Agenzia Digitale, la Poggiani si è dimessa
La direttrice dell’Agid ha consegnato le sue dimissioni nelle mani della ministra Madia. In politica con la Moretti nella corsa a governatrice del Veneto.
di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 30 Marzo 2015
Alessandra Poggiani, poco dopo le 21, ha ufficializzato con una lettera al ministro Madia le sue dimissioni. E alla notizia dell’annuncio delle dimissioni della direttrice dell’Agenzia per l’Italia Digitale si aggiunge quella che né Matteo Renzi né Marianna Madia hanno commentato la scelta. Solitamente prodighi di annunci e commenti via Twitter questa volta ministro e premier sono rimasti in silenzio. Il motivo potrebbe essere l’imbarazzo determinato dalla sua decisione? Oppure la consapevolezza che si apre di nuovo un periodo incerto per l’agenzia che ha il compito di digitalizzare l’Italia? Né l’uno né l’altro secondo Alessandra Poggiani, che a Repubblica.it in mattinata aveva annunciato: “Consegnerò stasera le mie dimissioni nelle mani della Ministra Marianna Madia. Il mio non è stato un colpo di testa, la decisione l’ho maturata un mese fa quando mi hanno chiesto di impegnarmi al fianco di Alessandra Moretti nella sua corsa a governatrice del Veneto. A quel punto ne ho parlato subito con la ministra e lei ha capito. Le sono molto grata per questo”. Ora resta al lavoro fino al nuovo bando per chi le succederà già uscito.
Insomma, Poggiani rivendica una scelta molto personale e non determinata, come è stato pure detto, da dissapori con la presidenza del Consiglio e neppure dalle difficoltà incontrate nella gestione dell’Agenzia. “Avevo desiderio di tornare nella mia città adottiva, Venezia, e l’occasione di contribuire al nuovo processo politico avviatosi con le primarie mi ha fatto decidere. E poi io non scappo certo. Intanto ho dato la mia disponibilità fino al 30 aprile. E me ne vado convinta di aver fatto tutto il necessario. In questi otto mesi abbiamo rimesso in moto la macchina dell’Agid, dal bilancio agli approvvigionamenti alla trasparenza, abbiamo sincronizzato il nostro lavoro con le Regioni, gli Enti locali e Palazzo Chigi, lavorato benissimo con la ministra Madia e il suo dipartimento”. Anche con Riccardo Luna, Paolo Barberis e Stefano Quintarelli? “Soprattutto con loro”.
Una scelta da comprendere e rispettare ma che ha delle implicazioni inevitabili in termini di opportunità per il paese e di efficienza per la macchina della digitalizzazione. I ritardi accumulati nei due anni della gestione Agid da parte di Agostino Ragosa e gli otto mesi necessari al “reset” delle attività dell’Agenzia sotto la direzione Poggiani hanno fatto capire a tutti che il digitale non è roba da cortile e che riguarda invece una materia trasversale su cui l’Italia si gioca un bel pezzo di futuro, nell’economia materiale e immateriale, come pure la scommessa di un paese più aperto, efficiente e democratico. Una materia rispetto alla quale l’Italia è in ritardo, anche per colpa dell’Agenzia, essendo tra i paesi meno digitalizzati d’europa e primo solo davanti a Bulgaria e Romania per competenze digitali, ecommerce e uso di Internet tra i cittadini.
Perciò anche se la Poggiani assicura che “chiunque vada al posto mio sarà operativo dal primo giorno” qualche dubbio resta. Rimane intatta la preoccupazione per lo stato di avanzamento delle operazioni di sistema che dovrebbero permettere a tutti di ordinare una visita medica online, ricevere i certificati sanitari e la documentazione di un processo per via telematica, pagare il bollo e le multe via computer, accedere alla banda larga dai paesi dell’Aspromonte come dalle periferie cittadine.
Che serva una riorganizzazione complessiva della governance del digitale in Italia per snellire e ultimare le iniziative messe in campo dal governo, è opinione condivisa e le ipotesi sono tutte valide. Per ora è certa la volontà del Ministero vigilante guidato da Marianna Madia di cercare un nuovo direttore dell’Agid da selezionarsi con un bando pubblico dai criteri più stringenti del precedente. E proprio per questo appare significativo quello che il consigliere per l’innovazione di Palazzo Chigi, Paolo Barberis, ha scritto sulla necessità di dotare l’agenzia di una figura professionale “con eccellenti competenze tecnologiche e importanti esperienze manageriali, meglio se internazionali”. Ed ha aggiunto: “Non so chi andrà a sostituire Alessandra, […] meglio se una persona alla guida di una squadra di professionisti selezionati e che si possa sviluppare un nuovo metodo di lavoro, una nuova organizzazione con leve adeguate per vincere la sfida che abbiamo davanti.”
Altra certezza è che l’Agenzia non possa chiudere. La vita del’agenzia è regolata da un norma primaria e quindi ci vuole una legge per ristrutturarla, modificarne la missione o chiuderla. Anche se fosse non ci sono neppure i presupposti necessità e urgenza per farlo neppure con un decreto. In considerazione della funzione di raccordo che l’Agenzia ha con comuni, province, regioni, istituzioni europee, ogni minuto di ritardo è un minuto perso per le iniziative messe in campo dal governo, dalla Fatturazione elettronica verso la Pubblica Amministrazione, obbligatoria per tutti da domani, al Sistema pubblico di identità digitale di sui domani saranno pubblicate le regole, fino al piano banda ultralarga e a italia.login, il punto di accesso unico dei cittadini e delle imprese italiane. Intanto è già partita la corsa alle candidature.