In riferimento all’articolo: http://www.visionpost.it/index.asp?C=9&I=2785 pubblicato anche altrove
invio la replica di Folena (con richiesta di pubblicazione ove pubblicata la lettera di Cortiana, agli altri per conoscenza)
Sono purtroppo costretto a replicare alle inesattezze dell’amico Cortiana. Mi dispiace che vengano da una persona competente in materia e con la quale ho collaborato in passato.
Procediamo con ordine e in modo puntuale.
Fiorello afferma:”Nella nota del Presidente della Commissione Cultura della Camera relativa alla legge di riforma della Siae si definisce l’introduzione del comma 1-bis come la costituzione di una “piccola – piccolissima, ma comunque importante – isola di libertà” il cui perimetro è stato definito attraverso l’interlocuzione esclusiva con i rappresentanti Siae, Fimi, Asmi, il Sindacato nazionale Scrittori e il Sindacato Autonomo Siae-Conf.Sal, con le conseguenti “mediazioni accettate”. ”
Questo è inesatto. Sono stati auditi quei soggetti perché la legge riguardava la Siae, non il diritto d’autore. Siamo stati noi a premere per introdurre la piccola norma a favore dei blog didattici, scontrandoci con alcuni dei soggetti citati.
Scrive ancora Cortiana: “Un tavolo aperto di confronto avrebbe ad esempio permesso alle commissioni presiedute dal Prof. Gambino e dal Prof. Rodotà di dare il proprio contributo. ”
Difatti noi abbiamo cercato di non ostacolare quel lavoro, evitando di mettere mani in modo pesante alla legge sul diritto d’autore. Ho incontrato appositamente Gambino proprio per assicurargli che la Commissione Cultura avrebbe aspettato senz’altro la conclusione dei lavori. Quella della commissione Gambino è stata – e credo continuerà ad essere – la sede “multistakeholder”. Ora tocca al decisore politico intervenire sulla base di quei lavori, in raccordo con il prof. Gambino e la sua commissione che ci ha fornito materiali preziosi, idee e proposte di lavoro.
Sempre Cortiana afferma: “Proprio la SIAE già nel 2004 nel “Compendio delle Norme e dei Compensi di opere delle Arti Visive”, nella Prima Sezione all’art.7.-INTERNET precisava che: “Comunque la riproduzione delle immagini non dovrà eccedere i 72 DPI di risoluzione e dovrà essere di bassa qualità.” ”
Appunto è ciò che la Siae fa. Chiede un compenso, con tanto di tabella, anche ai siti didattici per la riproduzione di opere coperte da diritto d’autore. Ora, o meglio dopo il decreto attuativo del ministero, che dovrà essere approvato dalla nostra Commissione, non potrà più farlo, se tali immagini non avranno qualità tale da competere con l’uso commerciale (e sfido chiunque a sostenere che un’immagine sul web come di solito vengono pubblicate possa essere usata in un book fotografico).
Cortiana: “Forse la mediazione parlamentare è consistita nell’introduzione aggiuntiva del concetto di “degrado”? ”
No, noi abbiamo cancellato il compenso, come ho spiegato.
“Non ho trovato negli articolati dei disegni di legge dei Verdi la fonte di ispirazione di cui parla Pietro Folena; comunque toccherà a loro chiarire. ”
DDL Senato 1461, Bulgarelli: “Art. 4. «È consentita la pubblicazione attraverso la rete internet a titolo gratuito di immagini a bassa risoluzione unicamente per uso strettamente didattico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro, fatto salvo il riconoscimento della paternità dell’opera».
Faccio anche notare che la bassa risoluzione o la degradazione qualitativa è considerata da diversi giuristi americani uno degli elementi di valutazione nel fair use degli Stati Uniti, tanto richiamato e così poco conosciuto. Ad esempio è utile la lettura di questo saggio: http://www.copyright.iupui.edu/highered.htm
Pareri simili si trovano anche su copyright.gov da parte di insigni giuristi, tecnici, docenti. Non ci siamo inventati nulla.
In conclusione: si poteva fare di più? Forse sì. Si poteva fare meglio? Forse sì. Ma non s’è fatto male. Si può accusare Folena di tutto ma non di avere scritto la fine della libertà della rete.
Pietro Folena, presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati.
Il mondo dell’open content dovrebbe ritrovare una unità di strategia. Efettivamente la soluzione ”bassa risoluzione” era già contenuta nel ddl Bulgarelli. Il compromesso trovato permette di ”parare” alcune delle pretese della Siae. Occorre, però che il decreto attuativo sia ben formulato.