Adesso vogliono tassare pure i link. Chi? La Commissione europea.
A Bruxelles hanno perfino avviato una consultazione per avallare una decisione già presa, col ptobabile risultato di impedirci di linkare notizie e informazioni rilevanti, danneggiando le piccole e medie imprese, l’innovazione tecnologica e la libertà d’espressione di tutti i cittadini.
Il presupposto di questa novella Link Tax in Europa lo chiamano ancillary copyright o neighbouring copyright (in Italia sono i diritti connessi) e riguarda il diritto di diffondere, eseguire, pubblicare e distribuire contenuti. Per capirci: quando un giornalista scrive un articolo di cui giustamente può rivendicare i diritti morali in quanto creatore, il suo editore ha il diritto di pubblicarlo e distribuirlo come gli pare e di farci, speriamo, dei soldi. (Se non sai cos’è il copyright e come si divide leggi “Il copyright non è naturale, perciò ce ne infischiamo“)
Il punto è che come prevede la consultazione, con la definizione e l’implementazione degli ancillary rights anche per i brevi estratti sul web. ogni bit d’informazione contenuto in uno snippet (il ritaglio, la preview) andrebbe pagato, come già accade in Spagna e Germania.
In questo modo la preview di un articolo sarà considerato soggetto al diritto d’autore e quindi dovrà essere retribuito quale diritto connesso.
C’è qualcosa che non va. L’articolo di giornale è protetto dal diritto d’autore, giusto, ma non dovrebbe essere protetto lo snippet o l’estratto o il titolo collegato al link che hanno la specifica funzione di incuriosire il lettore e farlo cliccare sul link per andare leggere il contenuto che gli interessa. Dovrebbe essere obiettivo degli editori suscitare questo interesse sfruttandone il carattere emotivo e gratuito. Ma in verità non lo vogliono. Perchè?
La guerra contro Google & Co.
Oggetto del contendere è far pagare ai big player della rete come Google anche la visibilità dell’articolo, e questo nonostante un servizio come Google news offra agli editori una grande pubblicità.
La richiesta della lobby editoriale è perciò apparentemente controintuitiva.
Se grazie a questa pubblicità più persone possono venire a leggere il tuo articolo sul web, gli editori temono invece di perdere i soldi dell’advertising online perché grazie allo snippet col link la homepage infarcita di pubblicità non se la guarda più nessuno. Infatti se clicchi sullo snippet vai sovente su una pagina interna e io editore non posso sfruttare il pay per view e il pay per click della homepage dove mostro la pubblicità più pregiata e costosa.
La campagna di Open Media
Di fronte a questo rischio OpenMedia ha avviato una campagna a cui hanno aderito 20,000 persone e che chiedono di firmare.
Secondo l’associazione, che opera per la libertà e la salvaguardia di Internet, la proposta della commissione, parte di una più ampia idea di riforma del copyright, che introduce anche il geo-blocking dei contenuti e altre restrizioni come l’impossibilità di fotografare opere d’arte ed edifici storici con valore artistico, è proprio di imporre una tassa sui link per sostenere l’editoria in difficoltà. Ma così molti contenuti potrebbero venire censurati.
Ed è difficile dargli torto. Rivendicare il copyright sui ritagli di testo che linkano i contenuti produce un grave danno all’ecosistema informativo di Internet per diversi motivi:
- Crea confusione e incertezza da un punto di vista legale circa il modo in cui i link possono essere condivisi;
- Può indurre i motori di ricerca a scegliere di pagare la tassa solo ai grandi editori riducendo la varietà delle fonti informative;
- Mette in difficoltà gli aggregatori di contenuti che non sarebbero in grado di pagare la tassa col risultato di dover chiudere;
- Danneggia i piccoli editori che perderebbero traffico, visibilità e ricavi fino a dover chiudere l’attività.
Un questione di libertà
Insomma, secondo OpenMedia la libertà d’accesso di noi tutti alle notizie, alla conoscenza e alle idee si restringerebbe fino a sparire.
La consultazione indetta dalla commissione dura fino al 15 giugno e OpenMedia chiede di attivarsi per far fronte comune contro le lobby che spingono per la Link Tax.
Julia Reda, Marietje Schaake, Vicky Ford, Josef Weidenholzer, Daniel Dalton e altri parlamentari europei di tutti gli schieramenti che da tempo si battono per la libertà della rete e una riforma equa del copyright hanno preso posizione e ricevuto pochi giorni fa dalle mani della portavoce di Open Media le proteste di 3,737 cittadini sui possibili esiti della consultazione.
Ma Open Media ha anche incontrato organizzazioni non-profit e imprenditori d’accordo che la libertà di link oggi rappresenti la libertà tout court.
È ora che ce ne occupiamo anche noi, comunque la pensiamo.
ARTURO DI CORINTO
Roma, 20 maggio 2016