Intervista. Marco Rizzo (Pdci): ”Lo stop ai brevetti ci dice che leggi antipopolari possono essere bloccate”
Arturo Di Corinto
www.AprileOnLine.Info n.195 del 08/02/2005
La Commissione Giuridica del Parlamento Europeo ha votato a larghissima maggioranza il supporto ad una mozione per riavviare il processo legislativo della direttiva sui brevetti software, ma il Consiglio cercherà nuovamente di far adottare la posizione Comune mettendola in agenda come item-A al Consiglio ECOFIN del 17 Febbraio.
Ciò, dal punto di vista strettamente formale è ancora possibile, a meno che al Parlamento Europeo la conferenza dei presidenti non si riunisca prima della giornata del 17 e adotti la decisione della commissione giuridica e inoltri la domanda. Per ora tuttavia l’ampia coalizione di singoli, associazioni, piccole imprese contro la direttiva sui brevetti software, ha segnato un punto importante. Abbiamo sentito al proposito Marco Rizzo, presidente della delegazione dei Comunisti italiani al PE che hanno avuto un ruolo importante nella vicenda.
Marco Rizzo, questa decisione è una vittoria?
È un gran giorno che apre delle speranze di libertà e democrazia per il futuro. Ci dimostra che quando le associazioni si mobilitano e lavorano insieme ai loro rappresentanti al Parlamento é possibile vincere e che il Parlamento Europeo, sotto la pressione popolare, può diventare uno strumento di democrazia. Questi temi si decidono sempre meno nei parlamenti nazionali, e questo è uno dei motivi che più mi fanno apprezzare il lavoro che si può fare qui in Europa. Consideriamo che questo è stato solo un primo risultato, e che la battaglia è ancora lunga, ma questo è il segno che le leggi antipopolari, create al chiuso delle istituzioni internazionali, una volta portate alla luce del sole, possono essere bloccate.
Un punto a favore di piccole e medie imprese e basta?
La brevettabilità del software e delle idee soffocherebbe la crescita della conoscenza umana e quindi ogni attività economica. La conoscenza, l’innovazione, si è diffusa imparando, copiando, migliorando. Nessuno sarebbe in grado di creare del software senza essere sicuro di non essere accusato di aver infranto un brevetto e minacciato di pagare delle royalties esorbitanti. Nessuna piccola impresa ha le risorse per permettersi anni di battaglie legali contro gli avvocati delle multinazionali. Questa direttiva distruggerebbe definitivamente l’industria europea del software, basata sulle piccole industrie. È necessaria la certezza del diritto e occorre semplicemente riaffermare che “il software non può essere brevettato”.
Quale è stato il ruolo dei Comunisti Italiani in questa vicenda?
Il software, gli algoritmi, la conoscenza sono il principale mezzo di produzione in una società basata sulla conoscenza. Il tentativo di brevettare algoritmi e software, è fallito perchè si è creata un’alleanza fra i piccoli sviluppatori di software e di servizi. Essi hanno reagito quando si sono visti espropriare i mezzi di produzione e pertanto anche noi comunisti siamo coscienti che questa è parte di una battaglia più generale condotta a livello mondiale: ora che i margini di profitto sui beni materiali si vanno riducendo, le multinazionali necessitano di ridefinire nuovi diritti di proprietà sui beni immateriali per trarne profitto. Questo significa far accettare la rinuncia di diritti considerati acquisiti, quali il diritto di condividere i saperi e trasferirli; il diritto all’istruzione; ad aspirazioni quali l’emancipazione, la conoscenza, la cultura.
Il PdCI si batte da anni nella società e nelle istituzioni, per una presa di coscienza per impedire un nuovo feudalesimo culturale. Siamo orgogliosi che in questa battaglia, che consideriamo fondamentale, noi eurodeputati siamo sempre stati sempre attivi ed efficaci mobilitando tutto il gruppo Gue/Ngl: presentando emendamenti (approvati) e interrogazioni, partecipando a manifestazioni, promuovendo alleanze, fornendo analisi e informazione aggiornata. Ci tengo a segnalare il sito del gruppo di lavoro nazionale del PdCI sul libero sapere
Parli di condivisione della conoscenza e libera cirfolazione delle informazioni. Cosa pensi dell’iniziativa “Scarichiamoli” di Creative Commons. Potrà replicare questa alleanza vittoriosa?
Assolutamente. Per i comunisti la conoscenza e l’educazione sono un bene comune e un patrimonio dell’umanità, considerarla una merce su cui poche multinazionali possano fare profitto invece che uno strumento di emancipazione pensiamo sia un crimine contro l’umanità. Condivido l’iniziativa (una opera dell’ingegno finanziata con i fondi pubblici deve essere di dominio pubblico) un ottimo primo passo in questa direzione, una prima battaglia per favorire una presa di coscienza più ampia. Il gruppo di lavoro sul libero sapere del PdCI sta considerando come migliorarla evitando centralizzazioni, aderire e lavorare insieme per portare la battaglia a livello europeo.