La Repubblica: Arresti e siti web oscurati: l’Egitto si prepara all’anniversario di piazza Tahrir

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La denuncia dei media locali e delle Ong: già 5 amministratori di pagine Facebook arrestate. Critiche all’operatore Etisalat

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 23 Gennaio 2016

INTIMIDAZIONI, minacce, siti chiusi e telefonini che non funzionano. A cinque anni dalla rivolta che cacciò Hosni Mubarak dal potere, in Egitto il giro di vite sull’opposizione al governo si fa ogni giorno più drammatico.

Il 25 gennaio gli egiziani celebrano il quinto anniversario della primavera araba (fotostoria) che si espresse con le proteste di piazza Tahrir. Per ricordare quei giorni da alcune settimane gli attivisti di ieri e di oggi si stanno dando appuntamento via Internet per ritrovarsi nello stesso luogo e commemorare i martiti della dura repressione del regime. E per questo motivo decine di attivisti e blogger sono stati arrestati al Cairo. A raccontarlo sono il quotidiano Egypt Indepedent e altri siti online, ma la notizia è filtrata sopratutto grazie al lavoro fatto sul campo da alcune Ong come Global Voices, una comunità di volontari.

Dal sei gennaio ad oggi, cinque amministratori di pagine Facebook sono stati arrestati e detenuti per aver invitato i loro follower a manifestare e il giornale online Masr al-Arabia è stato perquisito e messo offline dalla polizia che durante il raid ha sottratto otto computer dalla redazione. Anche i rappresentanti di alcune organizzazioni sindacali sono stati portati in commissariato e poi rilasciati. L’accusa? Attività antigovernativa. Alla base di molti fermi di polizia c’è anche la nuova legge anti-proteste che obbliga i cittadini a chiedere il permesso di riunirsi in più di dieci sia in pubblico che in privato.

Come era già accaduto nel 2011, l’uso di strumenti della comunicazione digitale per organizzare le manifestazioni preoccupa il governo a cui gli attivisti attribuiscono i mafunzionamenti in tutto l’Egitto di Skype, WhatsApp, Viber, e altri servizi sicuri di messagistica istantanea via cellulare. Anche il Free Basic Service di Facebook – che fornisce gratuitamente alcuni servizi Internet nei paesi in via di sviluppo come le news – funziona solo a tratti. Per questo The Guardian Project un gruppo affiliato al progetto Tor ha accellerato lo sviluppo di un’app appositamente creata per aggirare la censura e invita gli attivisti ad usarla. Si tratta di un software che consente ai cellulari Android di sfruttare il network dei nodi Tor per garantire l’accesso e la pubblicazione di informazioni e notizie su facebook anche dal telefonino.

Al centro delle controversie sui malfunzionamenti di Internet, secondo Global Voices, ci sarebbe comunque la compagnia di telecomunicazioni Etilasat, in gran parte di proprietà degli Emirati Arabi Uniti e che era già salita agli onori delle cronache per aver dismesso i propri servizi, insieme a Orange e Vodafone, proprio in Egitto nei giorni della Primavera Araba causando un blocco temporaneo di Internet in tutto il paese.

Secondo la classifica stilata da Ranking Digital Rights sull’affidabilità delle aziende, Etisalat ottiene il punteggio più basso di tutti per non aver mai assunto alcun impegno di rispettare privacy, libertà d’espressione e la net neutrality, ovvero la non discriminazione delle comunicazioni che avvengono via Internet. La compagnia ha chiuso anche Viber, un altro VoIP service in Marocco poco tempo fa. Perciò gli attivisti ricordano quale sia il valore, e la responsabilità, dei soggetti che concorrono al fuzionamento di Internet e dei social media nel garantire la libertà d’espressione.

La discriminazione del traffico nei confronti di alcune compagnie internet o dei siti indipendenti che fanno informazione è parimenti ritenuta una violazione palese dell’articolo 19 dei diritti umani perché come dice Global Voices discrimina il traffico verso contenuti specifici e specifiche applicazioni impedendo a nuovi competitori di entrare nel mercato da una parte, ai cittadini di manifestare le proprie opinioni. Ma sopratutto, rimarcano, “senza alcun rispetto” per le linee guida delle Nazioni Unite (“Protect, Respect, Remedy”) relativamente ai diritti umani in rete.

Per questo gli attivisti internazionali chiedono di interrompere tali pratiche anticoncorrenziali e di pubblicare tutti gli ordini di inibizione al traffico provenienti dal governo, e alle compagnie

come Etilasat di dialogare con la società civile e impegnarsi al rispetto della trasparenza e della tutela dei netizen (i cittadini in rete). Nel frattempo invitano tutti a firmare le petizioni su Change.org and Avaaz per ripristinare la democrazia della comunicazione nei paesi nordafricani.

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