L’Agenzia digitale chiude? Fantasie, dice la Poggiani: “Noi diamo indirizzi e soluzioni”
Tra gli addetti ai lavori nel mondo dell’innovazione c’è chi paventa lo smembramento o la chiusura dell’Agid, l’Agenzia per l’Italia digitale, ma la direttrice Alessandra Poggiani considera queste ipotesi surreali. E a Repubblica.it spiega come stia lavorando per colmare il gap accumulato in anni precedenti usando il digitale per trasformare il paese
di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 9 Marzo 2015
L’AGENDA digitale italiana non è più la stessa. E tuttavia il governo sta prendendo decisioni che potrebbero favorire l’implementazione di molti dei suoi obiettivi anche se oggi si chiamano con un altro nome. È di questi giorni la presentazione del piano nazionale per la banda ultralarga mentre la ministra Madia ha annunciato un’accelerazione sulla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. In questo scenario, dopo gli scarsi risultati della gestione precedente, l’Agenzia per l’Italia Digitale è al centro dell’azione di governo per favorire l’attuazione delle cosidette “riforme digitali”. Perciò, a sette mesi dal suo insediamento abbiamo chiesto alla sua direttrice, Alessandra Poggiani, cosa è stato fatto finora.
Dottoressa Poggiani, in Agid sono cambiate molte cose da quando ne ha preso le redini. L’Agenzia ha un nuovo assetto organizzativo, cerca di comunicare di più coi cittadini e lei gode della fiducia del governo. Che risultati l’Agenzia ha conseguito sotto la sua direzione?
“Innanzitutto abbiamo fatto ordine: c’erano oltre 100 attività derivanti da accordi di programma quadro con le regioni, molte risalenti addirittura al 2004 e non ancora completate. Abbiamo censito tutto, riprogrammato le risorse chiudendo progetti non più attuali e avviandone di nuovi recuperando significative economie per la digitalizzazione sui territori. Per ripartire bene, bisogna mettere a posto il pregresso. Come quando abbiamo analizzato la situazione della CEC PAC (la posta elettronica certificata), e deciso di chiudere questo servizio scarsamente usato e molto costoso. Poi abbiamo “messo in produzione” i grandi progetti nazionali che il governo precedente aveva delineato: l’identità digitale, le cui regole operative saranno pubblicate a giorni, e abbiamo gestito con successo lo switch off della fatturazione, dal 31 marzo a regime per tutte le PA anche locali. Inoltre abbiamo messo in esercizio il sistema Pagopa che ha già 35 amministrazioni a bordo. L’anagrafe unica invece è il progetto di sistema su cui lavoriamo con il ministero dell’interno e tutti i comuni. Infine è stato acceso il progetto pilota del CERT PA di cui è già attiva la procedura di risposta agli incidenti. E poi abbiamo lavorato molto sulla trasparenza: la nostra come ente, ma anche quella del paese con il sito soldipubblici.it e poi con dati.gov.it, più facile da usare, più completo e pensato per chi lo consulta e non solo per chi lo alimenta”.
È soddisfacente il lavoro svolto finora con le istituzioni?
“Ci siamo concentrati nella pianificazione. Abbiamo lavorato con la Presidenza del consiglio e il Ministero dello Sviluppo Economico sui piani nazionali per la banda ultralarga e la crescita digitale. Per la prima volta l’Italia non solo si è dotata di due strategie coerenti e sinergiche, come base per la programmazione della spesa delle risorse europee, ma lo ha fatto anche attraverso una consultazione pubblica”.
Qual è il rapporto con il governo, l’ente vigilante e i consiglieri Barberis e Guerra che hanno messo in cantiere Italia login e forse pensano a un nuovo dipartimento dedicato al digitale presso la Presidenza del Consiglio?
“AgID ha per sua natura anche molte funzioni trasversali che ci portano a collaborare con tutti ministeri e direttamente con i consiglieri di Palazzo Chigi. Con Paolo Barberis lavoriamo a stretto contatto soprattutto per disegnare e realizzare quello che ad oggi è la nostra sfida più grande, Italia Login, che rappresenta la cornice di riferimento di un nuovo modo di relazionarsi fra pubblica amministrazione e cittadini/imprese e che integra il sistema paese online: uno “Stato” facile da usare e accedere per tutti i cittadini, anche dal telefonino. Nei prossimi giorni, proprio insieme a Barberis presenteremo il progetto esecutivo che sarà pronto nella sua versione beta già per giugno. Con Andrea Guerra, invece, abbiamo collaborato sulle questioni che riguardano le infrastrutture e il piano nazionale da sviluppare per dotare il paese di reti di nuova generazione e colmare il gap troppo grande che ci separa ancora dagli altri paesi europei. Molte delle nostre attività sono strettamente sinergiche con gli obiettivi e le priorità stabilite dalla ministra Madia attraverso il Dipartimento della Funzione Pubblica. Noi siamo un’agenzia al “servizio”, che cerca di offrire soluzioni operative e tecniche a chi fa le politiche e detta gli indirizzi, in un rapporto di stretta collaborazione con tutti gli attori del governo”.
