Rodotà: il passo indietro di Renzi? Un atto dovuto e per di più provvisorio
Per il giurista lo stralcio del passaggio del provvedimento antiterrorismo che consentiva di spiare dati e documenti nei computer dei cittadini è da accogliere positivamente. Consapevole che questa minaccia alla privacy verrà riproposta in sede di disciplina delle intercettazioni. “Preoccupante la disinvoltura legislativa dell’uso di un decreto legge per intervenire sui diritti fondamentali”
di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 26 Marzo 2015
LE INTERCETTAZIONI delle comunicazioni su pc, smartphone e tablet con software spia non si faranno. Sono in molti ad avere tirato un sospiro di sollievo di fronte a una notizia che poteva precipitare l’Italia agli ultimi posti delle classifiche mondiali della privacy. E proprio la tutela della riservatezza dei dati e delle comunicazioni, un diritto costituzionale sancito per tutta l’Europa dalla Carta di Nizza, è stato l’innesco del dietro-front del governo sul passaggio del provvedimento che però verrà affrontato nuovamente nella discussione della legge sulle intercettazioni. Un plauso alla scelta di Renzi è arrivato con un tweet da Nils Muiznieks, commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa: “Bravo @matteorenzi per aver bloccato misure antiterrorismo intrusive. E’ necessario garantire che le misure di sicurezza rispettino diritti umani”.
Tra chi si è detto soddisfatto per lo stralcio c’è Antonello Soro, il Garante della privacy, che ha parole di apprezzamento per le modifiche apportate al decreto: “Lo stralcio della norma sulle intercettazioni da remoto consentirà un supplemento di riflessione, quanto mai necessario quando sono in gioco libertà e diritti fondamentali. Dimostra di cogliere alcuni dei nostri rilievi, tra cui la limitazione delle nuove ipotesi di ammissibilità delle intercettazioni preventive ai soli reati di terrorismo, per evitare un’estensione eccessiva e probabilmente neppure utile di strumenti investigativi così invasivi”.
Secondo il giurista Stefano Rodotà, tuttavia, quello di Renzi invece è stato un passo indietro dovuto. “Da accogliere positivamente, ma resta sempre un semplice passo indietro e per di più provvisorio, perché questa minaccia alla privacy verrà riproposta in sede di disciplina delle intercettazioni. La disinvoltura legislativa dell’uso di un decreto legge per intervenire sui diritti fondamentali – aggiunge Rodotà – è veramente preoccupante. Già era improvvido affrontare così l’argomento, ma adesso complicherà ancora di più l’iter della legge sulle intercettazioni”.
Rodotà, due volte Garante italiano della privacy, è netto: “Non si può continuare a legiferare sul tema dei diritti fondamentali delle persone in maniera tanto improvvisata, perché quando parliamo di privacy parliamo di libertà personale”. Che si tratti di una violazione dei diritti fondamentali e quindi della libertà personale lo ha affermato la stessa Corte di Cassazione il 19 marzo scorso chiarendo che entrare negli apparati elettronici personali è violazione di domicilio. “Anche anche la Corte costituzionale tedesca si è pronunciata in questo senso dicendo che è necessario tutelare la connessione stretta tra la quotidianità della persona e il suo apparato tecnologico: sono un tutt’uno.” Per Rodotà con quell’emendamento la libertà personale viene messa in discussione.
Adesso vedremo cosa accadrà nella discussione in commissione della legge sulle intercettazioni. E qui il giurista si fa particolarmente duro: “Il testo in materia di intercettazioni è inadeguato e riprende la vecchia logica della legge bavaglio abbandonata con ignominia, dimostrazione anche questa di una scarsa consapevolezza delle questioni da affrontare”. Quando gli chiediamo se non ci fosse una contraddizione tra il sostenere la legge sulle intercettazioni e frenare sulle ispezioni dei computer risponde: “Contraddizione? Anche le intercettazioni possono avvenire solo per certi reati, devono essere autorizzate, e devono essere effettuate entro un tempo determinato. C’è una differenza abissale per le prerogative attribuite nel decreto alle autorità di polizia”. Sempre attento alle leggi sovranazionali che ha contribuito a scrivere, aggiunge: “A livello europeo non si può esercitare sorveglianza massiva, nel decreto mancano i limiti della necessità e della proporzionalità”.
Solo un mese fa l’Assemblea parlamentare dei 47 paesi del Consiglio d’Europa aveva dichiarato: “Ci sono poche prove che la sorveglianza di massa sia stata finora capace di impedire gli attacchi terroristici, mentre al contrario le risorse necessarie a prevenirli sono state indirizzate a una sorveglianza generalizzata, lasciando liberi di agire individui potenzialmente pericolosi”. In occasione della giornata europea della privacy del 28 febbraio scorso era poi intervenuto lo stesso ministro degli esteri Paolo Gentiloni a invocare il necessario “equilibrio tra privacy e sicurezza” come strada maestra per far fronte alle nuove minacce. Per questo hanno suscitato ancora più clamore la denuncia del deputato di Scelta Civica Stefano Quintarelli circa l’enormità di un emendamento al decreto antiterrorismo che avrebbe permesso l’intercettazione e l’investigazione da remoto sui computer di reati anche minori non collegati alla minaccia terroristica. Ce n’è quanto basta per una seria pausa di riflessione.