“Freedom for Remix”: la lettera

Lettera

All’attenzione di Concorso Romaeuropa Web Factory

Alla Fondazione Romaeuropa Festival, ai curatori del concorso Romaeuropa Web Factory

Recentemente un articolo pubblicato su Artsblog e le osservazione mosse da alcuni artisti hanno portato alla nostra attenzione il Concorso Romaeuropa Web Factory, promosso dalla vostra Fondazione. Il riferimento in particolare va al bando di partecipazione del Concorso. Riteniamo, infatti, che l’articolo 8, “OBBLIGHI DEL PARTECIPANTE”, meriti un’attenta valutazione ed una discussione pubblica capace di aprire un confronto culturale su temi a noi cari.

Il testo recita infatti così (cit.):

“Non è ammessa, da parte dei partecipanti, alcuna attività di mashup, remix ed ogni altro genere di manipolazione, in ogni caso le opere frutto di mashup, remix ed ogni altro genere di manipolazione non potranno in alcun modo partecipare al Concorso. In caso di controversia tra i partecipanti, farà fede la data dell’upload.”

Il Concorso intende rivolgersi a tutti i giovani creativi che desiderino cimentarsi con i nuovi linguaggi, in quattro aree differenti: video-arte, musica elettronica, scrittura testuale, elaborazione di uno spot pubblicitario. Ma la clausola da voi posta lascia perplessi sotto un duplice profilo.

Il primo, e più evidente, è collegato al fatto che le forme di arte da voi menzionate, in particolare la video-arte e la musica elettronica, usino prevalentemente tecniche quali mashup, remix, manipolazione e che tali tecniche costituiscano al contempo il sostrato culturale e filosofico e la materia prima per la loro realizzazione

Il secondo, invece, attiene ad una presunzione di illiceità di quelle forme d’arte. Il regolamento sembra non tenere in minima considerazione il fatto che il video o l’opera possano essere state realizzate assemblando o manipolando opere le cui relative licenze permettano quel tipo di attività e, dunque, rendano perfettamente lecita (sotto il profilo delle pretese degli autori) l’opera derivata. Ancora, il regolamento sembra non tenere in minima considerazione il fatto che l’attività di remix o mash-up origini da materiale caduto in Pubblico Dominio e, pertanto, liberamente riutilizzabile per costruire sul passato e dar vita a nuove forme d’arte.

Alla luce di quanto sopra, siamo sicuri che la vostra istituzione, che opera da anni nel settore della promozione artistica e culturale anche a livello internazionale, abbia tutto l’interesse nel fornire risposte adeguate alle critiche da noi rilevate e nell’approntare giusti rimedi a scelte che riflettono un disagio generale nella lettura e nella comprensione delle dinamiche (antropologiche, culturali, sociali, economiche, tecnologiche) che attraversano la contemporaneità e, in particolare, la produzione artistica legata ai nuovi media e ai contenuti digitali.

Promotori

Marco Scialdone, DegradArte, ArtisOpenSource

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