di sfruttamento di tempo e idee degli internauti da parte di aziende con pochi scrupoli.
La differenza potrebbe farla la disponibilità di piattaforme dedicate – tipo Kickstarter e IndieGoGo crowdfunding – che assicurano ad autori e creativi il finanziamento necessario per partire e restare autonomi. In Italia esistono piattaforme di raccolta distribuita di fondi come Eppela, ShinyNote, SiamoSoci o Starteed, che possono almeno potenzialmente aiutare la nascita di un nuovo modello di fare impresa, superate le pastoie burocratiche del passato. Secondo gli organizzatori di Crowdfuture “i provvedimenti contenuti nell’agenda digitale potrebbero aprire a nuove sfide e opportunità per questi modelli.” un’alternativa a forme di finanziamento tradizionale. E in effetti questa modalità di finanziamento figura come uno dei meccanismi privilegiati per far decollare per le startup innovative dopo l’approvazione del decreto sviluppo del governo Monti del 4 ottobre.

Quali gli ingredienti? Co-creazione, condivisione e partecipazione. Parole d’ordine della comunità hacker che ha in larga parte contribuito a svilupparne il metodo. Dicono gli organizzatori “Il crowdfunding potrebbe avere una portata rivoluzionaria e democratica, abbassando le barriere di entrata e riducendo in un certo senso il rischio per start up innovative, che possono godere sin da subito della validazione sociale del mercato, ancora prima che il prodotto sia realizzato.”

Ma bisogna fare conoscere il crowdfunding a imprenditori, start-up, investitori, policy makers, pubblico e media. E perciò non è un caso che Crowdfuture presenterà alcune best practice dal mondo con noti economisti in collaborazione con The Hub Roma, inziativa di co-working nata in Inghilterra ad opera di italiani e poi diffusa in tutta Europa. Funzionerà? “non è una miniera d’oro e non è un modo più semplice di altri di raccogliere fondi per il proprio progetto, solo un modo più partecipativo, trasparente e, forse, sostenibile.
All’iniziativa presso la Facoltà di Psicologia dell’Università Sapienza di Roma, partecipa anche Ivana Pais che ha appena dato alle stampe per Egea “La rete che lavora. Mestieri e professioni nell’era digitale”. Nel libro la studiosa cita proprio alcune delle esperienze italiane di crowdsourcing e crowdfunding più attive: Cineama per produrre film dal basso, e OpenWear, una piattforma collaborativa per la produzione di capi di moda i cui prodotti vengono rilasciati in Creative Commons per un “brand aperto, basato sulla collaborazione, l’autoproduzione e la sostenibilità economica e sociale”.
Secondo il sociologo Francesco Maria Pezzulli, autore del libro inchiesta “In fuga dal Sud” la differenza tra un progetto che funziona e uno che non decolla sono proprio le reti sociali e professionali. Quando queste sono arretrate come nel nostro meridione l’unica scelta è partire. Il crowdsourcing via Internet può contribuire a fare la differenza.
Una cosa che non piacerà a tutti è che bisogna pagare un biglietto – in vendita sul sito www.crowdfuture.net – ma gli organizzatori assicurano che non c’è modo migliore di capire un nuovo fenomeno che facendone esperienza diretta, finanziando l’evento.

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