Divieto di creare. Guerra alla generazione digitale
Arturo Di Corinto
Per Il Sole 24Ore – Nòva – 18 marzo 2009
Siamo nell’era dei media personali. Siamo nell’era della creatività di massa.
Giovani e meno giovani prendono, copiano, tagliano, rimescolano incessantemente il loro patrimonio di immagini e idee, per divertirsi, sperimentare e raccontare storie, diventando però, in un battibaleno, sospetti criminali per le major del disco e l’industria di Hollywood, che temono la violazione dei loro diritti di proprietà sui materiali usati per le produzioni amatoriali.
Un paradosso. Mentre l’elettronica di consumo e nuovi software offrono strumenti sempre più potenti per remixare i contenuti, nei computer vengono inseriti lucchetti digitali: Drm e trusted computing. Se non bastasse, bandi pubblici e concorsi istituzionali intitolati all’innovazione e alla creatività ospitano solo opere originali che “non” siano frutto di manipolazioni, oggetto di mash-up, elaborazioni di idee altrui. Insomma pretendono che a gareggiare siano giovani artisti e creativi le cui opere siano state partorite in laboratori asettici, senza alcun contatto col patrimonio culturale preesistente (e con la rete). E’ guerra aperta alla generazione digitale. Ma per protestare contro questo miopia creativa, i “commoners” italiani reagiscono affilando le armi del culture jamming e annunciano per il 20 e 21 marzo il Roma Europa Fake Factory, una due giorni di feste, performance e dibattiti (al Senato della Repubblica) dove possono partecipare solo quelli che fanno del cut-up e del remix la loro bandiera. (www.romaeuropa.org)