Qualcuno tra gli addetti ai lavori non esclude una nuova destinazione d’uso dell’Agenzia e un ripensamento delle sue funzioni, quelle strategiche potrebbero essere riassorbite dalla Presidenza del Consiglio, quelle operative addirittura dalla Sogei. Un’ipotesi che troverebbe conferma in un’interrogazione parlamentare del NCD-Udc.
“Da quando ho assunto questo incarico, leggo quotidianamente di nuovi dipartimenti, soppressioni di enti, scontri fra ministeri, decreti che non esistono. Ho capito che è parte del lavoro quando si ha un incarico pubblico: sapere che più che al merito delle cose l’interesse si focalizza sui retroscena, sempre infondati e molto romanzati. Forse questo è uno dei motivi per il quale il digitale arranca nel nostro paese. Non si può certo dire che l’Italia scarseggi di associazioni, esperti e – soprattutto – convegni sull’innovazione digitale. Ma a guardare bene, le persone che si occupano d’innovazione in Italia sono spesso sempre le stesse e anche chi ne parla sembra molto più interessato alle vicende di palazzo, invece che alle questioni di contenuto. Però la realtà non è come la serie tv House of cards, ma una difficile azione di miglioramento e di progettazione, a partire da una situazione di grande ritardo. Io penso onestamente che se vogliamo che l’innovazione e il digitale diventino una priorità concreta nell’agenda del paese, e deve accadere se vogliamo recuperare un decennio di ritardo, bisognerebbe misurarsi e criticare sulle cose da fare, magari dando consigli e contributi utili e costruttivi”.
Pare che la Corte dei Conti abbia rilevato nell’assetto organizzativo dell’Agenzia la mancata soppressione, fusione e trasferimento del personale dell’Iscom come previsto dalla legge. Lei intanto ha rivoluzionato l’Agenzia a cominciare dalle nuove posizioni introdotte e che hanno creato diversi mal di pancia per questioni di incompatibilità e interpelli dubbi o mancanti.
“Ogni ente di nuova istituzione sconta difficoltà burocratiche e procedurali nel perfezionamento del suo assetto, soprattutto quando si accorpano diverse competenze. Non dimentichiamoci che ci sono stati nel passato forti ritardi nella approvazione dello statuto dell’agenzia e nel completamento delle procedure amministrative che permettessero all’agenzia di funzionare, dall’organizzazione al regolamento di contabilità. Abbiamo in questi mesi completato tutta la documentazione e ora l’ente è nelle condizioni di lavorare. L’adozione dell’assetto organizzativo è stata una priorità per dare un quadro certo all’operatività dell’ente. Purtroppo abbiamo ereditato un enorme contenzioso con il personale. Non dobbiamo dimenticare che le organizzazioni sono soprattutto fatte dalle persone. AgID ha molte grandi professionalità, che per troppo tempo non hanno avuto un quadro organizzativo certo e “moderno”. È una grande sfida quella che stiamo affrontando: valorizzare le risorse esistenti, in un quadro di massima produttività ed efficacia”.
In dieci anni l’Agid ha subito quindici cambi al vertice. Di cosa ha realmente bisogno per diventare un punto di riferimento stabile e forte per l’azione di governo?
“AgID ha una lunga storia alle spalle. sono state molte, forse troppe, le trasformazioni che ha subito, dal Centro tecnico all’Autorità per l’informatica pubblica, fino ai più recenti Digitpa e Agenzia per l’innovazione. C’è bisogno di consolidare e rafforzare la struttura, per renderla sempre più autorevole nei confronti delle altre amministrazioni. Gli sforzi che stiamo facendo per aprirci sempre di più con un approccio davvero collaborativo sia verso le PA, centrali e locali, sia verso gli stakeholders, vanno proprio in questo senso. Non è facile perché il digitale è ancora visto come un settore verticale, invece che come un fattore essenziale e trasversale. Ma tocca a noi di Agid per primi diffondere questa cultura e questa consapevolezza, sperando che sempre di più il livello politico metta la questione dell’agenda digitale fra le priorità del paese”.