Arturo Di Corinto per Peace Reporter di Ottobre
Peace Reporter, il mensile
A settembre il Commissario Europeo Franco Frattini ha proposto di chiedere alle corporation informatiche di operare una censura selettiva di parole indesiderate, come avviene in Cina, dove si selezionano le parole incriminate e poi si individua il nominativo corrispondente all’indirizzo IP utilizzato per risalire all’autore della loro diffusione. Una strategia che non ha ancora dato alcun frutto contro il terrorismo se non quello di mettere a tacere testimoni scomodi come i blogger e comprimere ulteriormente le libertà individuali inducendo negli utenti della rete autocensura e conformismo. Se ne sono accorti anche gli americani che hanno addirittura rinunciato al progetto Carnivore – un software capace di individuare in real time comunicazioni sospette via web o email attraverso la selezione di parole chiave – perché rivelatosi lesivo della privacy e inefficiente alla prova dei fatti. Ma ad ogni censura corrisponde una denuncia. Come quelle di “Project Censored”, che nell’ultima edizione annovera nella top 25 delle notizie più censurate al mondo lo scandalo della ricostruzione in Afghanistan e il comportamento delle truppe mercenarie della Blackwater in Iraq.