Agenzia per l’Italia digitale, via al il totonomine per il nuovo direttore
Dopo le dimissioni di Agostino Ragosa dall’Agid, il ministro Madia twitta la notizia del bando per sceglierne il sostituto. Sul tavolo la partita dei finanziamenti europei e le grandi opere digitali
di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 6 giugno 2014
È ORA di pranzo quando il sito della Funzione Pubblica mette in homepage il bando per il nuovo direttore dell’Agenzia per l’Italia digitale. Poche righe sul tipo di incarico e uno scarno riferimento alle qualità dei candidati che potranno spedire il proprio curriculum vitae in formato europeo entro la mezzanotte del 15 giugno. Qualche minuto prima il ministro Marianna Madia aveva twittato la notizia. Il governo prova così a interrompere la serie di stop and go intorno agli obiettivi dell’Agenda Digitale. E cerca di farlo velocemente.
Ma perché così tanta fretta? In primis perché il direttore dell’Agenzia per l’Italia digitale Agostino Ragosa, dimesso dall’incarico pur conservandone l’interim, non è più nella condizione di operare. E poi perché a luglio il semestre europeo della presidenza italiana incomincia con un incontro sull’agenda europea. Si tratta di Digital Venice, evento internazionale che si terrà l’8 e il 9 luglio a Venezia, alla presenza del commissario europeo Neelie Kroes, con capi e segretati di Stato, sui temi del mercato unico digitale, per discutere, a cascata, della cosidetta web tax, della neutralità della rete e dell’abolizione dei costi del roaming telefonico.
Il nuovo direttore non avrà solo il compito di riorganizzare l’Agenzia per l’Italia Digitale – che è l’organismo deputato a implementare la strategia digitale europea nel nostro paese, ottimizzare la spesa pubblica e coordinare tra loro tutte le amministrazioni per via telematica – ma deve appunto collaborare con le istituzioni europee e quindi intervenire sull’economia italiana offrendogli come volano le grandi opere digitali.
Sul tavolo del nuovo direttore ci sono le notorie partite di anagrafe, identità e fatturazione digitale, e le questioni più complesse che gli stanno dietro: il numero, l’efficienza e la quantità dei datacenter pubblici che ne devono contenere i dati; la sovranità italiana delle reti su cui transitano e risiedono in cloud; gli investimenti economici per realizzare il sistema pubblico di identità elettronica, eccetera. Questioni che non riguardano soltanto la modernizzazione digitale dell’Italia, ma la grande partita dei finanziamenti europei per le ICT della programmazione europea 2014 2020.
E non è un caso che due giorni fa Marianna Madia abbia nominato come consigliere politico sulle temtiche del digitale il piddino Paolo Coppola, parlamentare, professore di informatica e grande sponsor dei dati aperti nella PA. Il totonomine è cominciato all’indomani della notizia data da Repubblica sull’avvicendamento ai vertici di AGID. Alcuni sono nomi noti, come quello di Alfonso Fuggetta del Cefriel, altri provengono dal mondo dell’impresa come il fondatore di Dadanet, Paolo Barberis, e poi ci sono un ousider come Luigi Castelli dell’Eni, esperto di datacenter, Roberto Moriondo direttore all’innovazione della Regione Piemonte, che conosce molto bene la macchina e l’ambito pubblico, Michele Vianello, ex direttore del Vega di Venezia, già vicesindaco di Venezia con Massimo Cacciari e un esperto di smart city come il professore Mario Calderini. Lo stesso Stefano Quintarelli, deputato di Scelta Civica, incompatibile con questo ruolo, non è considerato fuori partita. Presto per fare scommesse. Da noi interpellato, Paolo Coppola ha detto: “Occorre fare e fare subito. Bisogna recuperare il gap accumulato finora. La partita è complessa per questo ci vuole un direttore che non sia solo bravo, ma che ci creda e ci metta l’anima”.