Arturo Di Corinto
Aprile, la rivista, Febbraio 2004
Dai media alla Politica, quello di Societa’ dell’Informazione e’ un concetto che e’ stato utilizzato per indicare la progressiva rilevanza che il linguaggio, la comunicazione e i media, assumono nella transizione dal mondo fordista a quello postfordista – dalla fabbrica seriale all’industria culturale, dall’operaio-massa all’intellettuale-massa – e al ruolo rivoluzionario esercitato dalla tecnologia nell’economia in termini di terziarizzazione del lavoro, delocalizzazione della produzione e finanziarizzazione dei mercati.
Processi che sono tutti il risultato dell’automazione tecnologica e della “smaterializzazione” della produzione in cui saperi sociali e conoscenze formalizzate imbrigliate da marchi, brevetti e copyright, diventano gli strumenti fondanti delle nuove forme di appropriazione e accumulazione della ricchezza.
La versione progressista della Societa’ dell’Informazione identifica in questa definizione una traiettoria di sviluppo della societa’ che implica il potenziamento della tecnologie informatiche e telematiche per favorire l’educazione e la formazione, i servizi ai cittadini e alle imprese, ampliare i mercati e inserire i singoli paesi nel flusso della globalizzazione senza pero’ creare le condizioni perche’ cio’ accada.
Ma se con l’espressione di societa’ dell’informazione ci si riferisce al ruolo strategico che l’informazione e la conoscenza hanno all’interno dei nuovi processi produttivi e dei nuovi modelli di governance, l’ampia sostituzione delle risorse energetiche e meccaniche con quelle informazionali ha visto l’emergere di soggetti produttivi nuovi – portatori di nuovi diritti e di nuovi bisogni – e di una nuova stratificazione sociale e professionale che i decisori pubblici non sembrano in grado di riconoscere e tutelare. La diffusione sociale di tecnologie a base linguistico-informatica ha trasformato il lavoro cognitivo in lavoro en general senza prefigurare per esso la mediazione di un nuovo patto sociale.
In seguito alle raccomandazioni del Libro Bianco di J. Delors, nel Rapporto Bangemann, del Piano per la Societa’ dell’Informazione e nell’iniziativa e-Europe, anche in Italia sono state elaborate delle precise indicazioni per assicurare il pieno dispiegamento dei benefici della Societa’ dell’Informazione, che sono state inserite nel DPEF del 2000-2003 al titolo IV: Societa’ dell’Informazione, Tecnologie della Comunicazione, Innovazione, Cultura, Cittadinanza.
Scoppiata la bolla della new economy tuttavia si e’ persa traccia di quella carica ideale tesa al rinnovamento dell’economia e all’ampliamento dei processi democratici promessi dalla progettazione sociale delle Nuove Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (NTIC). Il punto piu’ basso e’ stato toccato al World Summit on Information Society di Ginevra dove, nonostante il turno di presidenza della UE, l’Italia stessa si e’ dimostrata balbuziente proprio sui terreni contigui dell’innovazione tecnologica, della democrazia elettronica e del pluralismo dell’informazione.
Societa’ dell’informazione e’ anche il sistema dei media – un comparto industriale che sfrutta intensivamente l’innovazione tecnologica per migliorare processi e prodotti e ampliare i profitti – che fallisce nel suo ruolo di change agent quando, invece di far conoscere e problematizzare i nuovi scenari, diventa il megafono di una politica di annunci tesa a nascondere la realta’ di un paese in forte ritardo sia sul terreno dell’innovazione che su quello dei diritti. La causa e’ semplice da identificare: i proprietari dei media sono gli stessi esponenti di una classe imprenditoriale assistita e politicamente collusa, concentrata su interessi di parte e incapace di scommettere sul futuro. Paradossalmente percio’ l’altra faccia della societa’ dell’informazione e’ data dalla concentrazione globale dei media, dall’infotainment, dalla censura e dal conformismo, dalla precarieta’ di chi lavora nell’informazione.
Non e’ casuale infatti che a questa situazione faccia da contraltare la forte richiesta di un’informazione di qualita’, autonoma dal potere politico e plurale nelle sue espressioni e che si concretizza da una parte nello svilupo dei media autogestiti, dall’altra nella difesa degli spazi di autonomia dei suoi operatori che, non a caso sono sotto assedio ovunque nel mondo.
Percio’ nel trattare questi argomenti il nostro speciale vuole fare il punto della situazione sullo stato della Societa’ dell’Informazione in Italia descrivendone i temi e gli approcci, individuando gli elementi portanti e i punti di crisi, per avviare un dibattito pubblico sui temi correlati dell’innovazione e dell’istruzione, dell’informazione e della democrazia.
Infatti, se informazione e conoscenza sono le pietre angolari della Societa’ dell’informazione, e’ solo il modo in cui questi due elementi sono declinati e assorbiti nella societa’, nell’economia e nella politica, che rende appropriato oppure no l’uso di tale espressione.