Il Manifesto: Social e web, niente sesso senza consenso

Social e web, niente sesso senza consenso

Hacker’s Dictionary. La rubrica settimanale a cura di Arturo Di Corinto

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 26 Aprile 2018

Revenge Porn, Sexting, Sextortion, Cyber-harassment e Cyber- stalking sono tutti fenomeni di aggressione criminale online riguardanti il sesso e la sessualità. E nella maggior parte dei casi riguardano le donne.

Il Revenge porn, la vendetta porno, ad esempio, indica la condivisione pubblica senza consenso via Internet di immagini intime e a sfondo sessuale per umiliare la vittima che ne è protagonista.

L’odiosa pratica è in genere originata da amanti delusi e colpisce più frequentemente le donne che gli uomini. Molto diffuso tra gli adolescenti, il fenomeno è all’origine di alcuni casi di cronaca che anche in Italia hanno portato al suicidio delle stesse vittime.

Il Sexting invece è la pratica di messaggiare qualcuno con contenuti sessuali non voluti mentre la Sextortion implica varie forme di ricatto, anche monetario, per non divulgare contenuti a sfondo erotico del bersaglio prescelto.

Cyber-harassment infine è il nome che si dà alle molestie sessuali online assai frequenti nei social network, sia nei profili pubblici dei malcapitati che attraverso le chat di quei servizi e che spesso si tramuta in Cyber-stalking, un insieme di condotte persecutorie che spesso riassumono tutti i casi precedenti.

A questi fenomeni generati da amanti violentemente gelosi o abbandonati si aggiungono i crimini informatici di chi ruba foto erotiche e di nudo di attrici e starlette per diffonderle sul web, come è accaduto all’attrice Jennifer Lawrence e alla giornalista italiana Diletta Leotta contando su un presunto anonimato.

Questi fenomeni oltre a umiliare le vittime spesso le fanno sentire isolate e depresse, senza aiuto.

Ma proprio per reagire a questa condizione è nato «50 Sfumature di silenzio», un movimento globale che si batte contro le molestie online e il cyber- stalking e ha l’obiettivo di aiutare le vittime ad uscire dall’isolamento e a denunciare.

Il 4 aprile i suoi promotori hanno lanciato un’app mobile (qui Android e qui per iOs) per offrire strumenti e risorse alle vittime di questi comportamenti criminali.

L’app fa parte di un più ampio progetto per porre fine al cyber-bullismo, alla vendetta porno e alle molestie sessuali online, note anche come violenza domestica digitale, e contribuire a rendere giustizia e dare voce a milioni di persone in tutto il mondo vittime di questi abusi.

L’idea è di Darieth Chisolm, giornalista e autrice televisiva perseguitata da un ex-fidanzato che aveva perfino costruito un sito web con meme molesti, foto e video di nudo che la ritraevano mentre dormiva. Era arrivato a minacciare di ucciderla se non fossero tornati insieme.

L’app per smartphone, integrata col sito www.50shadesofsilence.com, offre a vittime e sopravvissuti una piattaforma per condividere storie, accedere a risorse che insegnano le basi della sicurezza su Internet e altri materiali di empowerment.

Oltre all’app e al sito web, Darieth sta girando un documentario che esplora la crescente epidemia globale di cyber-molestie, cyber-bullismo, cyber-rape, sexting e vendetta porno per denunciarne gli effetti sulla vita sociale e professionale delle vittime.

Il documentario è finanziato dal pubblico in crowdfunding. L’idea è di supportare iniziative educative volte a combattere il problema, l’onere finanziario delle cause legali, e cambiare la mentalità sociopatica dei perpetratori.

Ma anche per avere leggi più severe per i reati informatici di natura sessuale e chiedere alle aziende interessate di assumersi la loro parte di responsabilità restituendo dignità e rispetto alle vittime.