Contro il prestito bibliotecario a pagamento, per la libertà di cultura

logo peace reporterArturo Di Corinto per Peace Reporter di Marzo
Negli ultimi anni il copyright (il diritto d’autore in Italia) ha smesso di essere un argomento per avvocati ed è diventato un tema di importanza cruciale per musicisti, designer, scrittori, accademici, consumatori e per chiunque sia coinvolto a vario titolo nella produzione e fruizione di cultura. Ma poco si dice di quanto un regime di copyright rigido danneggi la diffusione dell’istruzione nei paesi in via di sviluppo. Il copyright è nato e poi si è consolidato come un dispositivo di bilanciamento per garantire agli autori un incentivo alla produzione di opere creative e allo stesso tempo favorire la loro circolazione presso il pubblico, affinchè chiunque potesse goderne. Non è nato certo per tutelare i profitti delle case edtrici come qualcuno sostiene. E la migliore dimostrazione del ruolo di garanzia di questo istituto sta nel fatto che da sempre le biblioteche pubbliche esistono come alternativa alla distribuzione commerciale delle creazioni culturali. Nel seguito di “The Disney Trap”, fortunato video contro le storture del copyright questa volta ad essere preso di mira è l’equo compenso sul prestito bibliotecario. Anche per questo è nata la Open Access Initiative: per garantire la libera fruibilità e circolazione dei prodotti della ricerca accademica finanziata con soldi pubblici, organizzandoli in archivi aperti liberamente accessibili e gratuiti. (http://www.openarchives.org) Oggi finalmente i ricercatori possono pubblicare una nuova generazione di riviste ad accesso aperto, in cui i costi sono coperti da meccanismi diversi dagli abbonamenti. Come il caso della Public Libray of Science – PLOS. http://www.plos.org/

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