“Rivoglio la mia faccia. No a una società della sorveglianza”
Una dozzina di associazioni per la privacy – anche italiane – chiede all’Europa di mobilitarsi per impedire l’uso indiscriminato di tecnologie per il controllo biometrico e facciale di massa
di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 13 Novembre 2020
“Quando siamo sorvegliati non ci comportiamo più in maniera naturale e siamo indotti all’autocensura. Quando veniamo classificati siamo giudicati e discriminati”. La tesi del sociologo David Lyon (“L’occhio elettronico. Privacy e filosofia della sorveglianza”, Feltrinelli, 1997) è diventata lo slogan di una campagna europea che denuncia la sorveglianza biometrica di massa. Dopo i primi esperimenti in parchi e piazze per contrastare la percezione di insicurezza dei cittadini, città e nazioni stanno moltiplicando l’installazione di dispositivi di sorveglianza ovunque, applicando l’Intelligenza artificiale e l’Internet delle cose, con l’effetto, secondo gli attivisti, di produrre un senso di falsa sicurezza e realizzare una società sorvegliata. Perciò, per “proteggere la dignità delle persone nello spazio pubblico”, alcuni gruppi per i diritti umani hanno annunciato proprio ieri l’avvio di “Reclaim Your Face: Ban Biometric Mass Surveillance” (Reclama il tuo volto: mettiamo al bando la sorveglianza biometrica di massa), una campagna di denuncia delle storture, note e potenziali, dell’uso di sistemi ipertecnologici di controllo a distanza.