Alessandra Poggiani nuovo “digital architect” dell’innovazione italiana
Manca solo l’annuncio ufficiale ma Matteo Renzi e il ministro Marianna Madia l’hanno scelta per guidare l’Agenzia per l’Italia digitale. Manager vicina al Pd, globetrotter per indole, sembra avere nel destino la gestione per le politiche digitali
di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 9 luglio
ORMAI la decisione è presa e l’annuncio ufficiale è atteso al Consiglio dei ministro previsto per domani. Sarà Alessandra Poggiani, giovane e talentuosa manager, il nuovo direttore dell’Agenzia per l’Italia digitale (Agid). Prenderà il posto occupato dal 2012 da Agostino Ragosa. A farle da spalla, come Digital Champion in Europa, potrebbe essere invece Stefano Quintarelli. Scelta tra oltre 150 candidati, la Poggiani viene dalla guida di Venis, la società in house per l’informatica del Comune di Venezia. Era salita alla ribalta della cronaca durante le vicende dello “Storacegate”, la vicenda dell’accesso abusivo all’anagrafe del Comune di Roma perpetrato dagli uffici di Laziomatica mentre Storace era presidente della Regione Lazio. Lei era responsabile della Comunicazione proprio della società di informatica della Regione. Sarà in grado di gestire con efficacia quel momento difficile (Storace è stato prosciolto da ogni accusa solo di recente) e di rilanciare Laziomatica assumendone la direzione e a cui cambierà il nome in Lazio Informatica (LaIt), ombrello sotto il quale nel 2007 farà incontrare a Roma nello spazio dell’Ara Pacis, i più grandi progettisti di software al mondo: Bruce Perens, il padre dell’open source e Richard Stallman, l’inventore del free software.
Un denso curriculum alle spalle, Alessandra Poggiani, romana classe 1971, si è laureata in Scienze della Comunicazione e Studi Culturali a Londra nel 1995 e ha successivamente ricoperto ruoli di prestigio come esperta di marketing e comunicazione. Prima al Wwf, poi presso l’Enel con Mario Dal Cò, poi consulente di Reti, la società di scouting politico di Massimo Micucci e Claudio Velardi ai tempi d’oro di D’Alema, per diventare professore incaricato presso diverse università come la Sapienza di Roma dove ha collaborato con il Cattid, centro per le applicazioni digitali e televisive, fino alla sua chiusura.
Globetrotter per indole, Alessandra Poggiani ha fatto la spola tra l’Imperial College di Londra, Roma e Venezia da quando si è concluso il suo impegno in Lait senza smettere di tenere lezioni nelle università Tor Vergata e Luiss di Roma e trovando anche il tempo di sposare uno stimato e apprezzato economista come Marcello Degni, esperto di Contabilità pubblica, oggi docente alla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione. Targata Pd, ulivista da sempre, con buone entrature e antiche amicizie nel partito, candidata alle parlamentarie democratiche a Roma, ha maturato negli anni una certa competenza nelle politiche digitali e ha sempre manifestato un particolare talento nello scegliere i collaboratori.
Il suo non sarà un lavoro facile. Intanto dovrà riorganizzare tutta l’Agenzia per dare un segno di discontinuità rispetto alla gestione precedenti, dovrà “maneggiare” con accortezza i 4,4 miliardi di euro di gare che ricadono sotto la competenza dell’Agid (con tanto di regole tecniche, capitolati, pareri e controlli), verificare l’attuazione di alcune importanti riforme come la fatturazione elettronica digitale, il sistema pubblico di identità digitale da poco partito (nella versione sbagliata) per Bruxelles, ma soprattutto “vigilare” sulla gara SPC, quel famoso Sistema Pubblico di Connettività che dovrà collegare i gangli vitali della macchina amministrativa pubblica digitale. La gara, disegnata dall’Agenzia per l’Italia Digitale e bandita da Consip (valore di base d’asta 2,4 miliardi ma affidata con un ribasso d’asta del 90%) e non ancora conclusa, rischia qualche imbarazzo quando qualcuno si accorgerà che l’affidamento prevede di portare la fibra ottica solo nei capoluoghi di provincia e nelle grandi città già servite, mentre per gli altri comuni la massima velocità prevista è di 4 mega.