La Repubblica: Gli hacker del Califfato “100 soldati usa da uccidere”

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Arturo Di Corinto per La Repubblica del 22 Marzo 2015

Gli hacker dello Stato Islamico hanno pubblicato in rete una lista di 100 militari americani da colpire in patria per aver preso parte ai bombardamenti contro l’Isis in Iraq, Siria, Afghanistan, Yemen e Somalia. La lista, su cui le autorità stanno operando le necessarie verifiche, riporta fotografia, grado, nome, cognome, indirizzo, città e stato di soldati Usa della marina e dell’aviazione ed è accompagnata da una breve lettera in inglese che invita ad ucciderli in quanto “crociati”. È la prima volta che una lista tanto dettagliata viene diffusa in rete. Pubblicata su justpaste.it, è stata rilanciata centinaia di volte su Twitter prima che gli account responsabili venissero bloccati, ma senza che ne fosse impedita l’ulteriore diffusione.

Tra le frasi farneticanti riportate nella lettera c’è l’invito a colpire i militari e “a ucciderli nel loro paese, a decapitarli a casa loro, a colpirli a morte mentre camminano nelle loro strade pensando di essere al sicuro.” E poi: “È un obbligo (wajib) per voi uccidere questi infedeli (kuffar)! E ora ve lo abbiamo reso facile dandovi i loro indirizzi. Tutto quello che dovete fare è compiere il passo finale, cosa state aspettando?”

La lettera riporta la sigla dell’Islamic State Hacking Division che avrebbe realizzato l’operazione di dossieraggio, una sigla nuova nel panorama della cyberjihad. Tuttavia non c’è alcuna prova che la lista provenga da profili trafugati da server militari americani come sostiene il comunicato. E non c’è prova che i militari elencati nel documento siano stati correttamente identificati, tra i nominativi forniti molti potrebbero essere dei semplici omonimi.

Per impedire la censura del documento gli attivisti dello Stato Islamico hanno inoltre violato diversi siti europei per pubblicare al loro interno il documento e almeno in un caso hanno sostituito la homepage di un sito neutrale con la lista per intero. La lista è presente su dieci siti specchio (mirrorsites).

Gli Anonymous dell’Operazione Anti Isis stanno tracciando l’attività dei presunti responsabili del dossieraggio e indicano tra i potenziali responsabili un certo @anonswaggers, mentre tra i diffusori il profilo twitter di @soltan_alhrbi. Inolte, avendo individuato tra gli hacker dell’Is almeno tre amministratori di sistema indonesiani hanno deciso di oscurare il sito del parlamento dell’Indonesia, nazione secondo loro colpevole di finanziarli.

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